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Normativa europea

Rimozione del carbonio: via libera dal Parlamento UE al nuovo sistema di certificazione

Il Parlamento europeo ha adottato definitivamente, con 441 voti a favore, l’accordo politico provvisorio che aveva raggiunto con il Consiglio a febbraio volto a istituire il primo quadro di certificazione a livello UE per la rimozione del carbonio. Il quadro (volontario) ha lo scopo di facilitare e accelerare la realizzazione di attività ambiziose per la rimozione del carbonio e la riduzione delle emissioni nel suolo dell’UE, nonché di contrastare il greenwashing.

È un accordo che risponde alla proposta lanciata dalla Commissione europea a fine 2022, nell’ambito del Green Deal dell’UE, su un regolamento che creerebbe un quadro volontario a livello europeo per certificare rimozioni di carbonio di alta qualità. Le disposizioni della Commissione erano state però giudicate troppo vaghe da alcuni gruppi ambientalisti, che paventavano il rischio di greenwashing. Da qui la classificazione più dettagliata di metodi auspicati di rimozione del carbonio contenuta nell’accordo.

Una volta entrato in vigore, il regolamento costituirà il primo passo verso l’introduzione di un quadro completo per la rimozione del carbonio e la riduzione delle emissioni del suolo nella normativa europea e contribuirà all’ambizioso obiettivo dell’UE di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come stabilito nella legge europea sul clima. Questa normativa avrà anche il merito di creare opportunità di reddito per le industrie e i gestori del territorio che implementano soluzioni di rimozione del carbonio e si impegnano in pratiche innovative di agricoltura del carbonio.

La norma copre diversi tipi di rimozione del carbonio, dalla rimozione permanente del carbonio (immagazzinamento del carbonio atmosferico o biogenico per diversi secoli), allo stoccaggio temporaneo del carbonio in prodotti durevoli di almeno 35 anni e che possano essere monitorati in loco per l’intero periodo di monitoraggio, allo stoccaggio temporaneo del carbonio derivante dalla “carbon farming” (“coltivazione di carbonio”, consiste in un modo innovativo di fare agricoltura per sequestrare il carbonio nel suolo, al fine di non farlo finire in atmosfera), alla riduzione delle emissioni dal suolo (dalla carbon farming).

L’accordo prevede inoltre l’istituzione di meccanismi di responsabilità durante lo sviluppo delle metodologie di certificazione, al fine di affrontare i casi di inversione di tendenza, in cui il carbonio viene rilasciato nuovamente nell’atmosfera durante il periodo di monitoraggio. Il Parlamento e il Consiglio, infine, hanno ampliato il campo di applicazione della legislazione per coprire alcune attività di coltivazione del carbonio che riducono le emissioni provenienti dai suoli agricoli, introducendo al tempo stesso requisiti di sostenibilità per le attività di coltivazione del carbonio nell’ambito del programma per generare co-benefici per la biodiversità e gli ecosistemi, oltre ai requisiti per tutte le attività di rimozione del carbonio per garantire che non comportino danni significativi all’ambiente.

La palla ora passa al Consiglio UE, che deve adottare formalmente la norma, prima che venga pubblicata nella Gazzetta ufficiale europea ed entri in vigore 20 giorni dopo.