Packaging Sostenibile | ESG News

Approfondimento

Packaging sostenibile: cos’è ed esempi per ridurre l’impatto

Quando si parla di sostenibilità di un prodotto il dito è spesso puntato verso il packaging. Gli imballaggi costituiscono infatti una fonte di rifiuti in costante crescita destinata a divenire, se non smaltita correttamente, un forma di inquinamento. In Europa, per esempio, in poco più di 10 anni le tonnellate di rifiuti provenienti da imballaggio sono aumentate di circa 20 milioni, passando da 66 milioni nel 2009 agli 84 milioni di tonnellate di rifiuti provenienti da imballaggio nel 2021, anno in cui ogni europeo ha generato 188,7 chilogrammi di rifiuti di imballaggio a testa. Una media annuale che si prevede possa raggiungere quota 209 chilogrammi nel 2030, senza le giuste misure al riguardo.

Spinte sia dalla regolamentazione dell’UE in arrivo, che tenta di correre ai ripari, sia dalle sempre più pressanti richieste dei consumatori, oggi un numero sempre maggiore di aziende valuta l’impatto ambientale degli imballaggi già in fase di ideazione e progettazione per fare in modo che questi siano riutilizzabili, riciclabili, di dimensioni ridotte o facili da smaltire.

Cos’è il packaging ecosostenibile e a cosa serve

Il packaging si definisce ecosostenibile quando è concepito per ridurre il proprio impatto ambientale senza perdere la sua funzionalità legata in particolare all’informazione e alla protezione. L’imballaggio serve infatti per contenere il prodotto, per proteggerlo da fattori esterni che potrebbero modificare le sue caratteristiche (come quelle organolettiche per gli alimenti), per preservarlo dagli urti che potrebbe subire durante i vari spostamenti lungo la filiera e, infine, per presentare il bene al consumatore sia in ottica informativa sia di marketing, in relazione alla sua più o meno marcata attrattività.

Le modalità attraverso cui è possibile rendere un packaging più sostenibile sono molteplici. In primo luogo, è possibile ridurre il peso e il volume dell’imballo e quindi l’utilizzo di materia prima, oltre che diminuire la quantità di materiali utilizzati, fino a raggiungerne potenzialmente uno solo in modo da rendere più facile lo smaltimento o il riciclo. Ancor meglio è scegliere un materiale riciclato o rinnovabile ossia che possa essere riutilizzato e non gettato favorendo così un approccio circolare. In ogni caso è importante che siano ben specificate le modalità di smaltimento e riciclabilità in modo da permettere al consumatore di effettuare una corretta raccolta differenziata. Da questo punto di vista è preferibile semplificare, nel caso dell’uso di più materiali di imballaggio, la loro separazione. Per il settore alimentare, invece, una scelta può essere quella di usare materiale compostabile gettabile nell’umido.

I materiali per un packaging sostenibile

I materiali per un packaging sostenibile provengono dunque da fonti rinnovabili e biodegradabili. Sebbene siano sempre da considerare i trade-off tra le differenti scelte che implicano la necessità di effettuare una valutazione di tutto il ciclo di vita (LCA) dell’imballaggio e del suo uso, i materiali più usati per il packaging sostenibile sono la carta e il cartone, certificati FSC (Forest Stewardship Council) per garantire la provenienza delle materie prime da foreste gestite correttamente, e le bioplastiche, per esempio il mater-bi, composto da sostanze vegetali (come l’amido di mais) e polimeri biodegradabili, o l’acido polilattico, materiale compostabile spesso usato nel settore alimentare, o il cellophane di origine naturale.

Numerose ad oggi sono anche le innovazioni sul mercato e molta ricerca si sta concentrando in questo campo. Ne sono esempi i numerosi materiali bio-based sempre più presenti sul mercato e provenienti da alghe, funghi, fibre di legno, semi di cacao, bucce d’avena e di arancia.

Un aspetto, infine, su cui ha posto particolare attenzione la proposta del Parlamento europeo è relativa alla tossicità degli imballaggi. Alcune sostanze chimiche aggiunte intenzionalmente, soprattutto nei packaging per alimenti in carta e cartone per renderli ignifughi o impermeabili, sono infatti state associate a una serie di effetti negativi sulla salute.

I migliori esempi e innovazioni di packaging sostenibile

L’obiettivo, dunque, di chi decide di optare per un packaging sostenibile è quello di cercare di realizzare/scegliere un imballaggio che sia quanto più riutilizzabile, riciclabile o compostabile. Partendo dalla progettazione, la scelta dei materiali deve quindi ricadere su quelli che possano essere reimmessi nel ciclo produttivo industriale, avere tempi brevi di biodegradabilità e non essere tossici.

Packaging sostenibile per l’alimentare

Un esempio nel settore alimentare è il packaging di Melinda Bio, 100% compostabile e sviluppato in collaborazione con Novamont.

Packaging sostenibile per la cosmesi

Nella cosmesi, invece, molti marchi stanno iniziando a prediligere la carta rispetto alla plastica e a promuovere, per esempio, shampoo e bagnoschiuma solidi per ridurre le microplastiche, come nel caso de laSaponaria.

Packaging sostenibile per l’abbigliamento

Nel settore della moda un fiore all’occhiello è Rifò. Con una forte vocazione alla sostenibilità, Rifò produce capi da tessuti riciclati. Per il packaging la società opta o per cartone 100% riciclabile o per Repack (imballaggio finlandese resistente e riutilizzabile fino a 20 volte). Rifò dà anche la possibilità ai clienti di scegliere Fluffypack, che, come si legge sul sito, è un “nuovo packaging riutilizzabile in feltro rigenerato che dà nuova vita ai rifiuti tessili composti da fibre miste che l’azienda non può riciclare per l’abbigliamento, salvandoli dalla discarica”.

Packaging sostenibile in Italia: l’accordo Anci-Biorepack

Diventato pienamente operativo nel novembre 2021 grazie alla firma della convenzione con l’Anci, Biorepack è stato il primo caso al mondo di consorzio di riciclo dedicato alla raccolta differenziata e al trattamento organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile. In occasione della fiera internazionale Ecomondo dedicata alla transizione ecologica e all’economia circolare, il 9 novembre dalle 10.30 è in programma l’incontro “Imballaggi in bioplastica compostabile e sistemi di raccolta della FORSU: un circolo virtuoso” presso l’Agorà CONAI (Padiglione B1).

Al compimento dei due anni, il consorzio farà il punto sui risultati raggiunti e ragionerà sui punti di forza del sistema italiano basato sul binomio rifiuti umidi e bioplastiche compostabili. Una best practice sempre più d’attualità visto l’obbligo di raccolta dei rifiuti umidi e compostabili che in tutta l’UE scatterà il 1° gennaio prossimo. All’incontro prenderanno parte esponenti di Anci, di Assobioplastiche e di tre gestori rifiuti (Milano, L’Aquila e Messina) che, grazie alle convenzioni con Biorepack, hanno potuto consolidare il proprio sistema di raccolta e trattamento della FORSU.

Riciclo della carta: la situazione in Italia

L’Italia vanta un primato in Europa per quanto riguarda il riciclo della carta. Secondo i dati Comieco, il consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi e che raggruppa cartiere, produttori, trasformatori e importatori di carta e cartone per imballaggio, il tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici in Italia nel 2022 ha superato l’81%, continuando quindi ad essere maggiore dell’obiettivo del 75% dell’UE al 2025, mentre il tasso di recupero si attesta pari all’87%.

La raccolta differenziata di carta e cartone è aumentata di oltre 20mila tonnellate lo scorso anno, nonostante i consumi siano calati, confermando sopra ai 3,6 milioni di tonnellate la raccolta di materiali cellulosici e determinando un nuovo record pro-capite annuale ossia 61 kg per abitante.