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Manifesto dell'Abitare

Astep: la B Corp di Sarfatti coniuga design, tecnologia e sostenibilità

Design, tecnologia e sostenibilità. Sono questi i tre pilastri di Astep, l’azienda di design fondata da Alessandro Sarfatti e tra le poche del settore luci certificata B Corp. Quella dei Sarfatti è una storia che ha origine alla fine degli anni Trenta quando il nonno Gino Sarfatti fondò Arteluce, coniugando per la prima volta il design all’illuminazione, ha proseguito con Luceplan lanciata dal padre Riccardo Sarfatti, collegando il design alla tecnologia, e arriva alla terza generazione che introduce l’elemento della sostenibilità, dimostrando ancora una volta di avere l’innovazione nel DNA.

Fondata nel 2014, il nome del brand di lampade d’autore doveva essere inizialmente “A step forward”, semplificato poi in Astep, per sottolineare quella volontà di trovare prodotti e sistemi più sostenibili facendo “un passo avanti con un po’ di follia, creatività e indisciplina” sottolinea Alessandro Sarfatti invitato al decimo talk del Manifesto dell’Abitare ospitato nel nuovo studio labarassi architecture, fondato da Anna e Ludovica Barassi, nella sede in Piazza del Carmine e moderato da Alessandra Frangi giornalista e fondatrice di ESGnews.

Con l’occasione dell’apertura del nuovo studio, labarassi, tra i firmatari del Manifesto, ha infatti pensato a come relazionare e integrare la propria area di esperienza ad altri attori nell’ambito dell’abitare che avessero una visione innovativa di business. “Il Manifesto dell’Abitare è segnato dall’ “indisciplinarietà”: nome che coniuga il termine “interdisciplinare” con “indisciplina”. Questo gioco di parole nasce dal principio per cui una vera visione d’insieme si raggiunge non solo con l’apporto di diverse aree d’esperienza, ma anche con una forma di ribellione all’ordine e regole di un sistema non più funzionale. Così è nata l’idea” afferma Anna Barassi di labarassi architecture, “di uno studio di architettura che fosse anche spazio espositivo per aziende virtuose in ambito di responsabilità e sostenibilità economico ambientale per portare beneficio reciproco e dare un piccolo contributo verso un cambiamento sociale”. E da qui la scelta ad esempio del marchio Airlite per le tinteggiature interne ed esterne, una pittura ecologica capace di trasformare i muri in grandi purificatori d’aria naturali, e delle lampade di Astep per l’illuminazione.

Proprio della sostenibilità ambientale e sociale l’azienda di Sarfatti ha fatto il proprio marchio di fabbrica. Il primo prodotto lanciato sul mercato, Candela, è un manifesto che parla di evoluzione del design, di tecnologia e di rispetto per l’ambiente. La lampada usa un serbatoio di bioetanolo proveniente dalla fermentazione di zuccheri per generare la propria elettricità e, grazie a una batteria interna che si alimenta ogni volta che è accesa, consente di ricaricare dispositivi mobili, come cellulari e tablet, tramite cavo usb.

“Il termine sostenibilità è ormai abusato, lo cambierei con rispetto. Per me, infatti, sostenibilità è un atteggiamento di rispetto verso il pianeta, se stessi e gli stakeholder” dichiara Sarfatti. I trade off da prendere in considerazione quando si considerano questi temi sono e restano, infatti, un aspetto sfidante ed essere “100% sostenibili” è complesso e, soprattutto, dipende dal punto di vista con cui si considerano i differenti impatti. “È più sostenibile usare un imballaggio di plastica ed essere sicuri che il prodotto arrivi a destinazione senza rompersi oppure rischiare che si rompa determinando l’utilizzo di ulteriori risorse per riprodurlo?” si domanda il fondatore di Astep.

La risposta è, per Sarfatti, farsi guidare da modalità rispettose e compiere scelte che integrino considerazioni sugli impatti delle proprie azioni. Questo in Astep significa coniugare design, quindi il tentativo di fare cose funzionali con la migliore qualità possibile per il più vasto pubblico possibile, tecnologia, non solo nel prodotto bensì intesa anche come opportunità di efficienza all’interno del business, e sostenibilità, quindi consapevolezza delle criticità dei nostri tempi e promozione di un nuovo modello economico che sia in primo luogo rispettoso.

B Corp, cosa significa esserlo per un brand di design

Astep è una delle poche aziende del settore dell’illuminazione ad aver ottenuto la certificazione B Corp. Questo è significato per l’azienda porre in essere una serie di azioni per riuscire ad ottenerla. “Se affermiamo di voler essere un brand rispettoso e sostenibile, dobbiamo fare qualcosa per esserlo.”, dichiara Sarfatti, “Quindi abbiamo individuato nell’essere B Corp il modo per certificare il nostro atteggiamento di responsabilità sociale e ambientale”.

Quello delle B Corporations è un movimento nato negli USA che vede le aziende come agenti attivi di creazione di valore e promotrici di benessere. Le B Corp mettono al centro della mission aziendale non solo i profitti ma anche la qualità e il rispetto ambientale e sociale. La certificazione attesta che un’impresa soddisfa elevati standard di performance sociale e ambientale, responsabilità e trasparenza.

Astep ha dunque modificato il proprio Statuto mettendo al centro della propria attività il rispetto per l’ambiente e gli stakeholder, ha scelto un fornitore di polimeri di plastica riciclata al 90%, garantisce un elevato welfare aziendale ai propri dipendenti in Danimarca, dov’è la sede fiscale, e in Italia, dove Astep ha i propri stabilimenti. Inoltre, ha calcolato la carbon footprint dei propri prodotti e promosso attività di engagement della comunità locale, tra cui il recupero di rifiuti in un fiume danese.

E alla domanda di Alessandra Frangi sul se essere diventata B Corp convenga, Sarfatti non ha dubbi: nel 2023 non c’è un’altra strada possibile.