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Incontro Deloitte

I tre consigli di Papa Francesco ai consulenti per un mondo migliore

“Oggi il mondo sta soffrendo a causa del peggioramento delle condizioni ambientali; molte popolazioni o gruppi sociali vivono in maniera non dignitosa sul piano dell’alimentazione, della salute, dell’istruzione e di altri diritti fondamentali. L’umanità è globalizzata e interconnessa, ma permangono povertà, ingiustizia e diseguaglianze”. Ha aperto così il suo discorso Papa Francesco durante l’incontro con la delegazione di Deloitte Global.

“Quali sono dunque le condizioni perché un consulente, un coordinatore di consulenti, un professionista esperto possa contribuire a invertire o almeno a correggere la rotta? Come impostare il proprio lavoro?” ha poi proseguito il Papa dando tre consigli per impostare il lavoro dei consulenti.

“Il primo suggerimento è di tenere viva la consapevolezza che voi potete lasciare un segno. Si tratta di fare in modo che sia un segno buono, che vada nella direzione di uno sviluppo umano integrale. Le vostre conoscenze, le vostre esperienze, le vostre competenze e la vastità della rete delle vostre relazioni costituiscono un immenso patrimonio immateriale che aiuta imprenditori, banchieri, manager, amministratori pubblici a capire il contesto, a immaginare il futuro e a prendere decisioni.

Dunque, aiutare a conoscere per aiutare a decidere. Questo attribuisce alla vostra organizzazione e a ciascuna e ciascuno di voi la capacità di orientare le scelte, di influenzarne i criteri, di valutare le priorità per le aziende, le università, gli organismi sovranazionali, i governi nazionali e locali, e per coloro che prendono decisioni a livello politico.”

I consulenti sono ben consapevoli di questo proprio “potere”, ha proseguito Papa Francesco che ha incitato i dipendenti Deloitte ad “indirizzare le analisi e le proposte verso scelte coerenti con il paradigma dell’ecologia integrale” e ha individuato quale domanda da porsi per valutare ciò che funziona e ciò che non funziona: “quale mondo vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti?”.

Il secondo suggerimento è stato poi quello di esercitare la responsabilità culturale, che, secondo il Papa, deriva dal patrimonio di intelligenze e di connessioni di cui i consulenti di Deloitte dispongono. “Si tratta di valutare gli effetti diretti e indiretti delle decisioni, l’impatto sull’attività ma, ancora prima, sulle comunità, sulle persone, sull’ambiente”.

Infine, il terzo e ultimo suggerimento è stato “valorizzare le diversità”. “Qualcuno parla di “biodiversità imprenditoriale”, è bello il termine: come garanzia di libertà di impresa e libertà di scelta dei clienti, dei consumatori, dei risparmiatori e degli investitori; e anche come condizione indispensabile di stabilità, di equilibrio, di ricchezza umana. È quanto avviene nella natura e può avvenire anche negli “ecosistemi” economici” ha dichiarato Papa Francesco.

Dopo aver passato in rassegna poi tutte le difficoltà sociali, i problemi ambientali, le guerre e le crisi economiche che il mondo ha dovuto affrontare negli ultimi quindici anni e sta ancora affrontando, il capo della Chiesa ha sostenuto che in questo contesto difficile e incerto, il consulente “può fare molto“.
“Può impostare le sue analisi e le sue proposte secondo uno sguardo e una visione integrali: infatti, lavoro dignitoso delle persone, cura della casa comune, valore economico e sociale, impatto positivo sulle comunità sono realtà tra loro connesse.”

“Il consulente di oggi è chiamato a proporre e argomentare indirizzi nuovi per sfide nuove. Gli schemi vecchi hanno funzionato solo in parte, in contesti diversi. Chiamerei questa nuova generazione di consulenti “consulenti integrali”. Si tratta di esperti e professionisti che tengono conto delle connessioni tra i problemi e le loro rispettive soluzioni e che accolgono il concetto dell’antropologia relazionale”, ha concluso il Papa citando Oeconomicae et pecuniariae quaestiones, le considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario.

Pubblicate nel gennaio 2018, si riferisce all’antropologia relazionale che «aiuta l’uomo anche a riconoscere la validità di strategie economiche che mirino anzitutto alla qualità globale della vita raggiunta, prima ancora che all’accrescimento indiscriminato dei profitti, ad un benessere che se vuol essere tale è sempre integrale, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Nessun profitto è infatti legittimo quando vengono meno l’orizzonte della promozione integrale della persona umana, della destinazione universale dei beni e dell’opzione preferenziale per i poveri», e aggiungiamo: la cura della nostra casa comune”.