Corporate ESG Survey Report

Morningstar: ecco le priorità per i manager della CSR e per i professionisti della sostenibilità

L’aumento dell’importanza delle questioni ESG nelle aziende si traduce in un incremento delle responsabilità e delle attività affidate ai manager della CSR (Corporate Social Responsibility) e ai professionisti della sostenibilità. Il 77% dei responsabili aziendali della CSR dichiarano di essere coinvolti nella maggior parte dei compiti legati a tematiche ESG, compresi rendicontazione e divulgazione, la definizione degli obiettivi e la loro misurazione, la programmazione e i rating ESG. Inoltre le questioni ambientali restano in primo piano e sono considerate due volte importanti (53%) rispetto a quelle sociali (22%) o di corporate governance (25%). Sono queste le principali tendenze emerse dal “Corporate ESG Survey Report 2022” di Morningstar Sustainalytics, che analizza le tendenze e gli approcci dei professionisti della CSR e della sostenibilità nell’affrontare il nuovo contesto normativo ma anche geopolitico. 

Sono infatti parecchie le sfide che i professionisti della CSR e della sostenibilità devono affrontare in un contesto di rapida evoluzione. Il cambiamento climatico, la pandemia globale, il conflitto tra Russia e Ucraina, le crescenti aspettative degli stakeholder, l’aumento della regolamentazione e l’ampliamento delle definizioni di gestione del rischio tra gli investitori sono tutti fattori chiave che stanno aumentando l’attenzione delle aziende verso le questioni ambientali, sociali e di governance. Una tendenza che non lascia più esclusa nessuna azienda e che non riguarda più specifici gruppi di attivisti o Paesi. Gli stakeholder di tutto il mondo vogliono che le aziende misurino, divulghino e agiscano.

I risultati dell’indagine di Morningstar Sustainalytics offrono spunti di riflessione sulle sfide esistenti ed emergenti che questi professionisti devono affrontare e che non sono da poco. Tra le difficoltà maggiormente indicate dai professionisti che hanno partecipato al report vi sono: limiti di budget (35%), mancanza di risorse umane (34%). In cima alla lista delle priorità vi sono invece la misurazione, la rendicontazione e la divulgazione dei risultati.

L’identikit del professionista della CSR

Secondo quanto emerso dall’indagine, la figura dei professionisti della CSR e della sostenibilità è ricoperta da persone con un buon grado di seniority aziendale, in grado quindi di apportare un buon grado di esperienza nei loro ruoli attuali. Ruoli che tuttavia vengono rapidamente ridefiniti e ampliati dalla crescente attenzione delle aziende per i programmi, la divulgazione e la misurazione di variabili ESG. Sicuramente il settore è in forte espansione.

Anni di esperienza tra i professionisti della CSR e della sostenibilità

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Circa il 29% degli intervistati ha un’esperienza da tre a cinque anni nel campo della CSR e della sostenibilità, poco più della metà (51%) ricopre questi ruoli da sei o più anni e quasi un terzo (29%) da più di 11 anni. Ciò suggerisce che nei dipartimenti di CSR c’è già molta esperienza, ma che il settore si sta espandendo e maturando.

Un’ulteriore analisi dei dati fatta da Morningstar Sustainalytics rivela che la maggior parte degli intervistati è di livello dirigenziale o superiore, e che coloro che hanno più di 20 anni di esperienza sono probabilmente direttori, vicepresidenti o dirigenti di livello C (chief). 

Quindi, la conclusione della società di ricerca, rating e dati ESG su questo punto è che la CSR e la sostenibilità offrono un percorso di carriera definito con una traiettoria ascendente, in particolare per coloro che hanno più di 10 anni di esperienza.

Percentuale dei professionisti della CSR e della sostenibilità dedicati alle iniziative ESG

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Secondo l’analisi, i professionisti della CSR e della sostenibilità si occupano di molte attività e programmi legati all’ESG, tra cui la rendicontazione e la divulgazione, la definizione degli obiettivi e la misurazione dei progressi, la strategia, la pianificazione e l’esecuzione e altro ancora. 

Quasi la metà degli intervistati (44%) dichiara di gestire tutte le attività ESG della propria azienda, mentre un altro 33% gestisce più della metà delle attività ESG aziendali. Meno di un quarto degli intervistati (23%), invece, ha dichiarato di gestire solo la metà o meno delle attività ESG.

I dati dell’indagine hanno inoltre rivelato che i professionisti di livello VP (vicepresident) e C suite hanno meno probabilità di essere impegnati in tutte le attività ESG. Questi risultati suggeriscono che le attività orientate all’ESG sono integrate nelle aziende, ma non in modo uniforme. Inoltre i top manager e dirigenti di alto livello hanno responsabilità che vanno oltre l’ESG.

Coinvolgimento della CSR in aree specifiche

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Nello specifico, gli intervistati dichiarano di essere molto coinvolti in attività quali la rendicontazione e la divulgazione (80%), le valutazioni o i punteggi ESG (71%), la definizione e la misurazione degli obiettivi (66%) e la pianificazione ed esecuzione dei programmi (58%). Solo il 20% è molto coinvolto nella gestione della catena di approvvigionamento e il 15% nel finanziamento.

Secondo Morningstar Sustainalytics, è probabile che i compiti a basso coinvolgimento tendano a essere gestiti da altri dipartimenti al di fuori della CSR o della sostenibilità: ad esempio, il coinvolgimento degli stakeholder tramite la comunicazione aziendale e le relazioni con gli investitori.

Quindi, alla luce di questi risultati, secondo Morningstar Sustainalytics potrebbero esserci opportunità per un maggiore allineamento tra i team di finanza e sostenibilità.

Le motivazioni che definiscono la mission ESG

Le organizzazioni rispondono a un’ampia gamma di motivazioni nel definire i propri mandati ESG e nel rispondere alle aspettative degli stakeholder. Tuttavia, come sottolinea Morningstar Sustainalytics, gli intervistati hanno indicato che la conformità alle norme e alle regole di divulgazione è in cima alla lista delle motivazioni orientate all’ESG, mentre le considerazioni finanziarie sono in fondo. I risultati suggeriscono che il processo decisionale in materia di ESG è maggiormente influenzato dalle normative esterne e dai vertici aziendali.

Importanza delle motivazioni ESG

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

La motivazione più importante per le azioni ESG aziendali è il rispetto delle normative e dei requisiti di conformità (l’83% la ritiene molto importante). Tuttavia, in linea generale, i professionisti coinvolti nell’indagine considerano tutte le motivazioni importanti (90% o più).

Gli aspetti meno rilevanti sono il miglioramento delle prestazioni finanziarie (56% lo ritiene molto importante) e l’allocazione del capitale alle priorità strategiche (46%), il che può rafforzare l’idea che questi aspetti dell’ESG siano gestiti al di fuori del dipartimento di CSR o sostenibilità.

Influenza degli stakeholder sulla pianificazione e la strategia ESG

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Morningstar Sustainalytics osserva che, in generale, la spinta principale per la pianificazione e la strategia ESG proviene dalla dirigenza (81%), seguita dalle autorità di regolamentazione (54%), dai clienti e dai committenti (53%) e dagli investitori istituzionali (46%). Gli intervistati hanno riferito che gli stakeholder meno influenti sono gli investitori attivisti (22%) e i dipartimenti finanziari e di tesoreria (24%). Questi risultati rafforzano gli esiti di altre indagini che mostrano l’importanza delle normative e della conformità, che sono le principali preoccupazioni dei dirigenti.

La definizione della strategia ESG

Per quanto riguarda la strategia ESG, la maggior parte degli intervistati ha dichiarato che le proprie aziende ne hanno una documentata. I risultati dell’indagine rivelano anche come si sviluppano queste strategie, dall’identificazione delle questioni ESG rilevanti, alla definizione di obiettivi, alla definizione di KPI e, infine, all’elaborazione di un documento strategico formale.

Adozione di documenti formali sulla strategia ESG

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Il 90% dei professionisti coinvolti ha dichiarato che le loro aziende hanno o stanno sviluppando una strategia ESG formale, a fronte di un 2% di intervistati (2%) che non è sicuro dei piani ESG della propria azienda.

Analizzando i dati in modo più approfondito, Morningstar Sustainalytics ha rilevato che le aziende più grandi hanno maggiori probabilità di avere strategie ESG formali, tra cui circa il 60% delle aziende più grandi. Tuttavia, il segnale positivo è che le medie e piccole imprese sono le più propense a sviluppare una strategia ESG: circa un quinto delle aziende più piccole ha una strategia ESG o la sta implementando. 

Identificazione delle questioni ESG strategiche

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Secondo i risultati della ricerca, per il 78% degli intervistati l’azienda ha identificato le questioni ESG più importanti per la propria strategia e questo significa anche essere in grado di sviluppare una strategia ESG formale. 

Inoltre, secondo l’indagine, le aziende con 1.000 o più dipendenti hanno una probabilità maggiore di aver identificato i propri temi ESG strategici, tuttavia, quasi tre professionisti della CSR e della sostenibilità su dieci delle grandi aziende non sono sicuri dello stato di questi temi.

Ne consegue che le grandi aziende dedicano risorse reali all’ESG, probabilmente a causa di una serie di fattori, tra cui la maggiore pressione che devono affrontare da parte di investitori, autorità di regolamentazione, clienti e altri stakeholder.

Identificazione e adozione degli obiettivi ESG con specifici KPI

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Il 61% degli intervistati dichiara che la propria azienda ha identificato e adottato obiettivi ESG con KPI specifici, o è in procinto di farlo (30%). Si tratta di un passo intermedio fondamentale tra l’identificazione delle questioni strategiche e la definizione formale di una strategia per affrontarle. Inoltre, secondo lo studio di Morningstar Sustainalytics, sia le medie imprese che le aziende più grandi hanno maggiori probabilità di aver adottato obiettivi e KPI, mentre gli intervistati delle aziende più piccole sono meno sicuri di quali siano i loro KPI.

Sfide più importanti per la governance ESG

Molte aziende sono ancora nelle fasi iniziali dei loro programmi ESG e devono affrontare importanti sfide strutturali, come garantire risorse e capitale umano adeguati, prima di poter iniziare ad affrontare le sfide tecniche, come la misurazione, la rendicontazione e la divulgazione, nonché il rispetto di regolamenti e standard. Tuttavia, secondo Morningstar Sustainalytics, a prescindere dalle sfide, le aziende stanno trovando le risorse per affrontarle.

Sfide alla realizzazione di programmi e attività ESG

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Come detto, per molti intervistati i maggiori ostacoli quando si tratta di programmi ESG sono questioni strutturali, in particolare i vincoli di bilancio (89% impatto grave o moderato) e la mancanza di risorse umane per svolgere il lavoro (87% impatto grave o moderato). Gli ostacoli più impegnativi sono poi i problemi tecnici legati alla definizione degli obiettivi, alla misurazione, alla rendicontazione e alla divulgazione (86% impatto grave o moderato) e al rispetto delle normative (79% impatto grave o moderato). 

Secondo Morningstar Sustainalytics, questi dati fanno emergere una questione culturale fondamentale: ottenere il consenso della leadership (70% impatto grave o moderato).

Inoltre, le principali sfide che i professionisti della CSR e della sostenibilità devono affrontare riguardano i passaggi chiave necessari per costruire un programma ESG efficace e questo suggerisce che gli intervistati stanno affrontando i problemi previsti, ma potrebbero aver bisogno di ulteriore supporto.

Come le aziende stanno affrontando le sfide

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Il 61% degli intervistati si rivolge a consulenti esterni per affrontare le sfide ESG e una percentuale simile si rivolge a standard esterni o a fonti scritte di orientamento (58%), probabilmente a causa della scarsità di risorse. Inoltre, quasi la metà degli intervistati sta assumendo personale per portare avanti i programmi ESG (46%), mentre altri si rivolgono a fornitori terzi di servizi ESG (27%) come Sustainalytics, software ESG (27%) e investimenti di capitale (25%). 

Infine, se le aziende più grandi sono più propense a utilizzare software ESG, investimenti di capitale e assunzioni interne, le piccole e medie imprese sono più propense a ricorrere ad altri strumenti, come lo sviluppo di competenze interne.

Le priorità in ambito ESG

Con la crescente attenzione dell’opinione pubblica e dei media per il clima e gli eventi meteorologici estremi, non dovrebbe sorprendere che i programmi ESG delle aziende si concentrino più sulle questioni ambientali che su quelle sociali e di governance. Tuttavia, sottolinea Morningstar Sustainalytics, i risultati del sondaggio suggeriscono che le questioni sociali stanno ottenendo una maggiore attenzione da parte delle aziende. In ogni caso, la gamma di questioni che i professionisti della CSR e della sostenibilità si aspettano di affrontare nel prossimo anno è molto ampia e copre tutte le aree ESG.

Importanza dei fattori ambientali, sociali e di governance

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Secondo l’indagine, il 53% dei professionisti ritiene che la propria azienda attribuisca la massima importanza alle questioni ambientali, seguite dalla corporate governance (25%) e dalle questioni sociali (22%). Tuttavia, se si considerano insieme le classifiche di massima e moderata importanza, i numeri raccontano una storia leggermente diversa: le questioni ambientali rimangono le più importanti in assoluto, ma le questioni sociali si collocano al secondo posto e la governance al terzo. 

Priorità ESG dei prossimi anni

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

La priorità ESG di gran lunga più importante è la riduzione delle emissioni di carbonio dalle attività operative (84%), seguita dalle emissioni, effluenti e rifiuti (61%), dalle emissioni di carbonio da prodotti e servizi (59%), dalla salute e dalla sicurezza sul lavoro (58%) e dall’impatto ambientale e sociale di prodotti e servizi (55%). 

Inoltre, le aziende attribuiscono una priorità minore all’uso del suolo e alla biodiversità (30%), all’uso delle risorse nelle catene di fornitura (23%), alla governance dei prodotti (19%), alla resilienza (17%) e all’accesso ai servizi di base (15%).

Tra le voci meno prioritarie, molte riguardano settori o tipi di aziende specifici, il che, secondo Morningstar Sustainalytics, può spiegare il risultato. Ad esempio, la resilienza e l’ESG nelle decisioni di prestito e investimento si applicano principalmente alle istituzioni finanziarie, mentre l’accesso ai servizi di base riguarda prevalentemente i fornitori di servizi sanitari. 

Rendicontazione ESG e fornitori di servizi

Man mano che le aziende intensificano le loro attività ESG, riconoscono inevitabilmente l’importanza di un reporting accurato che soddisfi gli standard globali, regionali o di settore. La maggior parte delle aziende ha adottato, infatti, almeno uno schema di rendicontazione per guidare i propri sforzi e ha cercato assistenza per la misurazione e la rendicontazione da parte di terzi.

Adozione degli standard e dei quadri di riferimento per la rendicontazione ESG

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Tutte le scelte principali sono costituite da quadri o standard consolidati e di ampia applicazione, mentre le opzioni meno comuni sono per lo più nuove o specifiche del settore. La Global Reporting Initiative (GRI) è uno dei più vecchi standard ESG e potrebbe essere il più utilizzato a livello globale, con il 66% degli intervistati che segue la GRI. La Task Force on Climate Related Financial Disclosures (51%) è stata ampiamente adottata da istituzioni finanziarie e investitori, rendendo essenziale per molti emittenti la rendicontazione secondo questo standard. 

Quadri come la Corporate Sustainability Reporting Directive (10% successivo) e l’International Sustainability Standards Board (10%) si applicano in modo ampio, ma sono ancora relativamente nuovi e, secondo la società di ricerca, verranno sempre più utilizzati nei prossimi anni.

Assistenza per la misurazione o la rendicontazione da parte di fornitori esterni di servizi ESG

Fonte: Corporate ESG Survey Report, Morningstar Sustainalytics.

Tre organizzazioni su cinque (60%) si rivolgono a consulenti ESG esterni per ottenere supporto nella misurazione e nel reporting. Questa opzione è molto più popolare tra le aziende rispetto all’uso di fornitori di rating (33%), software ESG (22%) e consulenza da parte di istituzioni finanziarie (6%).

Invece, secondo l’indagine le aziende più piccole sono più propense a utilizzare software ESG per la misurazione o la rendicontazione, mentre le piccole aziende sono più propense ad affidarsi agli istituti finanziari per il supporto.

Infine, secondo l’indagine le piccole imprese sono preoccupate per il tempo e l’impegno richiesti e non ne vedono la necessità o il valore, mentre le aziende più grandi hanno difficoltà a ottenere il consenso dei dirigenti e a capire da dove cominciare.