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Banca Generali, Aifi e Università Bicocca danno vita a O-Fire, nuovo Osservatorio sulla finanza sostenibile

Ricerca accademica e finanza uniscono le competenze per dare vita a O-fire (“Finanza d’impatto e sue ricadute economiche”), un nuovo osservatorio sulla finanza sostenibile nato da una partnership siglata da Università Milano-Bicocca, Banca Generali e Aifi, l’associazione italiana del private equity, venture capital e private debt.

L’obiettivo è realizzare un centro scientifico di riferimento per lo sviluppo e il potenziamento della ricerca universitaria nel settore della green finance, degli investimenti sostenibili e responsabili (Sri) e delle attività improntate ai fattori Esg (Environmental, social, governance).

Gli indicatori e i metodi di analisi che saranno messi a punto dovranno avere una finalità concreta ed essere in grado di misurare l’impatto e l’efficacia sull’economia reale dei diversi strumenti finanziari. Verificare quindi che le definizione green bond o fondi ESG non siano che etichette, ma corrispondano a strumenti che contribuiscono realmente agli obiettivi prefissi. In particolare in relazione a quelli relativi a clima ed energia fissati a livello nazionale e sovranazionale, tenuto conto delle strategie del Primo Piano d’Azione per la finanza sostenibile presentato nel 2018 dalla Commissione Europea.

I programmi di ricerca teorica e applicata saranno focalizzati sulle forme di risparmio gestito (fondi Esg italiani e internazionali distribuiti in Italia), nonché sugli strumenti illiquidi di private equity e private debt nella sfera Esg.

“Questo è il momento giusto per avviare un progetto innovativo di ricerca sui temi della sostenibilità e proprio la collaborazione con il mondo della finanza è essenziale perché solo con un confronto diretto con gli operatori si può capire qual è il grimaldello per attivare le risorse in grado di finanziare la trasformazione economica necessaria per realizzare i piani previsti. L’Osservatorio” rileva Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università di Milano-Bicocca, che ricoprirà anche il ruolo di Presidente del nuovo centro di ricerca, “attiverà progetti di ricerca per sviluppare le metriche che permettano di misurare e monitorare l’andamento nei prossimi anni delle aziende e il loro impatto, con un approccio multidisciplinare grazie ai diversi dipartimenti del nostro Ateneo”.

Il primo rapporto è attesto per il prossimo autunno. Dati, informazioni e approfondimenti verranno comunicati attraverso analisi annuali e saranno utilizzati dall’Osservatorio per mettere a punto un indice di settore e analisi (Esg Index), uno strumento in grado di determinare l’andamento complessivo del mercato. Un indicatore che verrà condiviso con la comunità finanziaria nazionale e internazionale.

“Questa iniziativa tocca una delle tematiche fondamentali del piano strategico di ateneo e risponde a nuovi bisogni manifestati dal settore finanziario per lo studio di strumenti in grado di supportare la transizione ecologica. Vogliamo arrivare a mappare e analizzare i diversi prodotti ESG, per poi arrivare a definire un rating proprietario che valuti l’efficacia dei diversi strumenti”, afferma Lucia Visconti Parisio, coordinatrice scientifica dell’Osservatorio O-Fire e professoressa di Scienza delle finanze all’Università di Milano-Bicocca.

E proprio gli operatori finanziari hanno un ruolo importante nel fare confluire il risparmio verso i progetti e le aziende più sostenibili.

“La finanza è lo specchio dell’economia reale, quindi perché lo sia anche le imprese devono esserlo. Il nostro compito è quello di rendere più veloce un passaggio oramai inevitabile. Le società che non si impegneranno nel rispetto delle variabili relative all’ambiente, sociali e di buon governo, che si traducono in un impatto positivo per il nostro pianeta, non saranno più acquistate dagli investitori. Non troveranno chi le finanzia. Per Banca Generali” osserva Andrea Ragaini, Vice Direttore Generale di Banca Generali, “la sostenibilità rappresenta da sempre una parte integrante del dna, tanto che siamo stati i primi in Europa a lanciare una piattaforma di consulenza che parte dalla tavola dei 17 obiettivi di Sostenibilità promossi dalle Nazioni Unite e consente ai clienti di selezionare quelli a loro più vicini e di costruire un portafoglio basato sul contributo prevalente agli SDGs selezionati.”.

Una trasformazione che necessita la collaborazione dei diversi soggetti economici. “Oggi più che mai è evidente che i criteri ESG sono la vera bussola che orienta sia gli investimenti dei grandi gestori internazionali che quelli delle famiglie. Crediamo che il contributo della ricerca accademica, unito alle professionalità nel campo del wealth management e del private equity possa rappresentare un volano per una ulteriore evoluzione del mondo ESG” aggiunge Ragaini.

Il passaggio riguarda anche le società non quotate. “La bontà di un investitore di private equity si misura oramai non solo nel valore economico che riesce a produrre ma anche nel miglioramento sotto il profilo della sostenibilità che è in grado di imprimere nelle aziende in cui investe” dichiara Anna Gervasoni, Direttore generale dell’AIFI.

“Oggi ogni anno vengono immesse nell’atmosfera 51 miliardi di tonnellate di CO2: devono diventare zero entro il 2050. Per questo”, osserva Iuri Blanga di UBS, “come banca ci siamo impegnati a decarbonizzare ogni asset entro quella data. Chi non rispetterà questi parametri non potrà esser e più finanziato da noi”.

“L’esperienza del Covid ha rafforzato la consapevolezza delle persone nei confronti della sostenibilità facendo capire che non si può non pensare  a un futuro migliore” rileva Christian Colletto di Pictet, “le agende dei governi e la tecnologia accelereranno questo processo”

“Abbiamo un approccio multi boutique che ci permette di interagire con le variabili della sostenibilità su più fonti dalla casa francese Sycomore, con il suo modello proprietario di analisi Spice, alla piattaforma di asset alternativi Marshall Wace che ha lanciato linee di gestione hedege ESG. Inoltre “ appunta Guido Maistri di Generali investments, “come gruppo Generali ha stanziato il piano Fenice, da 3,5 miliardi di investimenti green”.