Il più grande gestore di fondi europeo, Amundi, ha declassato 100 fondi con un patrimonio di 45 miliardi di euro a un livello inferiore di sostenibilità secondo le norme dell’Unione Europea, in vista dei nuovi requisiti di rendicontazione che entreranno in vigore a gennaio.
La mossa arriva mentre le autorità di regolamentazione adottano una linea più dura sulle credenziali ambientali, sociali e di governance (ESG) dei fondi, tra i timori che gli investitori possano essere ingannati.
In pratica, Amundi riclassificherà “quasi tutti” i suoi fondi ai sensi del regolamento sulla divulgazione della finanza sostenibile (SFDR) dalla categoria di sostenibilità più elevata dell’Unione Europea, nota come articolo 9, all’articolo 8, meno severo.
Dopo l’iniziale classificazione dei fondi, Jean-Jacques Barberis, responsabile della copertura dei clienti istituzionali e aziendali e dell’ESG di Amundi, ha spiegato che alcune autorità di regolamentazione, come l’AMF (Autorité des Marchés Financiers, ndr) francese, sembravano destinate ad adottare una posizione più severa sull’aspetto di un fondo ex articolo 9.
Nello specifico, l’SFDR ha introdotto un nuovo elemento, ovvero la necessità di definire quale percentuale del proprio investimento sia considerata sostenibile, con una metodologia, secondo l’esperto di Amundi, non del tutto “armonizzata”.
Amundi ha dichiarato in un comunicato di aver adottato un “approccio deliberatamente cauto” di fronte all’evoluzione della normativa, aggiungendo che la sua decisione non mette in discussione “le caratteristiche di sostenibilità di questi fondi”.
La mossa di Amundi fa parte di un’ondata prevista di declassamenti dei fondi ex articolo 9, in quanto gli investitori cercano di evitare un maggiore controllo normativo.