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Investimenti sostenibili

Vaticano, vara una nuova politica di investimenti guidata da fattori ESG

Svolta ESG anche per il Vaticano. La Santa Sede ha varato un nuovo codice che delinea le politiche di investimento del patrimonio della Chiesa. Gli investimenti finanziari della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano dovranno mirare a contribuire a un mondo più giusto e sostenibile, tutelare il valore reale del patrimonio netto della Santa Sede, generando un rendimento sufficiente a contribuire in modo sostenibile al finanziamento delle sue attività, essere allineati con gli insegnamenti della Chiesa Cattolica e finalizzati ad attività finanziarie di natura produttiva, escludendo quelle di natura speculativa. È quanto si legge nel documento pubblicato ieri dalla Segreteria per l’Economia e che annuncia la nuova politica per gli investimenti finanziari del Vaticano che entrerà in vigore dal prossimo primo settembre per cinque anni.

La nuova Politica di Investimento è guidata dal principio secondo cui la scelta di investire in un luogo piuttosto che in un altro, in un settore produttivo piuttosto che in un altro, è sempre “una scelta morale e culturale”. Il Comitato per gli Investimenti dovrà dunque fornire una lista dei Paesi da evitare in relazione agli investimenti sulla base anche di informazioni dell’Asif (Autorità di Sorveglianza e Informazione finanziaria). Saranno escluse le operazioni finanziarie tipiche di strategie speculative e vietato il cosiddetto “short selling”, quindi gli investimenti che si basano sul calo dei prezzi delle attività finanziarie o sul fallimento di terzi. Nel documento si legge inoltre che saranno proibiti anche gli investimenti effettuati “attraverso veicoli finanziari non soggetti all’adeguato controllo dei regolatori ufficiali” e quindi “le transazioni in mercati e prodotti finanziari alternativi, privi di adeguata liquidità”.

Sarà poi integrata una maggiore attenzione agli aspetti sociali e soprattutto cattolici; pertanto, saranno proibiti “gli investimenti in prodotti finanziari che, non essendo socialmente accettabili, possono danneggiare la missione della Chiesa”. Nella lista di settori prodotti e tecnologie esclusi dagli investimenti vi sono la pornografia e la prostituzione, il gioco d’azzardo, armi e industria della difesa, centri sanitari pro-aborto, laboratori o aziende farmaceutiche che producono prodotti contraccettivi e/o lavorano con cellule staminali embrionali.

Nel documento sono stati elencati anche gli investimenti che non sono esclusi ma che devono essere generalmente evitati. Tra questi rientrano gli investimenti speculativi in materie prime, investimenti speculativi nell’industria petrolifera e mineraria, investimenti nell’industria dell’energia nucleare e quelli in società di produzione di bevande alcoliche.

Nello stabilire i requisiti positivi per indirizzare gli investimenti, la nuova politica del Vaticano fa espressamente riferimento ai fattori ESG. Quindi, a guidare le scelte, secondo quanto si legge, dovranno essere il fattore ambientale: “si investirà in attività finanziarie i cui emittenti siano rispettosi dell’ambiente nelle loro attività commerciali”; il fattore sociale: “attività finanziarie i cui emittenti producano un impatto positivo sulla comunità al fine di sradicare la disuguaglianza in tutte le sue manifestazioni”; il fattore governance: “si investirà in attività finanziarie emesse da aziende che offrono una gestione onesta, affidabile, trasparente, prudente e fiscalmente responsabile”.

Il documento, discusso nel Consiglio per l’Economia e con specialisti del settore, è stato indirizzato ai Capi Dicastero della Curia e ai Responsabili delle Istituzioni e enti collegati alla Santa Sede dal Prefetto della Segreteria per l’Economia, Padre Juan Antonio Guerrero Alves.

Le istituzioni curiali dovranno affidare i loro investimenti finanziari all’APSA, trasferendo la propria liquidità da investire, oppure i propri titoli depositati presso banche estere o presso lo stesso IOR, al conto dell’APSA predisposto allo IOR per questa finalità. L’APSA in quanto istituzione che amministra il patrimonio della Santa Sede, istituirà un unico fondo per la Santa Sede in cui confluiranno gli investimenti nei diversi strumenti finanziari e disporrà di un conto per ogni istituzione, elaborando il reporting e pagando i rendimenti.