Non passano l’approvazione del Forum per la Finanza Sostenibile (ItaSIF) le modifiche agli ESRS (European Sustainability Reporting Standards) dell’EFRAG proposte dalla Commissione europea in una consultazione lanciata il 9 giugno scorso. L’associazione no profit italiana, infatti, chiede alla Commissione di “mantenere l’ambizione e l’integrità della serie iniziale di ESRS”, come indicato nel parere tecnico dell’EFRAG pubblicato nel novembre 2022.
Il motivo è che, se adottate, secondo il Forum le modifiche della Commissione rischierebbero di semplificare eccessivamente il processo di rendicontazione aziendale delle questioni legate alla sostenibilità, che invece deve essere accurato per essere efficace nel promuovere la transizione verde. Le modifiche proposte, quindi, secondo ItaSIF minerebbero la completezza del quadro normativo, provocando l’assenza di tempistiche chiare per la sua tempestiva attuazione e mettendo investitori e partecipanti ai mercati finanziari nelle condizioni di dover affrontare le “ben note sfide per ottenere informazioni pertinenti, comparabili e affidabili, necessarie per finanziare la transizione verso un’economia sostenibile”.
Entrando nel merito, rispetto all’obbligatorietà di alcune informazioni previste dall’EFRAG, come ad esempio gli indicatori climatici chiave (tra cui le emissioni di gas serra Scope 1,2 e 3), nonché le informazioni trasversali necessarie agli investitori per valutare la credibilità dei piani di transizione delle aziende, il Forum si dice assolutamente favorevole e, pertanto, contrario alla proposta della Commissione UE di renderle volontarie. L’approccio della Commissione, secondo ItaSIF, rischia di compromettere la capacità degli investitori di accedere a informazioni affidabili e comparabili, necessarie per un processo decisionale informato e per un’allocazione del capitale in linea con gli obiettivi di sostenibilità. “Inoltre”, si legge nel documento, “limita la loro capacità di adempiere agli obblighi di rendicontazione obbligatoria, rendendo più difficile e oneroso per loro svolgere la due diligence sulla sostenibilità”. La natura del tutto facoltativa di requisiti di divulgazione come le metriche di impatto sulla biodiversità e le condizioni di lavoro dei lavoratori non dipendenti, quindi, “dovrebbe essere rivalutata”, secondo ItaSIF.
Ancora, secondo il Forum, la posizione della Commissione, lasciando più discrezione alle imprese che potrebbero valutare internamente la rilevanza dei requisiti di rendicontazione ESG proposti dagli standard dell’EFRAG, impedirebbe agli investitori di incorporare i temi nella loro due diligence di sostenibilità e negli indicatori PAI, in quanto non possono contare sul fatto che le aziende forniscano informazioni affidabili in queste aree.
ItaSIF ha inoltre fatto notare che “la disposizione transitoria che consente alle aziende con meno di 750 dipendenti di posticipare la comunicazione delle emissioni Scope 3, che riguardano la catena del valore, interessa principalmente le PMI al suo interno, che potranno posticipare le richieste delle aziende a valle. Le aziende con meno di 750 dipendenti che non erano precedentemente soggette alla NFRD (Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria, ndr) potrebbero potenzialmente rendicontare per la prima volta tali aspetti nel 2027, con notevole ritardo rispetto al calendario iniziale della CSRD”.
Il parere del Forum per la Finanza Sostenibile è in linea con quello di Eurosif, che ha definito le proposte della Commissione un “significativo passo indietro” in termini di ambizione rispetto alle raccomandazioni finali pubblicate dall’EFRAG a novembre 2022.
Al contrario, il GRI (Global Reporting Initiative) lo scorso mese ha accolto con favore la posizione della Commissione UE, sottolineando che si tratta di un “buon segnale” che conferma che saranno rispettati i tempi annunciati dall’UE di rendere disponibili all’uso gli ESRS da parte delle aziende a partire dal 2024. Eelco van der Enden, Ceo del GRI, aveva addirittura dichiarato che, alla luce delle modifiche proposte dalla Commissione, “la conformità agli standard di rendicontazione ESG dell’Unione Europea sarà molto più semplice per le aziende che già utilizzano le raccomandazione e gli standard GRI, che potranno così concentrarsi sull’aggiunta di informazioni finanziariamente rilevanti e di eventuali informazioni specifiche richieste dagli ESRS”.