L’Unione Europea vive un momento di profonda trasformazione ma ha delle enormi sfide da affrontare. DWS stima che i fondi attualmente disponibili per superare il gap infrastrutturale dell’UE siano solo 100 miliardi di euro, nonostante ne occorrano 350 miliardi entro il 2027. Tutto ciò crea quindi un divario di 250 miliardi di euro che può essere risolto tramite i capitali privati. Le sfide che minacciano le infrastrutture, motore della realizzazione della transizione, sono l’invecchiamento demografico, i pesanti effetti del climate change, la regolamentazione che rivede tutta la politica green ma allo stesso tempo lascia grandi incognite nella sua attuazione, le dipendenze strategiche dell’UE e la bassa competitività delle aziende europee.
Rispondere a queste sfide tramite gli investimenti infrastrutturali è una soluzione vincente se attuata rapidamente. È il messaggio emerso dal webinar moderato da Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile, organizzato dal Forum in collaborazione con DWS. L’incontro ha fornito diversi spunti di analisi sulle potenzialità di investire nel settore delle infrastrutture con un focus specifico sul settore sanitario, mostrando l’esperienza di Ergea, gruppo sanitario paneuropeo che consente ai diversi sistemi erogatori di mettere a disposizione il miglior outcome clinico attraverso una vasta gamma di modelli di servizio nel campo oncologico.
Investire in infrastrutture, il ruolo di DWS
Società di asset management che opera nel settore delle infrastrutture da oltre 15 anni, DWS ha indirizzato le proprie risorse in tutti i settori che ricoprono una particolare rilevanza per la transizione sostenibile del sistema economico europeo, dalle telecomunicazioni, al settore sanitario.
Risorse, quelle di DWS, oggi necessarie più che mai. Guardando il contesto macroeconomico dell’UE, infatti, si notano diverse criticità che ne ostacolano la transizione. “Da un lato l’invecchiamento della popolazione ha dei pesanti effetti sulla forza-lavoro, sulla sostenibilità del sistema pensionistico, e su quello sanitario, che diventa più costoso e complesso da gestire perché aumenta livello di cura necessario”, spiega Alessandro Mussari, Senior Principal Investments Infrastructure Team di DWS, “dall’altro ci sono poi delle problematiche legate agli effetti del climate change che creano danni alle infrastrutture e un’urgenza di ulteriori investimenti”.
L’Europa, però, presenta anche difficoltà di stampo economico. “Ne sono un esempio le dipendenze strategiche in settori chiave, come le materie prime o la tecnologia, che indeboliscono la resilienza delle supply chain. Ma anche la minore competitività delle aziende europee, dovuta a un minore ritorno sul capitale investito rispetto agli Stati Uniti e a un livello di indebitamento più alto, che riducono insieme la capacità di investimento delle imprese”, aggiunge Mussari.
Tutti questi fattori insieme, uniti alla regolamentazione instabile in continuo divenire, creano una situazione economica più suscettibile sia agli shock economici, come l’inflazione, sia geopolitici, come il conflitto in Ucraina e i conseguenti problemi delle supply chain globali.
Per attuare la trasformazione del sistema UE in ottica sostenibile nel lungo termine, come DWS intende contribuire a fare, sono necessari 350 miliardi di euro di investimenti entro il 2027. “Tuttavia, dato che tutti i paesi europei hanno problemi più o meno seri di indebitamento rispetto al PIL, lo spazio di manovra per gli investimenti si riduce notevolmente, causando un gap di finanziamento di 250 miliardi di euro”, sottolinea l’esperto di DWS, “Ecco perché i capitali privati sono così importanti. Perché possono supportare i paesi nel colmare questo gap che si trasforma in opportunità”.
Tutti i settori su cui i mercati privati concentrano maggiormente le proprie risorse in Europa rientrano nell’universo delle infrastrutture, sanitario incluso. “Ciò significa che buona parte degli investimenti privati necessari nell’Unione Europea per la trasformazione si allineano con le strategie degli investitori infrastrutturali, creando al contempo un allineameanto tra macrotrend e SDGs”, conclude Mussari.
L’esempio di Ergea
Collaborando in tutta Europa sia con strutture pubbliche che private nell’erogazione di diagnostica avanzata e di radioterapia, Ergea allinea il proprio operato agli SDGs, in particolare al miglioramento di salute e benessere delle popolazioni. “I sistemi sanitari, infatti,”, evidenzia Michele Corti, Ceo di Medipass Ergéa Group per l’Italia, “sono molto fragili e vivono oggi diverse criticità. Ad esempio, la ritardi nella diagnostica o mancanza di fondi per investire in tecnologie come la radioterapia, una delle principali tecnologie di lotta contro il cancro. Ed è qui che si inserisce Ergea come partner dei sistemi sanitari per aiutarli a migliorare i servizi e l’accesso alle cure e a fornire tecnologie più avanzate”.
Questo modus operandi di Ergea rappresenta un chiaro esempio di come un investimento infrastrutturale sia in grado di portare capitali privati verso lo sviluppo sostenibile e la necessaria transizione dell’Unione Europea.
Ergea, però, non investe solo in tecnologia per supportare i sistemi sanitari ma anche in risorse umane, intervenendo a sostegno di un’altra importante criticità dell’healthcare che sta spingendo sempre più personale al burnout. “Un grossissimo problema dell’Italia e dell’UE è che spesso le aziende ospedaliere investono in tecnologia trascurando il lato umano”, sottolinea a conclusione dell’evento Simona Castiglioni, Senior Radiation Oncologist di Ergéa Italy, “tendenza che sta causando una fuga di medici e infermieri all’estero o addirittura la decisione di optare per altre decisioni lavorative. Per evitare tutto questo, in Ergea si pratica l’ascolto, sia dei team dell’azienda sia dei pazienti”.