Rapporto PWC e London Business School

Bonus ESG: ricche ricompense per i dirigenti europei, ma pochi progressi su ESG

Nel 2022 gli amministratori delegati delle maggiori aziende europee hanno ricevuto livelli di bonus “sorprendentemente alti” per il raggiungimento di obiettivi ESG, come la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, e hanno conseguito senza difficoltà gli obiettivi prefissati, nonostante i progressi insufficienti in materia di riscaldamento globale. A segnalarlo è l’ultimo rapporto di PWC e della London Business School sulle retribuzioni dei dirigenti.

Secondo lo studio, le aziende utilizzano sempre più spesso gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica come parte dei risultati retributivi dei dirigenti. Il report, che analizza gli obiettivi sulle emissioni di carbonio di 50 tra le principali aziende europee, mostra che sono stati inclusi da quasi quattro aziende su cinque. L’analisi esamina la qualità dell’implementazione degli obiettivi ESG nelle retribuzioni dei dirigenti delle società appartenenti allo STOXX Europe 50, con un’attenzione particolare agli obiettivi climatici nelle retribuzioni, per verificare se sono stati inclusi in modo efficace e se soddisfano le aspettative degli investitori.

Secondo PWC e la London Business School, la stragrande maggioranza (78%) delle società ha adottato una qualche misura di obiettivo di carbonio nella retribuzione dei dirigenti. Quasi tutte le aziende analizzate affermano che le emissioni di carbonio sono considerate nella retribuzione dei dirigenti, ma esiste un ampio spettro di approcci per quanto riguarda le modalità di adozione. A un estremo dello spettro, le emissioni di carbonio sono solo una voce di un elenco da considerare come parte di un paniere di misure ESG qualitative, mentre all’altro estremo, le emissioni di carbonio possono essere una componente quantitativa ponderata separatamente del piano di incentivi legato direttamente alla strategia. Tuttavia, solo il 14% delle aziende soddisfa le aspettative degli investitori, secondo cui gli obiettivi devono essere significativi, misurabili e trasparenti.

I problemi più comuni sono stati la mancata divulgazione degli obiettivi in modo trasparente e la mancanza di un legame chiaramente spiegato con la traiettoria degli obiettivi nulli a lungo termine. Inoltre, gli esborsi per gli obiettivi sulle emissioni di carbonio resi noti nel 2022 sono stati elevati, con una media dell’86% del massimo disponibile, e oltre la metà ha pagato il 100%.

Tuttavia, nel campione preso in considerazione da PWC e dalla London Business School, vi sono degli esempi positivi. La prima è TotalEnergies, che è stata l’unica società a ottenere il massimo punteggio nella valutazione. L’azienda, infatti, ha reso noto il proprio obiettivo strategico di riduzione dei gas serra per il 2025 in Mt di CO2e e ha spiegato come gli obiettivi retributivi dei propri dirigenti per la riduzione delle emissioni di carbonio siano direttamente collegati all’ambizione a lungo termine, fissando un Mt di Co2e da raggiungere entro il 2022 (in linea con tale ambizione). Tra gli altri esempi positivi anche l’italiana Enel, che ha ottenuto sette punti su otto.

Per quanto riguarda le società soggette all’impegno del gruppo di investitori Climate Action 100+ (14 società), il rapporto mostra che il 71% di loro ha obiettivi di carbonio in busta paga, rispetto al 50% delle società non appartenenti a questo gruppo (36 aziende). Gli obiettivi di carbonio hanno anche un ruolo maggiore negli incentivi delle aziende Climate Action 100+, con una media del 13% di peso nel bonus rispetto al 6% delle aziende esterne al gruppo. Ciò suggerisce che l’impegno degli investitori sul clima sta influenzando anche il modo in cui le aziende progettano i loro piani retributivi.

Basic: ponderazione separata sul carbonio. Better: ponderazione di almeno il 10% nel bonus annuale o nel LTIP. Esempio di “Better”: Il 10% del bonus si basa sulla riduzione dell’intensità delle emissioni di gas serra”.

In generale, nel report viene sottolineato che, nel caso della maggior parte delle società esaminate, è possibile compiere passi in avanti per soddisfare pienamente le aspettative degli investitori. In particolare, Tom Gosling, Executive Fellow del Leadership Institute della London Business School, ritiene che “lo slancio verso l’inclusione degli obiettivi climatici nelle retribuzioni è inarrestabile. Ma se non viene fatto bene, c’è il rischio che la pratica si traduca solo in un aumento della retribuzione e non in una maggiore azione per il clima. Gli attuali livelli di retribuzione non sembrano coerenti con i lenti progressi che stiamo facendo sul cambiamento climatico“.