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Investimenti ESG

Piani previdenziali: il 62,5% integra i criteri ESG nelle scelte di investimento

Gli operatori previdenziali si mostrano sempre più propensi a integrare i criteri ESG nelle scelte di investimento. È quanto emerge dallo studio sulle politiche SRI, realizzato dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con Mefop e MondoInstitutional: tra gli 88 piani previdenziali che hanno partecipato allo studio, infatti, 55 effettuano investimenti sostenibili (contro i 53 del 2020). 

La ricerca, giunta alla settima edizione, è stata presentata nell’ambito della Settimana SRI, il principale appuntamento in Italia sulla finanza sostenibile organizzato dal Forum. L’indagine ha coinvolto piani previdenziali appartenenti a diverse categorie: casse di previdenza, fondi pensione aperti, fondi pensione negoziali, fondi pensione preesistenti alla riforma del 1993, piani individuali pensionistici. 

Il 62,5% dei piani previdenziali integra i criteri ESG nelle scelte di investimento. Il dato è in aumento rispetto alla precedente edizione della ricerca. I piani attivi in termini di SRI gestiscono circa 141,325 miliardi di euro, corrispondenti al 68% del patrimonio complessivo dei rispondenti. Le categorie più attente agli aspetti di sostenibilità si confermano i fondi pensione aperti e le casse di previdenza. In quest’ultima categoria, gli enti che adottano strategie SRI sono passati da zero nella prima edizione dello studio nel 2015 a cinque nel 2019, per arrivare a 11 nel 2021.

Le principali motivazioni che spingono gli operatori previdenziali a integrare gli aspetti ESG nelle scelte di investimento riguardano la possibilità di gestire più efficacemente i rischi finanziari (soprattutto per casse previdenziali e fondi pensione preesistenti alla riforma del 1993) e di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno economico (in particolare per casse previdenziali e piani individuali pensionistici); a seguire, mantiene un ruolo importante il dovere fiduciario nei confronti di aderenti e beneficiari.

Tra i soggetti intervistati che invece non hanno ancora integrato i criteri ESG nelle politiche di investimento, ovvero 33 su 88, la quasi totalità (29 su 33) ha dichiarato di aver avviato valutazioni in merito all’integrazione dei criteri ESG nella gestione patrimoniale. Per gli investitori previdenziali che stanno valutando gli investimenti sostenibili, le principali criticità riguardano la mancanza di dati ESG affidabili e standardizzati e di certificazioni che tutelino contro il greenwashing. Le principali opportunità sono invece individuate nell’impulso proveniente dal contesto normativo di riferimento, nella possibilità di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno economico e nella mitigazione del rischio reputazionale.

Una terza categoria riguarda coloro che non integrano criteri ESG nelle decisioni di investimento, né hanno avviato valutazioni in merito, ovvero quattro piani su 88. In un caso su quattro non è stato ancora affrontato il tema; altre motivazioni citate riguardano la volontà di non porre limiti alle decisioni di investimento o di seguire una linea ESG solo per alcuni prodotti all’interno del gruppo. Da rilevare come, anche per l’edizione 2021, nessun piano abbia motivato la mancata adozione di strategie SRI con la presunta rischiosità, complessità o scarsa redditività degli investimenti sostenibili (elementi che numerose ricerche accademiche e di mercato hanno dimostrato essere pregiudizi privi di fondamento).

Per quanto riguarda i piani attivi in termini di SRI, più della metà (il 53%) estende gli investimenti sostenibili alla quasi totalità del patrimonio. Il dato, in continuo aumento, è passato da 25 piani nel 2020 a 29 nel 2021.

Tra i fondi che integrano criteri ESG, nel 42% dei casi vengono effettuati investimenti in prodotti specificatamente legati allo sviluppo delle fonti rinnovabili e alla transizione energetica. Si tratta soprattutto di casse di previdenza. Relativamente al disinvestimento dalle fonti fossili, solo l’11% dei piani attivi in termini di SRI ha individuato uno specifico obiettivo quantitativo.

Con riferimento soprattutto al comparto azionario, aumenta l’interesse nei confronti della strategia dell’engagement e dell’azionariato attivo, con cui gli investitori attuano una partecipazione attiva nei confronti nelle imprese investite, probabilmente per effetto della Direttiva Shareholder Rights II.

“Le scelte di investimento dei piani previdenziali sono determinanti per la crescita della finanza sostenibile in Italia”, ha commentato il Segretario Generale del Forum Francesco Bicciato, “Con le sue attività di ricerca il Forum è al fianco degli operatori per promuovere con decisione il percorso di integrazione dei fattori ESG. In quest’ottica, rappresenta un elemento molto positivo la tendenza di molti piani coinvolti, che rispetto agli anni passati hanno modificato la loro posizione dichiarando un chiaro interesse verso gli investimenti sostenibili”.