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Green Week Milano

Urban mining, la nuova frontiera dell’economia circolare

Urban mining è un’espressione ancora poco conosciuta, ma indica una pratica che potrebbe rivoluzionare il modo di approvvigionarsi in alcuni settori, come l’edilizia. Urban Mining significa, infatti, trasformare la città in una vera e propria miniera attraverso il recupero di rifiuti e materiali di scarto per esempio dal settore delle costruzioni. Per avere un’idea del peso che potrebbe avere questo nuovo modello di economia circolare basti pensare che, secondo l’ultimo rapporto dell’Ispra i rifiuti speciali, cioè quelli derivanti dai cantieri e dall’attività industriale sono pari in Italia a 165 milioni di tonnellate e circa il 50% è legato all’edilizia. Trovare il modo di sostituire l’estrazione dai depositi geologici con quelli umani per ottenere materiali preziosi come per esempio il vetro o l’alluminio, porterebbe enormi benefici per l’ambiente e anche in termini economici.

Il tema è stato al centro di un incontro nell’ambito delle Green week del Comune di Milano organizzato presso lo Spazio Domal e a cui hanno partecipato Angela Panza, consigliera dell’Ordine degli architetti di Milano ed esperta sostenibilità, Matteo Arietti, architetto dello studio Park Associati e Caterina Cotardo, project consultant di Hydro, con la moderazione di Alessandra Frangi, founder di ESGnews.

L’alluminio e la sua impronta ecologica in termini di emissioni CO2

Un aspetto evidenziato da Caterina Cotardo è forse di carattere culturale prima ancora che ambientale: se lo scarto viene considerato un materiale senza valore e senza identità questo può ostacolare il riciclo di molti materiali, fondamentale per il sano sviluppo di un’economia circolare. Le risorse naturali sono per definizione limitate e oggi più che mai la sostenibilità è una grande sfida nell’ambito della produzione. L’alluminio è un caso emblematico perché per le sue caratteristiche fisiche si presta particolarmente all’attività di riciclo. Il 75% di tutto l’alluminio prodotto è ancora in uso e la percentuale di riciclo, in particolare, nell’industria automobilistica ed edilizia, supera il 90%.

L’alluminio viene spesso estratto in aree povere e in ecosistemi rilevanti e la sua impronta carbonica cambia in misura considerevole a seconda della fonte produttiva, ha sottolineato Cotardo. Come si può vedere dal grafico riportato di seguito quello proveniente dal riciclo ha un’impronta carbonica estremamente inferiore rispetto a quello di produzione primaria. Per la sua leggerezza, durabilità e infinita riciclabilità l’alluminio è un materiale fondamentale per l’urbanizzazione, ma anche per la transizione verde a condizione, per l’appunto, che la sua produzione sia sostenibile.

Fonte: Hydro

In particolare tra le fonti di fornitura dell’alluminio a livello globale lo scarto post consumo è quello che mostra la crescita più rapida, dopo il 2019. Si tratta di un segnale incoraggiante per Hydro, attiva da circa 120 anni in molti segmenti di mercato diversificati, con alluminio, energia, riciclaggio di metalli, energie rinnovabili e batterie e presente in 40 paesi con 33mila dipendenti.

Il passaggio da un’economia lineare ad una circolare vuol dire ripensare tutti gli aspetti collegati all’organizzazione della produzione, senza trascurare il fine vita dei prodotti e l’impatto di ogni fase in chiave ESG. I due grafici seguenti esemplificano la differenza tra i due modelli.

Modello lineare hydro edilizia urban mining | ESG News
Fonte: Hydro
Fonte: Hydro

La sostenibilità nell’edilizia e la demolizione selettiva nei cantieri

Che cosa vuol dire sostenibilità nell’ambito dell’edilizia? Come può essere tradotto in pratica questo principio? Due sono le linee guida illustrate nel corso dell’incontro da Angela Panza, per tematiche che devono sempre più rispettare precise normative.  I CAM (criteri ambientali minimi per l’edilizia che indicano le specifiche tecniche progettuali di livello territoriale-urbanistico, per gli edifici e relativi cantieri insieme alle specifiche relative ai prodotti da costruzione ) per quanto riguarda i requisiti ambientali e il DNSH (acronimo di do not significant harm cioè non arrecare un danno significativo all’ambiente) che si basa sulla Tassonomia per la finanza sostenibile e quindi con un focus sulle attività finanziate sostenibili.

Il riciclo e il riuso dei materiali da costruzioni sono attività non semplici, ma che, opportunamente organizzate sia nella fase di costruzione che di ristrutturazione degli edifici, possono dare un contributo significativo all’economia circolare come mostra il grafico sottostante.

Verso un mondo senza rifiuti? Un caso pratico

All’industria delle costruzioni viene imputata la responsabilità di utilizzare qualcosa come il 50% delle materie prime e dell’energia a livello globale. Numeri importanti che fanno capire l’importanza di ottimizzare tali consumi e se in campo energetico dei passi in avanti sono stati mossi, non si può dire lo stesso in termini di uso di materiali.

La domanda di materie prime non accenna a diminuire, soprattutto quella di calcestruzzo, l’elemento più consumato al mondo dopo l’acqua ha evidenziato Matteo Arietti. Utilizzare le città come miniere di rifiuti di materiali da riutilizzare è un concetto di cui si parla già da tempo, con applicazioni sin dagli anni ‘60. In alcuni settori, come quello automobilistico o elettronico, i metalli vengono speso riciclati dai prodotti a fine vita, ma questa non è ancora diventata una realtà comunemente affermata nel settore dell’edilizia. Tra i precursori lo studio Park associati che ha realizzato la ristrutturazione dell’Hotel Michelangelo a Milano, edificio iconico sito vicino alla Stazione Centrale in una zona nevralgica per la mobilità, attraverso un innovativo progetto di decostruzione selettiva.

Il progetto dell’Hotel Michelangelo

Il ciclo virtuoso che è stato messo in atto dallo studio Park per recuperare il calcestruzzo e altri materiali (come le piastrelle in klinker tolte una per una a mano dalla copertura e riutilizzate nelle aree comuni dell’edificio), è stato il risultato conseguente all’organizzazione di un cantiere che ha tenuto conto di molteplici variabili come le relazioni i diversi stakeholder tramite una proficua interlocuzione con il comitato di quartiere e la sperimentazione di nuove soluzioni tecnologiche per rispondere alle numerose e diverse esigenze di carattere ambientale e sociale.

Oggi nella fase di realizzazione del concept di un immobile da costruire non è automatico parlare di demolizione, ma l’esperienza dimostra che farlo aiuterebbe a rafforzare la circolarità dell’economia e i benefici derivanti. E i problemi inerenti al cambiamento climatico non potranno che spingere in questa direzione, verso un futuro ideale in cui gli edifici saranno pianificati come una forma di stoccaggio provvisorio per le materie prime e gli edifici diverranno essi stessi risorse.