Ancora negativo il trend per la raccolta dei fondi aperti sostenibili italiani, che archiviano il quarto trimestre del 2023 con riscatti per -5,7 miliardi (nel trimestre precedente la raccolta era stata negativa per -5,3 miliardi). Da inizio settembre a fine dicembre, però, anche la raccolta netta totale del risparmio gestito ha visto un trend negativo registrando riscatti per -15,3 miliardi di euro. Secondo quanto certificato dalla mappa trimestrale di Assogestioni, a pesare è soprattutto la raccolta negativa dei fondi articolo 8 SFDR, pari a -5 miliardi. Negativa, sebbene con riscatti meno pesanti, anche quella degli articolo 9, pari a -697 milioni.
Se la raccolta trimestrale del complesso dei fondi è stata negativa per -15,4 miliardi, il patrimonio gestito è invece salito a fine dicembre rispetto a fine settembre, passando da 2.224 miliardi a 2.337 miliardi di euro. I fondi aperti con un patrimonio di 1.149 miliardi continuano a pesare per quasi il 49,2% delle masse e forniscono la fotografia del mondo retail.
Analizzando il dettaglio sui fondi aperti a fine anno, Alessandro Rota, direttore Ufficio Studi di Assogestioni, ha spiegato: che “nel corso del quarto trimestre sono cresciuti di circa 60 miliardi di euro, per l’effetto combinato di tre diversi flussi: la raccolta netta, negativa per 8,5 miliardi di euro, un effetto mercato di quasi il 5% che vale quasi 50 miliardi di euro e infine un effetto perimetro, per l’ingresso nella segnalazione statistica di un nuovo gruppo di gestione”.
I fondi che promuovono “caratteristiche ambientali o sociali” e fondi aventi come obiettivo “investimenti sostenibili”, ai sensi, rispettivamente, degli articoli 8 e 9 del Regolamento (UE) 2019/2088 relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (la cosiddetta SFDR) hanno raggiunto nel quarto trimestre 2023 masse pari a oltre 550 miliardi, cifra superiore rispetto alle masse del terzo trimestre (500 miliardi circa).
In particolare, i fondi “light green” ossia che promuovono “caratteristiche ambientali o sociali” secondo la definizione dell’articolo 8 della SFDR hanno superato i 522 miliardi, rappresentando il 94,6% dei fondi sostenibili. I fondi “dark green” (articolo 9) che seguono politiche di investimento più stringenti, invece, si attestano poco sopra i 30 miliardi (il il 5,4%).
Inoltre, grazie al lancio di nuovi prodotti sostenibili e alla riconversione di alcuni prodotti esistenti, il numero di fondi ESG è aumentato leggermente, passando dai 2.384 del terzo trimestre agli attuali 2.547. In aumento anche il numero di fondi art. 9 che erano diminuiti in seguito ai declassamenti di fine 2022 (che sono passati dai 182 nel terzo trimestre agli attuali 189).
Quanto alla tipologia di prodotti sostenibili, dalla mappa emerge che hanno archiviato il trimestre con il segno positivo come raccolta solo gli obbligazionari (+2,6 miliardi). Riscatti, invece, per i bilanciati, pari a -4 miliardi e per gli azionari, -1,6 miliardi. Anche i prodotti flessibili ESG hanno registrato deflussi pari a -3 miliardi. Quanto al patrimonio complessivo i fondi azionari con oltre 211 miliardi rappresentano il 38,3% del totale patrimonio dei fondi articolo 8 o articolo 9, seguiti dagli obbligazionari (29,7%).
Nel comparto ESG prevalgono i fondi di diritto estero, pari a 2.107 fondi che rappresentano l’82,7% dei prodotti. Tuttavia prosegue il trend registrato a inizio 2023 che ha visto un netto successo dei fondi sostenibili promossi da case italiane rispetto a quelli esteri. La raccolta netta dei gruppi di diritto italiano, infatti, ha registrato deflussi meno ingenti (-107 milioni) di quelli dei fondi di diritto estero (-5,6 miliardi). Il patrimonio promosso dei fondi italiani è passato così a 119 miliardi da 112,4 miliardi di euro del terzo trimestre.
Le società di gestione che si sono distinte, infine, in termini di raccolta complessiva del risparmio gestito nel trimestre sono: Generali con flussi netti pari a 4,2 miliardi di euro, seguito da JP Morgan AM con 1,4 miliardi. Al terzo posto c’è con 940,7 milioni Arca. Ingenti riscatti, invece, per Intesa Sanpaolo, che nel trimestre ha registrato deflussi per -7 miliardi circa.