Gli investimenti green sono a rischio a causa dell’aumento dei requisiti patrimoniali richiesti alle banche commerciali dalle norme Basilea 3 aggiornate a luglio. È quanto dichiarato dalle maggiori istituzioni bancarie globali, tra cui JP Morgan e Goldman Sachs e riportato da Bloomberg.
Infatti, le norme internazionali, lanciate dopo la crisi finanziaria del 2008 ed entrate in vigore con gradualità attraverso una serie di pacchetti in questi anni, comporterebbero, nella loro ultima versione, un impatto sul capitale del 25% che secondo le Big della finanza mondiale sicuramente andranno a compromettere la capacità di allocare fondi in progetti salva clima. In particolare, secondo le parole dell’ad di Goldman, David Solomon, rese note dalla testata, i requisiti patrimoniali della banca “quadruplicherebbero” per alcuni progetti di energia pulita.
Bloomberg ha stimato che il capitale in eccesso a rischio a causa della nuova regolamentazione per le otto principali banche statunitensi. Un totale di 40 miliardi di dollari, per esempio, per JPMorgan Chase, 31 per la Bankof america, 12 per Morgan Stanley fino a 4 per State Street.
Questo significa, circa 2 dollari in più per ogni 100 dollari di attività ponderate per il rischio. Un impatto, quello dunque determinato dai vincoli imposti da Basilea alle banche commerciali, non da poco in termini di costi. Soprattutto considerando che i progetti green richiedono grandi investimenti, sostengono le multinazionali di servizi finanziari le quali ora starebbero cercando di capire come fare a coinvolgere e sostenere gli investitori istituzionali.
“Basilea 3 rappresenta una buona scusa per le banche globali per allontanarsi dai finanziamenti per il clima” ha affermato allarmato Odile Renaud-Basso, presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che ha poi proseguito: “Ma forse ci sono alcuni elementi che dobbiamo esaminare perché il rischio dei mercati emergenti è visto come variabile e l’approccio non è molto favorevole al collocamento”.