Gli investimenti sostenibili assumono un ruolo sempre più centrale nelle politiche di investimento degli operatori previdenziali italiani. All’interno degli 89 piani previdenziali che hanno partecipato quest’anno alla ricerca condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile, in collaborazione con Mefop e MondoInstitutional, ben 68 (il 76%) dichiarano di includere i criteri ESG nelle decisioni di investimento.
L’indagine, giunta all’ottava edizione, è stata presentata il 17 novembre nell’ambito delle Settimane SRI, la principale rassegna in Italia sulla finanza sostenibile organizzata dal Forum. Lo studio ha coinvolto piani previdenziali appartenenti alle seguenti categorie: casse di previdenza, fondi pensione aperti, fondi pensione negoziali, fondi pensione preesistenti (istituiti prima della riforma del 1993) e piani individuali pensionistici.
La ricerca, inoltre, è stata realizzata con il sostegno di AXA Investment Managers, DPAM, ENPACL e OFI Asset Management.
Indice
Cresce la diffusione degli investimenti sostenibili
Secondo l’indagine, aumentano gli operatori previdenziali che investono con criteri di sostenibilità: passano infatti da 55 (nel 2021) a 68, pari al 76% dei rispondenti. Le categorie più attente agli aspetti di sostenibilità sono i fondi pensione negoziali, i fondi pensione aperti e le casse di previdenza.
Tra le motivazioni alla base della crescita degli investimenti sostenibili c’è la possibilità di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno finanziario, l’impulso dato dal contesto normativo e, a seguire, la gestione più efficace dei rischi finanziari e il dovere fiduciario nei confronti di aderenti e beneficiari.
Piani che non hanno ancora incluso i criteri ESG
Tuttavia, secondo lo studio, vi sono ancora 7 piani che non hanno ancora avviato valutazioni in merito all’inclusione dei criteri ESG nelle loro decisioni di investimento. Anche quest’anno nessun piano ha citato la presunta rischiosità, complessità o scarsa redditività degli investimenti sostenibili tra le motivazioni della mancata adozione di strategie SRI.
Una buona notizia che emerge dalla ricerca è che 14 piani hanno avviato valutazioni rispetto all’inclusione dei criteri ESG nelle scelte di investimento: nella metà dei casi il processo potrebbe concludersi entro un anno.
Tra le principali criticità i rispondenti indicano la mancanza di dati ESG affidabili e standardizzati, seguita dalla mancanza di certificazioni che tutelino contro il rischio di greenwashing.
Tasso di copertura della politica SRI e strategie SRI adottate
Più della metà dei piani previdenziali attivi in ambito SRI estende gli investimenti sostenibili alla quasi totalità del patrimonio (per una quota compresa tra il 75% e il 100%): si tratta soprattutto di fondi pensione negoziali, fondi pensione aperti e fondi pensione preesistenti. Il dato è in costante aumento ed è passato da 25 piani nel 2020 a 29 nel 2021, fino ad arrivare a 35 nel 2022.
Per quanto riguarda le strategie SRI adottate, nelle classi di attivo liquide (equity, corporate bond e titoli di Stato) le più diffuse si confermano esclusioni (27%) e best in class (18%).
L’inclusione dei criteri ESG si diffonde sempre più anche negli investimenti alternativi: tra i piani attivi in ambito SRI che effettuano investimenti alternativi, il 78% include criteri ESG, con un aumento considerevole rispetto all’ultima edizione (si passa infatti da 33 a 43 rispondenti). Le strategie più diffuse sono esclusioni, investimenti tematici e best in class.
Focus sull’engagement
Nell’edizione di quest’anno sono state aggiunte anche alcune domande di approfondimento rivolte ai rispondenti che hanno indicato tra le strategie SRI adottate l’engagement. Dei 30 piani previdenziali che lo attuano, 21 hanno definito una politica di impegno nei confronti degli emittenti inseriti in portafoglio (soprattutto su temi come la gestione dei rischi legati al cambiamento climatico, il rispetto dei diritti umani, la promozione della parità di genere e la riduzione delle emissioni climalteranti) e 6 hanno in programma di farlo.
Piani previdenziali e investimenti per lo sviluppo sostenibile
Il 28% dei piani attivi in ambito SRI (19 su 68) fa riferimento agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU (SDGs) nella propria politica di investimento e il 26% ha in programma di includerli in futuro. Gli SDGs più citati dai rispondenti sono: lotta al cambiamento climatico (18 piani), salute e benessere (15), lavoro dignitoso e crescita economica (14), energia pulita e accessibile (11), parità di genere (10).
Per quanto riguarda l’attenzione al cambiamento climatico, passano da 17 (nel 2021) a 29 (nel 2022) i piani previdenziali che misurano l’impronta di carbonio del portafoglio di investimento. Rispetto all’inclusione della neutralità climatica nelle decisioni di investimento, si evidenziano invece ampi margini di miglioramento: solo 1 piano dichiara di prendere in considerazione l’obiettivo net zero, anche se 26 piani hanno in programma di farlo in futuro.
“I risultati della ricerca di quest’anno sono particolarmente interessanti perché mettono in evidenza come tra gli operatori previdenziali sia in costante aumento la propensione agli investimenti sostenibili. Quello degli investitori previdenziali è un comparto strategico, che per sua stessa natura tende a guardare al medio-lungo periodo e può contribuire in maniera importante alla giusta transizione. Per questo motivo la crescente attenzione ai temi ESG da parte di questi attori costituisce un tassello chiave all’interno del processo di consolidamento degli strumenti di finanza sostenibile”, ha sottolineato Francesco Bicciato, Direttore Generale del Forum per la Finanza Sostenibile.
“Vanno accolti con estremo favore la crescente diffusione dei criteri ESG nei portafogli previdenziali, anche grazie alla spinta proveniente dal quadro normativo di riferimento, nonché l’incremento del tasso di copertura delle politiche sostenibili e la progressiva estensione dell’applicazione dei fattori ESG agli investimenti nei mercati privati, in virtù del contributo offerto a una più efficace gestione di portafoglio. Permangono, tuttavia, alcune aree grigie rispetto alle quali si attendono ulteriori progressi delle prassi in essere, anche alla luce delle sfide aperte dalle normative europee”, ha aggiunto Stefania Luzi, Responsabile Area Economia e Finanza di Mefop.
“Gli enti previdenziali sono sempre più propensi ad investire tenendo conto dei criteri di sostenibilità. In merito alle strategie di engagement gli schemi pensionistici hanno maturato la consapevolezza dell’importanza del dialogo con le società target. In AXA Investment Managers crediamo che investire in maniera responsabile significhi non solo applicare le esclusioni o integrare i criteri ESG, ma che all’interno del dovere fiduciario e della gestione attiva sia fondamentale la partecipazione attivata nelle società in cui si investe”, ha concluso Lorenzo Randazzo, Institutional Sales Manager & RI Expert di AXA Investment Managers.