La possibile introduzione dei dazi sulle importazioni dall’UE da parte di Donald Trump potrebbe avere ripercussioni dirette su settori chiave tra cui quello agroalimentare con possibili perdite dell’ordine di 7,8 miliardi di euro.
I produttori italiani, specialmente quelli di formaggi e vini, sono preoccupati per le potenziali perdite. Secondo Coldiretti infatti i dazi Usa del 25% sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy potrebbero costare ai consumatori americani fino a 2 miliardi di euro in più con un costo per le singole filiere che sarebbe pari a quasi 500 milioni solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi. Per l’Italia questo si tradurrebbe in circa 7,8 miliardi di euro a rischio.
A rischiare non è solo il valore delle esportazioni ma, come diretta conseguenza, anche l’occupazione. Nello specifico, stando a quanto dichiarato dal segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, si parla di circa 50 mila posti di lavoro in pericolo.
L’incertezza derivante dalla politica di Trump, che alterna azioni concrete a minacce di revoca dei dazi, complica ulteriormente la situazione. Le aziende italiane si trovano infatti a dover fare scelte difficili su come adattarsi a questa nuova realtà economica, mentre le imprese statunitensi che dipendono dall’importazione di questi prodotti, come i ristoranti e i rivenditori specializzati, rischiano di affrontare difficoltà nell’approvvigionamento e aumenti dei prezzi.
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Il mercato caseario e quello dei vini sono i settori più a rischio
Sebbene i dazi imposti nel 2019 abbiano visto una certa resilienza nel mercato del Parmigiano Reggiano, con i consumatori americani che hanno continuato ad acquistarlo nonostante i prezzi più alti, la nuova possibile ondata di rincari preoccupa. Il motivo è che gli Usa sono il primo mercato estero per questo prodotto Made in Italy (coprono infatti circa il 7% dei formaggi duri americani).
Preoccupazione anche per la mozzarella di bufala campana Dop che nel 2019 era stata esclusa dai dazi americani ma che questa volta potrebbe rischiare invece di perdere circa 10-15 milioni di euro.
In bilico infine la situazione dell’export dei vini. Gli USA infatti sono il principale mercato italiano per vini, liquori e distillati tanto che nel 2024 ha registrato 2 miliardi di euro, in crescita del 6,6%.
Oltre il settore agroalimentare
I dazi americani non colpirebbero solo il settore agroalimentare. Secondo i dati di Confartigianato infatti gli Stati Uniti sono il secondo mercato, dopo la Germania, di maggior valore del nostro export – 66,4 miliardi, pari al 10,7% del totale. Nel 2024 l’export Made in Italy oltreoceano si è concentrato su prodotti farmaceutici (+19,5%), alimentari, bevande e tabacco (+18%), apparecchi elettrici (+12,1%), macchinari (+3,7%), gomma, plastiche, ceramica e vetro (+3,2%), legno, stampa e carta (+2,4%).
A risentire dei dazi, secondo le stime, potrebbero essere soprattutto le micro e piccole imprese di moda, mobili, legno, metalli, gioielleria e occhialeria che nel 2024 hanno esportato negli Usa prodotti per 17,9 miliardi di euro.