Salone del Risparmio

Fracassi (MainStreet Partners): quanto investono gli asset manager per essere ESG

La trasformazione dell’industria del risparmio gestito, spinta anche dalla nuova normativa, sta avanzando in modo rapido e coinvolgendo volumi sempre maggiori di asset gestiti in modo sostenibile. Un processo che coinvolge anche le società di asset management che devono adeguare la propria struttura per essere pronte a gestire le nuove attività. Ma quanto può costare agli asset manager questo adeguamento e quanto investono attualmente nello sviluppo ESG? 

Ci sono infatti molti elementi per comprendere se un gestore ha le competenze per investire i portafogli dei clienti in modo sostenibile. Uno di questi, secondo Rodolfo Fracassi, amministratore delegato e co-fondatore di MainStreet Partners, è quanto investe nella predisposizione dei presidi umani e tecnologici per dotarsi di una struttura in grado di gestire il flusso di informazioni e analisi necessario a comprendere e integrare i fattori ESG. In questa intervista a ESGnews il fondatore della società basata a Londra, specializzata nella consulenza sugli investimenti ESG per banche e società di gestione e nel cui capitale è recentemente entrato il colosso delle soluzioni digitali per l’asset management Allfunds, fa il punto sull’approccio attuale dei gestori al mondo ESG.

Con l’ingresso nel gruppo Allfunds come si è trasformata la vostra attività?

Con l’ingresso di MainStreet Partners nel gruppo Allfunds è cambiata la scala dell’operatività dell’azienda, soprattutto si è notevolmente ampliata la possibilità di raggiungere nuovi partner anche in regioni geografiche dove non eravamo presenti. Da una parte il nostro focus resta sul mercato italiano e sui partner e i clienti con cui MainStreet lavora da anni e con cui intende continuare a crescere. Dall’altra l’azienda è ora presente su una scala internazionale. Già prima dell’ingresso in Allfunds, infatti, MainStreet si era sviluppata sui mercati di Spagna, Svizzera, Germania e Inghilterra. Adesso, grazie alla partnership con Allfunds, le possibilità di clientela sono ancora più ampie. 

Come si stanno preparando le società di asset management a incorporare i fattori ESG nella propria attività? 

Anche se nell’ultimo anno, a causa del contesto macroeconomico difficile, potrebbe sembrare che gli asset manager abbiano limitato gli investimenti in prodotti sostenibili, in realtà dietro le quinte il lavoro è continuato a ritmo sostenuto. I temi ESG, infatti, sono per definizione di lungo periodo. Hanno investito meno solo nella comunicazione, non nella sostanza. Nell’ultimo anno, comunque, il focus degli asset manager si è spostato anche su tematiche come l’AI (Intelligenza Artificiale) o la tecnologia. 

Ma quante risorse dedicano agli investimenti ESG?

C’è una grande differenza legata alle dimensioni dei gestori e quindi alla loro possibilità di investimento. Da una parte ci sono i più grandi asset manager del mondo e quelli più avanzati in Europa sull’ESG, che hanno delle risorse considerevoli. Dall’altra, invece, ci sono i piccoli gestori con budget molto limitati. Ma il minimo comune denominatore che riguarda entrambe le tipologie di società è che da quest’anno, a differenza degli anni precedenti, tutte le Fund House e i distributori devono riportare i risultati sociali e ambientali, i cosiddetti PAI (Principal Adverse Impact). E devono farlo sia a livello corporate, quindi aggregato, che di singolo prodotto articolo 8 o 9. Per cui gli asset manager stanno investendo decisamente, perché nessuno di loro intende farsi trovare impreparato e presentare risultati sociali e ambientali negativi. 

Qual è la dimensione dell’investimento necessario per adeguarsi ai PAI? È un fenomeno che potrebbe mettere in difficoltà i gestori più piccoli?

In termini assoluti, le offerte ESG vanno da qualche decina di migliaia di euro fino ad oltre un milione di euro. Poi vi sono grandi asset manager che investono anche decine di milioni sui dati ESG e nella ricerca tematica. Questa è la situazione del mercato. MainStreet Partners ha cercato di tarare delle offerte rivolte sia ai grandi sia a quelli più piccoli, in modo che anche un gestore con meno di un miliardo di masse possa accedere a tutti i dati e rating ESG in modo economicamente sostenibile per la sua attività. È così che sul mercato si è iniziata a creare un’offerta più economica. Ciò detto, sicuramente questi costi avranno degli impatti maggiori sui più piccoli. Questi ultimi devono cercare di trasformare l’investimento in comunicazione positiva tramite la divulgazione relativa ai PAI. 

Declassamento dei fondi articolo 9. Come ha influenzato il mercato della finanza sostenibile?

Il declassamento non è una questione di budget, ma è più legato al fatto che molti proprietari di fondi hanno sottostimato la normativa. Ora che è evidente che bisogna indicare in modo quantitativo cosa è un investimento sostenibile, la difficoltà concreta è che le istituzioni non hanno ancora dato una chiara definizione di investimento ESG. Per i fondi articolo 9 la soglia necessaria sembra che sia stata fissata al 100% (escluso il cash, che vuol dire nel concreto una soglia dell’80%), mentre per gli articolo 8 le autorità stanno ancora dibattendo se mettere una soglia o lasciare al libero arbitrio. Credo che preservare la libertà di definire autonomamente gli investimenti sostenibili sia una mossa giusta, per consentire ai gestori di ricorrere a parametri come i rating, i risultati d’impatto e gli SDGs per giungere ad una definizione. 

A volte però la mancanza di chiarezza normativa può riflettersi in una difficoltà in più per gli investitori di identificare le differenze tra portafogli ESG e non…

In questo senso i PAI svolgeranno un ruolo fondamentale. I gestori dovranno indicare, ad esempio, la diversity presente nei propri portafogli, lo sfruttamento delle risorse, i rifiuti prodotti, il termometro del riscaldamento globale dei portafogli. Significa che gli investitori possono dotarsi di una reportistica che racconti loro caratteristiche approfondite sulla sostenibilità dei prodotti. L’industria, infatti, sta investendo molto nella misurazione dei dati sociali e ambientali, soprattutto nel tema della tecnologia al servizio dell’ESG.