Non si arresta l’emorragia in Borsa di Saipem, dopo l’allarme sui conti e la ventilata necessità di una ricapitalizzazione. La società guidata da Francesco Caio ha annunciato che chiuderà il 2021 con perdite “superiori al terzo del capitale sociale”, e i ricavi consolidati del secondo semestre 2021 scenderanno a 3,5 miliardi di euro a seguito di “una diminuita marginalità dei progetti”. Dopo l’annuncio il titolo ha chiuso con un calo di oltre il 30% in Borsa.
I dati sono emersi dopo una revisione degli ordini arretrati, che hanno fatto emergere come le commesse dei mesi scorsi non abbiano dato i risultati sperati, anche per il taglio agli investimenti nei combustibili fossili a vantaggio delle fonti rinnovabili, in nome della transizione energetica.
Dopo l’utile ritrovato a fatica a fine 2019, a causa del Covid si sono susseguiti per Saipem una serie di trimestri in rosso, a causa del rallentamento delle commesse. Tra le cause principali del continuo deterioramento dei conti, che ha innescato l’allarme sul bilancio 2021, va segnalato il blocco del progetto Mozambico sul Gas Naturale Liquefatto (Gnl) da 4 miliardi di euro. Il progetto, annunciato nel luglio del 2020 come “strategico”, è stato fermato da Total nell’aprile del 2021 invocando “cause di forza maggiore” dopo una serie di attacchi terroristici a pochi chi dall’impianto. Per Saipem questo stop si è tradotto in mancati ricavi per 1,4 miliardi fino alla fine del 2021.
Il protrarsi del blocco ha pesato sui trimestri successivi fino a determinare un rosso di 656 milioni nel primo semestre. Ma non solo: anche la rapida trasformazione del mercato dell’energia, e la transizione verso le fonti rinnovabili cui fa da corollario una discesa di investimenti in nel gas naturale e nel petrolio, ha scompaginato il portafoglio ordini di Saipem, che come società di ingegneria e infrastrutture è ancora esposta sullo sfruttamento di giacimenti di combustibili fossili.
Il persistere dell’emergenza Covid e i maggiori costi per 170 milioni di euro nelle attività eoliche offshore registrati lo scorso settembre hanno fatto il resto, e hanno così prevalso su un portafoglio di nuovi ordini di 4,9 miliardi. A causa anche dell’aumento dei costi per le materie prime e la logistica il gruppo ha rivisto il portafoglio ordini ritirando le stime annunciate con il piano industriale dello scorso 28 ottobre, avviando contatti con banche e azionisti per una ricapitalizzazione del gruppo. Saipem è controllata al 30,54% da Eni, al 12,55% da Cdp Industria, al 5,65% da Marathon Asset management e al 3,07% da Eleva Capital. Eni ha dichiarato di monitorare con attenzione la situazione in coordinamento con Cdp, e anche la Consob sta seguendo la vicenda da vicino in attesa dei dati ufficiali della società sul bilancio 2021 e delle valutazioni dei revisori.