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Settimane SRI

Enti previdenziali: oramai l’80% include criteri ESG nelle scelte di investimento

Gli investimenti sostenibili hanno assunto un ruolo sempre più centrale nelle politiche di investimento degli operatori previdenziali italiani. Sui 95 piani previdenziali che hanno partecipato quest’anno alla ricerca condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile, in collaborazione con Mefop e MondoInstitutional, 76 piani (l’80%) dichiarano di includere i criteri ESG nelle decisioni di investimento, dato in crescita rispetto ai 68 (76%) del 2022. L’indagine, giunta alla nona edizione, è stata presentata oggi nell’ambito delle Settimane SRI, la principale rassegna in Italia sulla finanza sostenibile organizzata dal Forum.

Fonte: Forum Finanza Sostenibile, Mefop e MondoInstitutional.

Lo studio ha coinvolto piani previdenziali appartenenti alle categorie dei fondi pensione aperti, fondi pensione negoziali (categoria più disponibile a rispondere), fondi pensione preesistenti (istituiti prima della riforma del 1993), piani individuali pensionistici e casse di previdenza che, come ha ricordato Alessandra Festini, ESG manager di Cassa Forense, al contrario degli altri enti coinvolti, non hanno obblighi normativi al momento.

Complessivamente, un dato incoraggiante e degno di nota è che tra i 19 piani che non includono i criteri ESG, 8 hanno dichiarato di valutare questa opzione per il futuro

Fonte: Forum Finanza Sostenibile, Mefop e MondoInstitutional.

“La consueta ricerca in collaborazione con Mefop e Mondo Institutional anche quest’anno ci ha dato delle positive conferme sulla crescita continua dei Piani previdenziali che adottano investimenti ESG. Il ruolo di questi investitori istituzionali è sempre più strategico non solo per orientare i capitali verso lo sviluppo sostenibile, ma anche per la portata simbolica di questo impegno di fronte ai lavoratori e la società nel suo complesso attraverso un’azione coerente e trasparente,” ha dichiarato Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile.

“Il mondo della previdenza ha tutti i presupposti per attuare politiche di investimento sempre più sostenibili. La survey infatti dimostra che molti fondi pensione si sono già adeguati ai migliori standard, o comunque hanno intenzione di farlo ed è in aumento anche l’inclusione dei criteri ESG nelle decisioni di investimento. Infatti l’80% degli intervistati ha dichiarato di effettuare investimenti sostenibili e addirittura il 63% del campione ha esteso gli investimenti sostenibili alla quasi totalità del patrimonio. Le Casse di previdenza stanno procedendo ad adottare politiche sostenibili nel rispetto delle best practice internazionali. Entro poco tempo, ci aspettiamo che le forme di previdenza complementare e le Casse di previdenza diventeranno sempre più protagonisti nel mondo degli investimenti sostenibili”, ha aggiunto Stefano Gaspari, amministratore unico di MondoInstitutional. 

Crescita degli investimenti sostenibili

Tra i 76 piani che includono i criteri ESG, il 63% estende gli investimenti sostenibili alla quasi totalità del patrimonio, con un incremento rispetto alla scorsa edizione dello studio, in cui tale percentuale si attestava al 51%. 

Fonte: Forum Finanza Sostenibile, Mefop e MondoInstitutional.

A proposito dell’aumento della diffusione delle strategie ESG tra gli enti previdenziali, Lorenzo Randazzo, Head of Institutional Sales Italy di AXA Investment Managers Core ha dichiarato che “il dato più significativo che emerge dalla nona edizione della ricerca realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile è che sempre più operatori previdenziali includono i criteri ESG nelle scelte di investimento e che questo approccio gestionale è esteso ad una quota sempre maggiore del patrimonio. In AXA Investment Managers siamo certi che integrare attivamente i fattori ESG nei processi e nelle scelte di investimento migliori il rapporto rischio rendimento grazie ad una migliore comprensione dei fattori di rischio e questa convinzione deriva sia dalla ricerca accademica che da dati empirici di mercato”.

Tra le motivazioni alla base della crescita degli investimenti sostenibili c’è la possibilità di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno finanziario e l’impulso impresso dal contesto normativo. Per quanto riguarda l’impulso del contesto normativo si registra una forte crescita, con 42 piani che oggi sono spinti dalle innovazioni della regolamentazione rispetto ai 21 piani del 2021.

Fonte: Forum Finanza Sostenibile, Mefop e MondoInstitutional.
Mancata inclusione dei criteri ESG: criticità e opportunità

Per quanto concerne gli 8 piani che hanno avviato valutazioni rispetto all’inclusione dei criteri ESG nelle scelte di investimento, le principali criticità riguardano: la mancanza di dati ESG affidabili e standardizzati (citata da 6 piani) e la mancanza di certificazioni che tutelino contro il greenwashing (5).

Le principali opportunità risiedono, invece, nella possibilità di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno finanziario (6), nella mitigazione del rischio reputazionale (5), nell’impulso proveniente dal contesto normativo di riferimento (4) e nel dovere fiduciario degli investitori previdenziali nei confronti di aderenti e beneficiari (3).

Undici piani non hanno ancora avviato valutazioni in merito all’inclusione dei criteri di sostenibilità nella gestione patrimoniale; di questi, 4 non hanno ancora affrontato il tema. Inoltre, sono citati come ostacoli la mancanza di dati ESG affidabili e standardizzati e i costi eccessivi rispetto alle dimensioni del fondo/piano previdenziale (entrambe le risposte sono indicate da 3 piani). A seguire, sono state segnalate: la mancanza di certificazioni che tutelino contro il greenwashing, la massimizzazione dei rendimenti nel breve periodo come unico obiettivo della politica di investimento, la volontà di non porre vincoli alle scelte di investimento e di adottare i criteri ESG solo per alcuni prodotti.

Fonte: Forum Finanza Sostenibile, Mefop e MondoInstitutional.

La base informativa più utilizzata per fare le valutazioni di sostenibilità proviene dai gestori, ma anche il ruolo degli advisor ESG sta crescendo sempre di più (38 piani vi ricorrono), principalmente per farsi supportare nel monitoraggio e nella gestione dei rischi ESH, per la rendicontazione annuale e per l’assegnazione di rating o score ESG ai singoli titoli in portafoglio.

Fonte: Forum Finanza Sostenibile, Mefop e MondoInstitutional.

Tra i gestori più attivi nell’ausilio ai piani previdenziali per costruire e monitorare la propria strategia ESG, Ofi Invest è un punto di riferimento in Europa. Come evidenziato da Alex Ricchebuono, Business Development Italy di Ofi Invest Asset Management nel suo intervento, Ofi Invest AM, che ha posto la sostenibilità al centro del proprio sviluppo, da quasi 30 anni aiuta gli investitori istituzionali europei a definire la propria politica di investimento con un focus su questi temi, offrendo loro una scelta molto ampia di soluzioni e servizi, tra cui una completa gamma di fondi classificati ai sensi degli articoli 8 e 9 del regolamento SFDR”.

Strategie SRI adottate

La strategia SRI più diffusa tra gli operatori previdenziali rimane quella delle esclusioni, adottate dall’87% dei rispondenti attivi in ambito SRI. In linea con l’edizione 2022, i principali settori esclusi dall’universo investibile sono: armi non convenzionali e altre tipologie di armi,gravi violazioni dell’UN Global Compact, tabacco, scommesse e gioco d’azzardo, pornografia. Altre strategie SRI che riscuotono sempre più successo sono: best in class, convenzioni internazionali, investimenti tematici ed engagement.

A proposito delle esclusioni, Alessandro Fonzi, CFA, Deputy Head of International Sales, Country Head Italy di DPAM ha sottolineato come la società di gestione consideri le esclusioni “un punto di partenza per effettuare analisi più approfondite grazie a un team di ricerca interno. È supportata dalle attività di engagement che intraprendiamo con le aziende e con i governi, rispettivamente tramite l’esercizio del diritto di voto e iniziative individuali e/o collettive. Ci impegniamo attivamente per far sentire la voce di tutti quegli investitori che pongono grande attenzione alle questioni ESG, oltre alla performance economica: ignorare questa prospettiva potrebbe rivelarsi un errore”.

Focus su politica di impegno ed engagement

Tra i piani attivi in ambito SRI, il 39% ha definito una politica di impegno e il 28% ha in programma di farlo in futuro. Ove presente, questa fa riferimento a temi quali: la gestione dei rischi legati al cambiamento climatico, il rispetto dei diritti umani, la riduzione delle emissioni climalteranti, la promozione della parità di genere

Tra i piani che si sono già dotati di una politica di impegno, il 90% adotta la strategia dell’engagement. Il 57% dei rispondenti che adottano tale strategia ha aderito a iniziative di tipo collettivo/collaborativo. Il dato è in aumento rispetto all’edizione 2022: si passa infatti da 15 a 21 piani. 

SDGs, neutralità climatica e impronta di carbonio

Nel 2023 si osserva un netto aumento dei rispondenti che citano gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs)nella politica di investimento sostenibile: questi ultimi passano infatti da 19 nella passata edizione a 35 quest’anno (corrispondenti al 46% dei piani attivi in ambito SRI). Inoltre, altri 18 piani hanno in programma di includere un riferimento agli SDGs in futuro. Gli SDGs più citati sono: lotta al cambiamento climatico, parità di genere, salute e benessere, lavoro dignitoso e crescita economica,energia pulita e accessibile.

Fonte: Forum Finanza Sostenibile, Mefop e MondoInstitutional.

In merito all’inclusione della neutralità climatica nelle decisioni di investimento si rilevano importanti progressi: i piani che dichiarano di prendere in considerazione l’obiettivo net-zero passano infatti da 1 (nel 2022) a 16, di cui 4 con obiettivi intermedi misurabili. Infine, altri 18 piani hanno in programma di includere l’obiettivo net-zero in futuro.

Cresce il numero di piani che utilizzano i risultati dell’impronta di carbonio nell’ottica di ridurre le emissioni associate agli investimenti: si passa da 0 nel 2019 a 10 nel 2022, per arrivare a 19 in questa edizione.

In generale, secondo Francesco Mereu, Financial Services Sustainability Senior Manager di EY, i temi di interesse dei fondi pensione per le loro strategie sono destinati ad allargarsi, soprattutto grazie alla spinta normativa. “Dall’osservazione del contesto normativo e delle prassi di mercato ci aspettiamo che nei prossimi 3 anni le politiche d’investimento sostenibili degli investitori istituzionali saranno inevitabilmente sempre più indirizzate al raggiungimento di obiettivi quantitativi e incentrate su specifici topic di sostenibilità, tra cui, oltre al cambiamento climatico, vediamo emergere in particolare la biodiversità, i diritti umani e la social taxonomy”, ha commentato l’esperto.

La revisione della direttiva IORP II

La direttiva IORP II è una normativa che prevede di fornire delle linee guida relative all’attività transfrontaliera dei fondi pensione, alla governance e agli investimenti e alle informazioni agli aderenti e ai beneficiari. Il processo di revisione, disposto nel 2016 dalla Commissione UE, sta ora vedendo finalmente luce. A giugno 2022, infatti, la Commissione ha chiesto un parere tecnico all’EIOPA, da restituire entro 1 ottobre 2023. EIOPA, a sua volta, a marzo 2023 aveva lanciato una consultazione tecnica sulla direttiva, che si è chiusa a maggio.

Tra i temi oggetto del parere tecnico della Commissione, la sostenibilità occupa una posizione di rilievo. In particolare, le richieste della Commissione a EIOPA sulla sostenibilità riguardano la necessità di ampliare il concetto di “migliore interesse a lungo termine degli aderenti e dei beneficiati” contenuto nella direttiva IORP II. Nel dettaglio, l’EIOPA nella sua analisi dovrebbe valutare la possibile introduzione del concetto di doppia materialità, considerando le preferenze di sostenibilità degli aderenti e dei beneficiari e più ampi obiettivi sociali e ambientali. l’EIOPA dovrebbe inoltre valutare se il principio della persona prudente previsto dalla direttiva debba essere chiarito o esplorare altre possibili strade per richiedere l’integrazione degli impatti sulla sostenibilità (PAI, Principalmente Adverse Impact) delle decisioni di investimento.

I temi oggetto, invece, della consultazione lanciata da EIOPA a marzo riguardavano nel dettaglio l’integrazione dei fattori di sostenibilità nelle decisioni di investimento, il dovere fiduciario e la stewardship.

Obiettivo generale di Commissione ed EIOPA resta però quello di allineare la direttiva IORP II a quelle che riguardato il settore assicurativo (direttiva Solventi II) o quello del wealth management (MiFID II), partendo dal rendere la direttiva IORP II obbligatoria.

A proposito della direttiva, Luigi Ballanti, direttore generale di Mefop, ha sottolineato come accelerare il processo di revisione può aiutare il settore ad affrontare “le aree grigie rispetto alle quali si attendono ulteriori progressi delle prassi attualmente in essere”.