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Startup ESG

Cariplo Factory: il 57% delle startup italiane è una società benefit e il 38% è certificata BCorp

Il 57% delle startup in Italia è una società benefit o lo sarà a breve, nonostante le piccole dimensioni. Il quadro normativo in continuo divenire e molto frammentato e gli investimenti necessari elevati restano però un ostacolo. È quanto emerge dalla ricerca Sustainability Waves – ESG italian startups di Cariplo Factory, l’Innovation Hub per la filiera del talento che offre formazione, accompagnamento imprenditoriale, investimenti di ventur capital e supporto all’internazionalizzazione.

Nel report, Cariplo Factory descrive il processo di innovazione in atto di oltre 100 startup italiane sul fronte ESG. Queste società dalle dimensioni estremamente limitate – l’82% ha meno di 10 dipendenti – sono state nel complesso in grado di raccogliere ingenti investimenti (il 74% del totale) e di entrare nel mercato nazionale (54%) e internazionale (40%). 

Il 38% ha una certificazione BCorp, ossia risponde agli standard più elevati di tutela ambientale ed equità sociale, o sta lavorando per raggiungerla, e il 97% dichiara di tenere in considerazione l’impatto dei fornitori e di rinunciare a servirsi di coloro che non rispecchiano i propri valori aziendali e i principi ESG. Il 61%, inoltre, svolge un ruolo attivo tramite processi specifici di coinvolgimento e sensibilizzazione dei clienti sulle tematiche della sostenibilità.

Tra le principali sfide riscontrate dalle startup coinvolte nella ricerca da Cariplo Factory, vi è il quadro normativo ancora complesso e confuso e i timori legati al greenwashing. Altri ostacoli sono rappresentati da costi elevati e scarsa trasparenza di benchmark e indici, in oltre due casi su tre tra quelli analizzati. Più rare, ma non del tutto assenti, le difficoltà incontrate dalle startup nel trovare prodotti e servizi che rispettino i criteri ESG e nel formare un team esperto su questa medesima tematica. 

Le startup e l’ambiente 

Come avviene per le aziende di dimensioni maggiori, anche le startup di Sustainability Waves sono particolarmente attive nel presidiare l’aspetto più ambientale dei criteri ESG. Le buone notizie non mancano: oltre il 77% ha attivato programmi di tutela o riduzione dell’impatto prodotto sull’ambiente mentre il 55% dispone già di tecnologie abilitanti per la riduzione dell’impatto ambientale. Solo il 16% si è dovuta affidare a un team di esperti per la misurazione di quest’ultimo, mentre il 41% ha creato un sistema interno di gestione e monitoraggio. 

Le startup e il sociale 

Anche per quanto riguarda l’impegno delle startup nel secondo criterio, quello sociale, emergono alcuni spunti che fanno ben sperare per il futuro. Il 60% delle startup è governato da un board composto da più del 50% di donne e il 59% ha un numero uguale o superiore di dipendenti di sesso femminile. Un’azienda su tre ha già creato un codice etico interno relativo ai temi di inclusione, diversità e minoranze, e una su due ha già stretto relazioni con enti di beneficienza o associazioni no profit.

Da migliorare, invece, le azioni messe in campo per rispettare e mantenere nel corso del tempo un corretto equilibrio di genere e inclusione professionale: solo il 41% delle startup applica l’equità salariale, il 28% promuove attivamente l’equa rappresentazione di entrambi i generi e meno di una su cinque ha all’attivo attività di sensibilizzazione sulle diverse tematiche di inclusione.

Le startup e la governance 

È tuttavia nell’ambito della Governance che è lecito aspettarsi i miglioramenti più significativi: solo il 16% delle aziende ha attivato policy interne in materia di anticorruzione, solo il 21% ha implementato procedure e policy per la sicurezza e la salute dei dipendenti che vadano oltre le disposizioni obbligatorie, solo il 33% ha attivato iniziative per la cybersecurity e poco più del 53% ha implementato processi di tutela della privacy nei confronti dei propri dipendenti e collaboratori. 

I settori delle startup

Le startup analizzate operano in settori molto variegati, che vanno dai servizi, all’energia, dal manifatturiero al design, all’alimentare.

Appcycled, per esempio, semplifica il riciclo creativo nel settore della moda, rimettendo in circolo gli scarti e supportando i designer emergenti. Apegreen, invece, ha sviluppato un impianto pilota di agricoltura verticale, mentre E-MOD ha realizzato una piattaforma digitale per supportare la transizione energetica tramite la diffusione di know-how e la creazione di network. 

Altri due esempi interessanti sono Forest Valley, che promuove soluzioni e tecnologie con un impatto climatico positivo nella supply chain e nei modelli di business di aziende private e amministrazioni pubbliche, e ISGREEN, società di ingegneria attiva nella ricerca, sviluppo e realizzazione di impianti con tecnologia carbon negative ispirati ai concetti dell’economia circolare.