Governance

Dimissioni Horta-Osório, il mercato valuta la governance

Dopo il tennista Novac Djokovic e il premier UK Boris Johnson, il mancato rispetto delle regole anti-Covid costa il posto al presidente del colosso svizzero bancario Credit Suisse, Antonio Horta-Osorio. Una questione, in questo caso, che va al di là della vicenda personale e pone il focus sulle regole di governance di una società quotata. Le dimissioni di Horta-Osório sono infatti costate un calo di circa il 6% al titolo in borsa nei giorni successivi all’annuncio. Quanto accaduto mostra come la governance aziendale abbia un impatto sulla valutazione dei titoli in borsa.

La vicenda

Il manager, che era stato nominato presidente di Credit Suisse nell’aprile 2021 con il compito di rilanciare la banca dopo gli scandali dei precedenti vertici, ha lasciato l’incarico lo scorso 17 gennaio, messo alle strette da un’indagine del consiglio d’amministrazione che ha rivelato come avesse più di una volta violato le norme Covid-19. La prima, volando a Londra per assistere al torneo di Wimbledon a luglio, in un momento in cui i viaggiatori provenienti dalla Svizzera erano tenuti a isolarsi dieci giorni all’arrivo nel Regno Unito. La seconda a novembre quando ha volato tra Londra, Zurigo e New York in tre giorni, senza rispettate i 10 giorni di quarantena obbligatori al rientro in Svizzera. Ulteriore aggravante risulta essere l’utilizzo del jet aziendale nell’effettuare tali spostamenti anche per motivi personali.

L’importanza della governance

Il caso Horta-Osório fa emergere in modo concreto l’importante ruolo della governance aziendale e di come le diverse problematiche si riflettano sulla valutazione dei titoli sul mercato. Sia le scelte societarie sia quelle di chi rappresenta e governa l’ente in questione contano per gli azionisti. Le regole di governance devono servire a prevenire le problematiche e ad affrontare nel migliore dei modi quelle che comunque emergessero. Nel caso specifico essere stato giudicato negativamente è stato anche il fatto che il manager avesse dapprima negato gli addebiti, arrivando ad ammettere le violazioni solo quando le prove sono diventate incontrovertibili.

Ora il compito di imprimere un cambiamento di rotta all’istituto bancario il cui valore in borsa è sceso del 25% nell’ultimo anno, passa a Alex Lehmann, ex direttore operativo e capo dell’azienda svizzera presso UBS fino alla scorsa estate quando è entrato nel board di Credit Suisse.

I precedenti problemi di governance dell’istituto

Non è la prima volta che Credit Suisse inciampa a causa di aspetti legati alla reputazione e alla governance societaria. Lo stesso Horta-Osório era stato incaricato lo scorso aprile per risollevare la credibilità dell’istituto svizzero dopo le vicende Greensill Capital, fondo britannico collassato l’anno scorso e in cui Credit Suisse aveva investito 10 miliardi di dollari nei prodotti supply chain finance (ossia di finanziamento della catena di approvvigionamento delle aziende), e Archegos Capital Management, hedge fund di cui la banca svizzera aveva finanziato le scommesse, caratterizzate da un’elevata leva finanziaria, ma che hanno fatto registrare perdite di miliardi di dollari.

Ma la reputation dell’istituto elvetico era stata messa a dura prova nel 2020 quando dovette lasciare l’ex amministratore delegato Tidjane Thiam accusato di avere fatto spiare il responsabile del wealth management passato ad UBS.

Cosa ne pensano gli analisti

Anna Lozmann, analista, S&P: “In termini di ESG, il gruppo è un outlier negativo rispetto a società similari con sede in Svizzera e a quelle nazionali. E questo è sostanzialmente dovuto a due fatti: i turnover del management e le notizie negative degli ultimi anni”

Alessandro Roccati, senior vice president, MOODY’S: “L’alta dirigenza e la stabilità del consiglio sono fattori importanti per rafforzare il franchising di Credit Suisse e migliorare la sua governance. Visti i cambiamenti culturali necessari per raggiungere questo obiettivo, prevediamo che ci vorrà un po’ di tempo per affrontare le differenze di opinioni e le sfide lungo il percorso. Le pratiche di corporate governance del gruppo svizzero hanno debolezze e lacune, e le sue politiche finanziarie, di compliance e di rischio non sono state in grado di evitare le perdite su Archegos e i problemi di relazione con i clienti relativi a Greensill.”

Responsabili strategie di Barclays: “Riteniamo che le aspettative per il gruppo non siano elevate, confrontandoci con gli investitori siamo molto cauti sulle prospettive del gruppo; pensiamo anche che la strategia che era stata presentata da Horta-Osório era molto focalizzata sulla crescita, mentre avremmo voluto fosse posta più attenzione sulle modalità in cui la cultura del business e del rischio stavano cambiando e le direzioni che stavano prendendo. Con l’esperienza nella gestione del rischio del nuovo presidente potremmo vedere un ritorno di maggiore fiducia in questo settore.”

Christian Scarafia, analista, Fitch Ratings: “Osserviamo come la banca definisce la sua propensione al rischio, e come poi effettivamente la implementa e la controlla. Per noi, la cosa principale che vedremo è in che modo riuscirà a farlo. Vediamo anche rischi di esecuzione piuttosto elevati, che si traducono in prospettive negative. Rispetto ai suoi pari, Credit Suisse è valutato da uno a due gradi in meno rispetto alla maggior parte delle altre banche internazionali universali e commerciali.”

Michael Kunz, analista, Banca cantonale di Zurigo: ” Il successore di Horta-Osório porta con sé una vasta esperienza nel settore bancario svizzero. Ma se riuscirà a portare rapidamente Credit Suisse in acque più calme, in modo che la banca possa ancora una volta tornare a concentrarsi completamente sulla sua attività operativa, resta da vedere, considerando i numerosi tentativi in questa direzione negli ultimi anni. A questo proposito, non c’è ancora motivo di scommettere sulle azioni del gruppo. Ci stiamo attenendo al nostro Market Perform rating”.

Responsabili strategie di JP Morgan: ” Sebbene il gruppo Credit Suisse dichiari che continuerà ad attuare la propria strategia, riteniamo che il continuo avvicendamento di cambiamenti gestionali porti nel gruppo ulteriore incertezza e la crei anche strategicamente. Crediamo che questi problemi dell’istituto svizzero porteranno ad un controllo continuo da parte delle autorità di regolamentazione, avversione al rischio del gruppo e quindi il costo implicito del capitale probabilmente rimarrà alto e ribadiamo l’underweight.”