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Rating ESG

PMI e sostenibilità: da CRIF e SDA Bocconi un nuovo indice ESG

L’ammontare di investimenti ESG, così come la disponibilità di dati ESG sulle aziende ad alta capitalizzazione, hanno raggiunto un avanzato stadio di sviluppo e diffusione. Un grande gap invece si riscontra ancora con le aziende a piccola capitalizzazione (PMI), per le quali è ancora limitata la disponibilità di dati di valutazione di sostenibilità e di conseguenza anche le possibilità di investimento che valorizzino le migliori aziende sotto il profilo ESG. È per colmare questo divario che è nato l’ESG ITA Growth Indexil primo indice specifico per la valutazione ESG delle PMI quotate nel comparto Euronext Growth Milan, creato da REPAiR Lab di SDA Bocconi School of Management e CRIF, principale azienda italiana che valuta la solvibilità delle aziende attraverso sistemi di informazioni creditizie e business information, in collaborazione con Ambromobiliare.

Il nuovo Indice ESG è stato presentato a Milano durante l’evento organizzato da REPAiR Lab nella sede di SDA Bocconi. All’evento, che ha visto come relatori esperti di SDA Bocconi, CRIF, Cribis e Ambromobiliare, sono intervenuti anche i rappresentanti delle 30 piccole e medie imprese quotate che hanno ricevuto il riconoscimento come “ESG Best in class”.

Le 30 PMI “ESG Best in class” quotate all’Euronext Growth Milan

Nell’assenza di paradigmi e standard valutativi condivisi, CRIF con SDA Bocconi e Ambromobiliare hanno promosso un cantiere di ricerca volto alla realizzazione di un benchmark finanziario ESG che contribuisce a promuovere la sostenibilità anche per le PMI.

“Il progetto di ricerca ha capitalizzato il modello di ESG score proprietario di CRIF per definire, con il contributo di Ambromobiliare, un vero e proprio indice finanziario ESG dedicato alle aziende quotate nel comparto ex AIM, ora Euronext Growth Milan”, spiega Michele Calcaterra, Direttore Operativo di REPAiR Lab e Senior Lecturer di Entrepreneurial Finance di SDA Bocconi. “Il benchmarking di questo comparto di quotazione è propedeutico alla realizzazione di nuove strategie di asset allocation e, quindi, alla definizione di prodotti finanziari investibili ESG che abbiano come sottostante le SMCap Industries, come ad esempio i Pir – piani individuali di risparmio”, aggiunge Calcaterra.

Lo Score ESG di CRIF

Il primo step per la selezione delle aziende che compongono l’indice è la definizione dell’universo investibile, attraverso l’applicazione dello score ESG sviluppato da CRIF su tutte le aziende quotate sul comparto Euronext Growth Milan. “L’ESG Score sviluppato in collaborazione con SDA Bocconi e Ambromobiliare esprime il livello di adeguatezza verso i fattori ESG di ciascuna azienda e risponde ai principi normativi dei PAI (Principal Adverse Impacts) individuati dalla SFDR, il regolamento europeo che disciplina l’informativa nel campo della finanza sostenibile. Lo Score copre gli indicatori Environmental e Social relativi agli investimenti in aziende partecipate, integrati con indicatori di Governance”, spiega Marco Macellari, Head of Risk Management di CRIF. 

Lo score ESG di CRIF si avvale di un ecosistema di dati che comprende informazioni di natura pubblica, documenti prodotti dall’azienda (questionari compilati attraverso la piattaforma SYNESGY) o pubblicati dalla stessa (Report sostenibilità, DNF), oltre che mappe di rischio fisico e di transizione e informazioni sulle emissioni di gas serra. Il patrimonio informativo è elaborato attraverso modelli, scenari macro-economici e climatici e benchmark settoriali, oltre che attraverso metodologie di machine learning e regole basate sull’esperienza di CRIF Ratings, l’agenzia di Credit Rating di CRIF. 

Il modello è stato mostrato nel dettaglio nel corso dell’evento da Valeria Nale, Principal di CRIF, che ha parlato in particolare del set di indicatori e strumenti utilizzati dalla società, come l’ESG Data Lake e la piattaforma SYNESGY. Gli indicatori, a disposizione degli operatori in ambito finanziario e assicurativo, permettono di fare una valutazione sintetica e dettagliata delle aziende con particolare focus sulle PMI (e dei loro asset immobiliari). L’unione dell’ESG Data Lake e della piattaforma SYNESGY forma l’ESG Score di CRIF, “un indicatore sintetico che misura il livello di adeguatezza rispetto ai fattori ESG, in modo automatico ed analitico, con l’obiettivo di ampliare l’universo investibile anche delle PMI”, spiega Valeria Nale. 

Composizione dell’ESG Score

Fonte: CRIF.

Il livello di adeguatezza delle aziende viene espresso in cinque classi, dalla A – il livello più alto – alla E, il livello più basso.

Score ESG: output in 5 classi

Fonte: CRIF.

“I risultati dello sviluppo dello Score ESG per l’asset management sono molto positivi“, commenta Nale, “Infatti, anche se la popolazione è relativamente piccola siamo riusciti ad ottenere lo stesso un’elevata granularità. Merito della qualità dei dati e degli analytics che sono stati costruiti su oltre 5 milioni di imprese italiane”.

Score ESG applicato ad un campione di 150 aziende dell’Euronext Growth Milan

Fonte: CRIF.

Per quanto riguarda il posizionamento rispetto al fattore ambientale delle aziende, l’esperta di CRIF sottolinea che complessivamente il livello di adeguatezza si è concentrato sulle classi medie (da B a D). Per quanto concerne l’intensità delle emissioni GHG per scope 1 e 2, i dati di CRIF mostrano che al peggiorare della classe dello score ambientale cresce l’intensità delle emissioni per scope 1 e 2, mentre le emissioni relative allo scope 3 sono uniformi tra le classi.

Il posizionamento rispetto al fattore ambientale

Fonte: CRIF.

“Per migliorare il proprio profilo ESG”, conclude Valeria Nale, “le aziende devono comunicare di più attraverso SYNESGY e ricorrere all’agenzia di rating di CRIF per fare un assessment del proprio livello di adeguatezza che viene indicato dallo Score ESG”.

A sottolineare i benefici che le aziende possono trarre dal conoscere il proprio rating ESG è anche Simone Mirani, General Manager di CRIF Ratings. “I benefici cui vanno incontro le imprese nel richiedere un rating ESG sono molteplici. Innanzitutto, in questo modo le aziende sono in grado di attrarre risorse finanziarie e ottimizzare il fundraising. In secondo luogo, possono comunicare al mercato e valorizzare le proprie strategie ESG in modo trasparente ed efficace, anche rispetto ai competitors di settore. Inoltre, sono in grado di comunicare in modo più efficace agli stakeholder diretti e indiretti il percorso di sostenibilità intrapreso. Infine, non bisogna dimenticare il fattore reputazionale. Avere un buon rating ESG comunicato in modo efficiente consente alle aziende di avere un convincente biglietto da visita per nuovi potenziali partner e clienti”, conclude Mirani. 

La piattaforma SynESGy, lanciata da CRIBIS, la società parte di CRIF leader nei servizi per la gestione del credito commerciale e lo sviluppo del business in Italia e all’estero, può aiutare anche nella valutazione ESG delle supply chain.

Analizzare l’impatto della propria filiera è essenziale”, commenta Marco Preti, Ceo di CRIBIS, “soprattutto per un tema di reputazione”. Esaminare la supply chain significa porre l’attenzione anche sulla valutazione dei fornitori e CRIBIS, insieme a CRIF, “ha creato una piattaforma digitale globale, SYNESGY, che è in grado di raccogliere e gestire le informazioni ESG per la verifica dei criteri di sostenibilità dei propri fornitori”, aggiunge il Ceo. I fornitori, sottolinea Preti, devono essere valutati con gli stessi principi che definiscono il livello di sostenibilità di un’azienda in modo da poter avere un quadro corretto della loro sostenibilità. Per questo motivo lo Score si basa sulle regole dell’EFRAG, “basato ora su 35 settori ma in via di definizione ulteriore”, precisa il leader di CRIBIS. 

“Conoscere la propria filiera è il primo passo su cui poi impostare la strategia di sostenibilità. Fino a quando non misuro il punto di partenza non posso migliorarmi”, sostiene Preti. Nel processo di valutazione, CRIBIS parte da un questionario, in cui i fornitori inseriscono dati e informazioni. Da lì CRIBIS verifica le informazioni ricevute tramite un processo di check automatico sulla congruità di quanto riportato nel questionario rispetto al patrimonio informativo di CRIF. Il terzo step prevede, in caso di incongruità riscontrate nella fase precedente, l’intervento di un team di analisti che verificano la documentazione e, se necessario, contattano direttamente il fornitore. “Infine, sulla base delle informazioni riportate nel questionario, la piattaforma SYNESGY calcola lo score complessivo, che viene suddiviso nelle cinque classi di cui si è parlato in precedenza”, conclude Preti. 

Lo screening delle aziende

Dopo la definizione dell’universo investibile tramite lo Score ESG, il secondo step per la costruzione dell’ESG ITA Growth Index riguarda l’individuazione delle aziende idonee attraverso l’applicazione di 3 parametri di screening: a livello di Governance in base allo score proprietario sviluppato da CRIF (circa il 50% delle aziende quotate sul segmento Euronext Growth Milan mostrano un livello alto di attenzione a una governance sostenibile), di Liquidità (escludendo le aziende con un livello di scambi troppo basso, che non le renderebbe realmente investibili) e di Market Cap (con la definizione di un livello di capitalizzazione tra 10 e 500 milioni di euro). 

“L’ESG ITA Growth Index è stato proposto nelle versioni Equally Weighted e Market Cap Weighted. Entrambe le versioni dell’indice su un orizzonte di 14 mesi – intervallo minimo in cui mantiene validità l’analisi di back test – restituiscono performance migliori dei tradizionali indici italiani riferiti agli stessi comparti dimensionali, Medium e Small Cap Industries”, conclude Calcaterra.