Il mercato dei titoli di stato green è cresciuto a ritmi rapidi nel 2021, con un livello di emissioni salito a 96 miliardi di dollari, superiore di 2,6 volte i livelli dell’anno precedente. È quanto rilevano gli esperti di S&P in un report.
Il numero di governi che lo scorso anno hanno emesso per la prima volta titoli di stato green comprende Regno Unito, Italia, Spagna, Serbia, Slovenia e Andorra. Per il 2022, S&P rileva come le emissioni previste di green bond da parte di Stati provvisti di rating per il momento siano inferiori rispetto allo scorso anno, a 46 miliardi ma al tempo stesso sottolinea che negli ultimi anni le emissioni effettive hanno superato sostanzialmente i piani iniziali. Per quanto riguarda lo stock circolante di debito green emesso dagli stati, questo dovrebbe ammontare nel corso del 2022 a circa 171,1 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda il debito sovrano in generale, secondo gli esperti di S&P le emissioni raggiungeranno i 10,4 trilioni di dollari nel 2022, quasi un terzo al di sopra della media prima della pandemia. “Prevediamo che l’indebitamento rimarrà elevato, a causa delle elevate esigenze di rifinanziamento del debito, nonché delle sfide di normalizzazione della politica fiscale poste dalla pandemia, dall’inflazione elevata e da scenari sociali e politici polarizzati”, ha spiegato Karen Vartapetov, analista del credito di S&P Global Ratings. Le ripercussioni macroeconomiche globale della guerra in Ucraina – prosegue il report – eserciteranno ulteriore pressione al rialzo sulle necessità di finanziamento dei governi per quest’anno.
Inoltre l’inasprimento delle condizioni monetarie causerà un aumento dei costi di finanziamento per i governi. Questo di conseguenza creerà ulteriori difficoltà per i Paesi che non sono stati in grado di rilanciare la crescita, di ridurre la propria dipendenza da finanziamenti in valuta estera e che hanno tassi d’interesse già notevolmente elevati. Nel caso delle economie avanzate, è probabile che i costi di finanziamento, seppur in aumento, si mantengano al di sotto del tasso d’interesse effettivo sullo stock di debito esistente, il che consentirà di consolidare i bilanci e di focalizzarsi su riforme volte a favorire la crescita.