Speciale Consulentia21

T.Rowe Price, globalizzazione e disuguaglianze. Quali conseguenze socioeconomiche?

Non solo decarbonizzazione. L’emergenza Covid-19 ha agito da acceleratore anche sulle disuguaglianze, riportando le questioni sociali al centro della scena. Le conseguenze economiche della pandemia hanno solo sfiorato la fascia più ricca della popolazione, ma impattato chi stava ai gradini più bassi della scala sociale, allargando un divario che si stava ampliando da anni. Un tema che rappresenta una sfida negli Stati Uniti per il neopresidente Joe Biden, ma che tocca anche l’Europa dove il Next Generation EU dovrà agire anche sulla questione delle disuguaglianze. La disparità di reddito non ha a che fare solo con il senso di giustizia, ma incide notevolmente sulla collettività, generando squilibri che possono sfociare in tensioni sociali e populismi. Ma soprattutto può mettere a rischio le potenzialità della crescita.

“La pandemia ha fatto emergere alcune fragilità degli attuali modelli economici, rafforzando alcune tendenze già in atto, in particolare riguardo l’incremento delle disparità sociali legate anche agli effetti della tecnologia e della globalizzazione” osserva Federico Domenichini, Head of advisory Italy, di T. Rowe Price, a Consulentia21, il convegno sulla sostenibilità organizzato da Anasf.

Dal 1900, quando il 10% della popolazione con i redditi più alti assorbiva il 50% del totale, c’è stato un continuo aumento della distribuzione dei guadagni che ha portato alla nascita della classe media. Una tendenza proseguita fino agli anni ’80 del ‘900 quando al 10% della fascia alta dei redditi andava il 27% circa del totale. Poi l’inversione e ora la concentrazione è salita a circa il 35%. Una tendenza che vale per Europa, Giappone e Stati Uniti, indipendentemente dalle diverse politiche economiche, anche se nel Vecchio Continente è meno accentuata, mentre nei paesi che emergenti, India Russia e Cina è ancora più evidente.

“Di fatto negli ultimi 40 anni non stanno funzionando i sistemi di redistribuzione della ricchezza” aggiunge Domenichini, “la marginalità delle tasse pagate dalla fascia più ricca della popolazione continua a scendere dagli anni ’50. La tassazione marginale dei più abbienti si è oggi avvicinata a quella dei più poveri. Altro elemento di polarizzazione che alimenta disequilibri è il fatto che molte società tecnologiche fanno il pieno di utili, ma riescono a pagare poche tasse”.

Una situazione destinata a non rimanere inalterata sia perché sempre meno tollerata, sia perché è sempre più chiaro che la redistribuzione dei redditi e un buon utilizzo della spesa pubblica finanziata dalle imposte permettono alle società di progredire più rapidamente. Un esempio è la correlazione della crescita economica di un Paese alla spesa per istruzione e alla scolarizzazione della popolazione.

Uno scenario che per T. Rowe Price, società di asset management statunitense fondata nel 1937 e con un patrimonio gestito di oltre 1470 miliardi, può servire come chiave di lettura per comprendere alcune tendenze economiche e trarne le indicazioni sulle opportunità di investimento che si potrebbero creare anche nell’ottica delle aziende più sostenibili dal punto di vista dell’impatto sulle disuguaglianze. Quindi tra i temi dove investire c’è quello dell’education e delle società che si occupano di istruzione. E’ il caso per esempio di Curro Hol, un network di scuole indipendenti nell’Africa del Sud. Anche nell’analisi dei beni di lusso ha un impatto l’analisi della distribuzione della ricchezza.

Nel lungo periodo il fatto che ci sia una fascia della popolazione mondiale che è rimasta al di fuori della distribuzione della ricchezza potrà portare a tensioni con un conseguente aumento della volatilità dei mercati.

Anche la tecnologia ha giocato come elemento di cambiamento che ha incrementato i divari, creando colossi che hanno preso il posto di molti piccoli operatori. Non solo, ma la tecnologia ha agito in modo trasversale e pervasivo in tutti i comparti e ha determinato i vincenti, quelli che sapevano adattare il business alle nuove opportunità, e chi è rimasto indietro.

E’ il caso anche del settore finanziario dove chi ha capito il cambiamento e ha investito sulla tecnologia, ha tenuto meglio il passo. In questa logica i consulenti finanziari hanno beneficiato a scapito delle banche in quanto inseriti in realtà più dinamiche e con maggiore propensione a afruttare le potenzialità dell’IT. In questo settore un esempio di investimento interessante può essere M-pesa, società keniota del money transfer da mobile, che risponde all’esigenza di allargare l’accesso a servizi finanziari tecnologici a basso costo. “Per cogliere queste tendenze a breve lanceremo un nuovo fondo ad impatto, chiamato Impact fund” anticipa il manager di T. Rowe Price.