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Caduta governo Draghi, a rischio alcuni obiettivi ESG

La caduta del governo Draghi mette a rischio la possibilità dell’Italia di accedere alle prossime tranche dei finanziamenti europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che servivano a finanziare anche importanti obiettivi ambientali e sociali. Vediamo le cifre che potrebbero essere ora in bilico e quali sono gli investimenti o riforme che potrebbero non ricevere le risorse attese. Le risorse messe a disposizione dalla UE sono infatti legate ad alcuni obiettivi e riforme, per esempio quella sulla concorrenza che ora potrebbero non riuscire a essere attuate nei tempi e nell’incisività prospettata.

Nel complesso il PNRR si basa su 191,6 miliardi destinati all’Italia dal programma Next Generation Eu, di cui 68,9 a fondo perduto e 122,6 in prestito. Le risorse stanziate nel PNRR sono ripartite in sei missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (40,32 miliardi), rivoluzione verde e transizione ecologica (59,47 miliardi), infrastrutture per una mobilità sostenibile (25,40 miliardi), istruzione e ricerca (30,88 miliardi), inclusione e coesione (19,81 miliardi) e salute (15,63 miliardi). A queste cifre si aggiungono 30,6 miliardi del Fondo complementare che portano il totale degli investimenti previsti a 222,1 miliardi.

Tra i progetti annunciati c’è il finanziamento da un miliardo per sviluppare il settore cruciale delle rinnovabili e delle batterie, con la creazione di una moderna Gigafactory. Altri 250 milioni erano invece destinati al supporto di startup innovative nel settore della transizione ecologica. Al settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica in particolare per quanto riguarda l’idrogeno erano riservati 3,35 miliardi.

E poi 40 milioni erano previsti per il “Fondo impresa donna” per supportare la creazione di imprese femminili.

Di queste cifre la Commissione europea ha già erogato all’Italia 24,9 miliardi, nell’agosto 2021, di cui 8,9 miliardi a fondo perduto e 15,9 miliardi di prestiti. Il 13 aprile 2022 da Bruxelles sono arrivati altri 21 miliardi come cifra al netto delle trattenute della rata da 24,1 miliardi approvata in seguito alla valutazione positiva sugli obiettivi che l’Italia doveva conseguire entro il 31 dicembre 2021. Una tranche analoga (21 miliardi) è stata richiesta il 29 giugno ed è ancora in attesa di una risposta, mentre per fine dicembre è prevista una nuova rata da 21,8 miliardi (19 miliardi netti) per ottenere la quale l’Italia dovrà dimostrare di avere raggiunto i 55 obiettivi fissati.

Chiaramente le tempistiche relative alle elezioni, nonché al nuovo dibattito politico che ne scaturirà, lasciano una finestra di tempi abbastanza ristretta per riuscire ad approvare entro fine anno non solo la legge di bilancio, ma anche le riforme necessarie a ottenere i fondi UE come quella della concorrenza.

Ma lo stop del governo frena anche altri obiettivi sociali in discussione come il salario minimo nonché la riduzione del cuneo fiscale.

Per il progresso degli obiettivi ESG dell’Italia rischia quindi di subire una frenata sia sul fronte della transizione ecologica sia su quello delle riforme sociali necessarie in un periodo di grandi tensioni ed emergenze come il caro vita dettato dall’aumento dell’inflazione e del costo dell’energia.