Rapporto Istat

Goal 2 – Porre fine alla fame e raggiungere la sicurezza alimentare, come è andata in Italia tra 2022 e 2023

  • Nel 2023 l’1,5% della popolazione italiana soffre di insicurezza alimentare (-0,8 p.p. rispetto all’anno precedente). La quota è significativamente più alta nel Mezzogiorno (2,7%).
  • Continua a crescere, nel 2022, la quota di bambini e adolescenti sovrappeso: 33,5% nella classe 3-5 anni (+2,7 p.p. dal 2017) e 27,2% nella classe 3-17 anni.
  • Elevata, ma in calo, l’occupazione irregolare in agricoltura (23,2% nel 2021, -1,2 p.p. sull’anno precedente). Nel Mezzogiorno gli occupati irregolari sono il 30,2%.
  • Nel 2022 diminuiscono fertilizzanti e fitosanitari distribuiti in agricoltura (-26,6% e -11,6% sull’anno precedente) e le emissioni di ammoniaca del settore agricolo (-11,7%).

Le misure statistiche diffuse dall’Istat per il Goal 2 sono sedici, riferite a sette indicatori UN-IAEG-SDGs. Nel confronto tra i valori dell’ultimo anno disponibile e quelli dell’anno precedente, la metà delle misure descrive una situazione di miglioramento, contro un terzo circa di misure in peggioramento e la restante quota di misure stabili. Nel confronto su base decennale prevalgono, invece, le misure in miglioramento, mentre si riducono le quote di quelle stabili e in peggioramento.

Si allontana il traguardo della “fame zero” nel mondo

Secondo le stime della FAO, nel 2022 circa il 30% della popolazione mondiale e più del 60% della popolazione dei Paesi meno sviluppati (LDC) si trova in una condizione di insicurezza alimentare moderata o grave. Dopo il sensibile rialzo del 2020, la prevalenza del fenomeno nel mondo resta stabilmente superiore al livello pre-pandemico (25,3% nel 2019), e continua a crescere a ritmo costante nei Paesi meno sviluppati (+8,6 p.p. dal 2019). Resta stabile rispetto all’anno precedente anche la prevalenza dell’insicurezza grave (11,3% nel mondo e 24,7% nei Paesi meno sviluppati). Aumenta, dunque, la disuguaglianza nell’accesso al cibo connessa al livello di sviluppo economico e si allontana il traguardo dell’eradicazione della fame entro il 2030.

Migliorano i dati sull’insicurezza alimentare

L’Italia è tra i primi Paesi ad aver introdotto la rilevazione dell’insicurezza alimentare, secondo le linee guida della FAO, in un’indagine statistica ufficiale. Secondo le stime nazionali, disponibili dal 2022, la prevalenza dell’insicurezza moderata o grave nel nostro Paese è dell’1,5% nel 2023 (in calo di 0,8 p.p. rispetto all’anno precedente), con un ampio divario tra il Mezzogiorno (2,7%) e il resto del Paese (0,8% nel Nord, 1% nel Centro; Figura 2.3). Nello stesso anno, la quota delle famiglie con segnali di insicurezza alimentare è dell’1,2%, in lieve calo per il terzo anno consecutivo (1,7% nel 2020), ma raggiunge il 2% nel Mezzogiorno. Per la prima volta dal 2017, tuttavia, si osserva una significativa riduzione della distanza del Mezzogiorno dalla media italiana.

Prevalenza dell’insicurezza alimentare moderata o grave (a), per ripartizione geografica. Anni 2022 e 2023 (valori percentuali)

Continua a crescere la quota di bambini e adolescenti sovrappeso

Le stime sulla diffusione dell’eccesso di peso tra bambini e adolescenti segnalano una crescita preoccupante del fenomeno negli ultimi anni6. Nel 2022, la percentuale dei bambini da 3 a 5 anni di età sovrappeso o obesi raggiunge il 33,5%: un valore appena superiore rispetto all’anno precedente, ma in aumento per il quinto anno consecutivo (+2,7 p.p. dal 2017). La quota sale al 34,2% tra i bambini da 6 a 10 anni, per poi diminuire con l’età: 24,9% tra gli 11 e i 13 anni, 17,1% tra i 14 e i 17. In tutte queste classi, tuttavia, si registrano valori più elevati rispetto a cinque anni prima. Nell’intera popolazione di bambini e adolescenti (3-17 anni), la prevalenza è del 27,2% (+1,7 p.p. dal 2017), con valori significativamente più elevati tra i maschi (29,5%, contro il 24,8% delle femmine) e tra i residenti nel Mezzogiorno (33,9%, con un massimo del 37,3% in Campania).

Continua a crescere la quota di superficie agricola coltivata con metodi biologici

Nel 2022, le aree agricole convertite o in conversione a metodi di coltivazione biologici investono il 18,7% della superficie agricola utilizzata (SAU), proseguendo in una crescita regolare e sostenuta (di circa 1 p.p. l’anno dal 2012; Figura 2.5). L’incidenza delle superfici biologiche è più alta della media nazionale nel Centro (27,8%) e nel Mezzogiorno (22,9%) e supera il 35% in Toscana e Calabria. In una graduatoria di questo indicatore (dati 2021), l’Italia si colloca al quinto posto tra i 27 Paesi Ue.

Progressi limitati su fertilizzanti e pesticidi, in calo le emissioni di ammoniaca

Alla forte crescita dell’agricoltura biologica non ha corrisposto, nell’ultimo decennio, una riduzione altrettanto significativa delle quantità distribuite di fertilizzanti e prodotti fitosanitari. Nel 2022 la quantità distribuita di fertilizzanti scende a 464 kg per ettaro, dopo una fase di stabilità intorno ai 500 chilogrammi per ettaro (kg/ha) dal 2012 al 2019, e un forte incremento nel biennio 2020-21, con un picco di 654 kg/ha nel 2020. La distribuzione dei fitosanitari (11,5 kg/ha nel 2022, -11,6% rispetto all’anno precedente) presenta un trend più regolare, in lento declino, da una media di 14,7 kg/ha nel periodo 2012-2016 a una media di 13 kg/ha nel periodo 2017-2021.

Diminuiscono anche le emissioni di ammoniaca, generate per circa il 90% dall’agricoltura e connesse all’impiego di fertilizzanti e all’allevamento di bestiame. Nel 2022, il settore agricolo ha emesso 317 mila tonnellate di ammoniaca (-11,7% rispetto all’anno precedente). L’Italia è in linea con gli obiettivi di riduzione di questo inquinante dettati dalla Direttiva NEC 2016 e, dopo aver raggiunto l’obiettivo 2020, ha ridotto ancora le emissioni nel 2021 e 2022, portandole già sotto il “tetto” dell’obiettivo 2030.

Resta elevato il tasso di irregolarità dell’occupazione in agricoltura

Nel 2021, la quota di occupati non regolari nel settore agricolo è del 23,2%, più del doppio del valore stimato per l’intera economia (11,3%). Nonostante la positiva interruzione di una lunga fase di crescita (-1,2 p.p. rispetto all’anno precedente), l’alto tasso di irregolarità dell’occupazione resta un tratto strutturale dell’agricoltura italiana, che ne mina il profilo di sostenibilità sociale e contrasta con i progressi, più o meno significativi, osservati sul terreno della sostenibilità ambientale. Inoltre, pur essendo molto più elevata nel Mezzogiorno (30,2%, con un massimo del 36,6% in Sicilia), l’incidenza dell’occupazione irregolare è tutt’altro che trascurabile nelle altre ripartizioni (12,8% nel Nord, 21,7% nel Centro), il che rappresenta una seria criticità per l’agricoltura italiana rispetto agli obiettivi di miglioramento della qualità dell’occupazione e di rafforzamento della legalità.