L'opinione di Michael Rae di M&G Investments

La politica diventa azione: i cambiamenti nel riciclo della plastica

Il Global Commitment Report, pubblicato dalla Ellen MacArthur Foundation – che promuove tra le aziende e i politici la transizione verso un’economia circolare – ha esaminato i progressi compiuti verso gli obiettivi a lungo termine del settore per la riduzione dell’uso della plastica e la sostenibilità. In base agli obiettivi per il 2025, sottoscritti da 6 delle 10 principali aziende mondiali di beni di largo consumo, la plastica vergine utilizzata negli imballaggi deve diminuire del 5% all’anno entro il 2025. Tuttavia, in aggregato, dal 2018 questo dato è rimasto pressoché invariato.

Si sta facendo qualche passo avanti nell’aumento del contenuto riciclato utilizzato negli imballaggi ma le principali aziende di beni di largo consumo, che attualmente ne utilizzano in media solo l’11%, devono raddoppiarne l’uso, in media, per rispettare gli impegni assunti a metà decennio, che vanno dal 25 al 50%. Le statistiche più generali che illustrano la nostra crescente dipendenza dalla plastica sono preoccupanti.

Circa il 40% della plastica mai sintetizzata al mondo è stata prodotta nell’ultimo decennio. Secondo i dati della Ellen MacArthur Foundation, quasi la metà di questa plastica viene utilizzata per gli imballaggi di beni di consumo, che nel 95% dei casi viene eliminato dopo un solo utilizzo. Nonostante la crescente consapevolezza del problema dei rifiuti di plastica mal gestiti, la situazione è destinata a peggiorare. Anche se la crescita del consumo globale di plastica rallentasse fino a dimezzare il suo tasso tendenziale, secondo le stime dell’Organizzazione internazionale per la standardizzazione (ISO) il mercato totale aumenterebbe di oltre 2 volte e mezza entro il 2050.

La politica non è rimasta a guardare: l’UE ha fissato obiettivi ambiziosi per il contenuto riciclato di tutta la plastica e un tasso di raccolta differenziata del 50% di tutti i rifiuti in plastica entro il 2025 mentre dal gennaio 2021 è stata applicata una tassa di 800 euro per tonnellata a tutti i rifiuti di imballaggio in plastica non riciclati. Negli USA si punta a un contenuto riciclato del 30% negli imballaggi in plastica entro il 2025. Anche la Cina ha fatto qualche passo iniziale, vietando nel 2018 l’importazione di rifiuti plastici non differenziati.

Riteniamo che nel prossimo decennio il mix tra la domanda da parte delle aziende di beni di largo consumo e la spinta normativa porterà a cambiamenti significativi nell’industria petrolchimica. Attualmente, i combustibili fossili sono convertiti in materie plastiche in modo in gran parte non circolare ma, dopo il 2030, si stima che tutta la plastica incrementale richiesta nel mondo verrà da fonti riciclate meccanicamente o chimicamente.

Il riciclo meccanico è il più facile. Consiste nel raccogliere, selezionare, pulire e rifondere alcune categorie di plastica. È utilizzato principalmente per il PET (bottiglie trasparenti per bevande) e l’HDPE (bottiglie non trasparenti). Questo riciclo genera fino all’80% in meno di gas serra rispetto alla plastica vergine. Lo svantaggio è che ogni rifusione comporta il degrado della plastica, per cui di solito si ottiene un uso finale diverso, come ad esempio bottiglie di plastica che diventano fibre per tappeti.

Per poter trattare una più ampia gamma di materie prime plastiche occorre un riciclo “chimico”, che si suddivide in due tecnologie: “pirolisi” e “monomero”. La nostra analisi ci porta a preferire la prima, in quanto la nafta derivata dalla pirolisi produce nuove plastiche chimicamente identiche a quelle sintetizzate dai combustibili fossili. La pirolisi può essere applicata a plastiche diverse e il suo grande vantaggio è che può trattare etichette, inchiostri e residui di cibo, richiedendo meno operazioni di selezione e pulizia. Le nuove plastiche derivate dal processo non subiscono il degrado tipico del riciclo meccanico e sono adatte all’uso alimentare, aspetto fondamentale per le aziende del settore.

Attualmente la domanda di materie prime circolari supera di gran lunga l’offerta, per cui la plastica circolare viene venduta con un sovrapprezzo rispetto a quella vergine. L’industria petrolchimica si è posta ora alcuni obiettivi seri, che sosterranno la crescita dell’industria della pirolisi in questo decennio. TotalEnergies produce oggi 60.000 tonnellate di polimeri circolari di alto valore e punta a 1 milione di tonnellate nel 2030. Analogamente, INEOS mira a incorporare nei prodotti almeno 850.000 tonnellate di polimeri riciclati e di origine biologica entro il 2030, rispetto a quasi zero di oggi. Entrambe le aziende hanno annunciato partnership per la pirolisi con la società partecipata da M&G Catalyst, Plastic Energy.Abbiamo bisogno di soluzioni innovative, come la pirolisi, per aumentare la percentuale di plastica attualmente riciclata, ora al 14%, verso il 70-80% che osserviamo nelle in