fiore rosa

L'opinione di Vincenzo Trani di Mikro Kapital

Il microcredito si tinge di rosa, trait d’union tra imprenditoria femminile e sostenibilità

La Banca Mondiale ha previsto che nel 2022, a causa delle sanzioni nei confronti della Russia, le rimesse verso il Kazakistan, l’Uzbekistan e il Tagikistan caleranno rispettivamente del 17%, 21% e 22%. Il crollo di questo fondamentale flusso di denaro inviato ogni anno in patria dai lavoratori migranti, che per la quasi totalità si spostano a Mosca e San Pietroburgo in cerca di lavoro, rischia di mettere in ginocchio le fragili economie di alcuni dei Paesi lungo la Via della Seta. Una situazione che rende ancora più cruciale il ruolo del microcredito e – fattore che non deve sorprendere – dell’imprenditoria femminile.

Le realtà e le attività di microfinanza più conosciute riguardano generalmente soprattutto i paesi dell’Africa, dove però spesso la microfinanza viene intesa come beneficenza, in quanto i prestiti sono erogati a fondo perduto e possono essere offerti anche senza garanzie. In realtà, quando si parla di microcredito in senso stretto, ci si riferisce piuttosto a un processo di inclusione finanziaria per quei soggetti esclusi dal più tradizionale canale bancario.

Venendo alla Via della Seta, in alcuni dei Paesi che si snodano lungo di essa, come i già citati Uzbekistan Kazakistan e Tagikistan, o l’Armenia, la quota di donne che ricevono micro-prestiti per la propria iniziativa imprenditoriale supera il 51% del totale dei richiedenti. Facendo meglio, in questa dimensione, del Nord America e dell’Europa. Alla fine del 2020, l’intero mercato mondiale del microcredito si aggirava intorno ai 160 miliardi di dollari (e si prevede che crescerà oltre i 304 miliardi nel 2026), con circa 140 milioni di beneficiari finali, di cui l’81% a livello mondiale sono donne. Molti studi e ricerche hanno ormai confermato come l’impatto sociale dello sviluppo della micro-imprenditoria femminile è fondamentale per la crescita dell’economia locale. Un fattore che la combinazione di pandemia e tensioni internazionali ha reso ancora più centrale.

Vincenzo Trani, presidente di Mikro Kapital

Nonostante questo, in alcuni Paesi in via di sviluppo vi è ancora una forte discriminazione verso le donne e le donne imprenditrici, anche se esse rappresentano il numero maggiore di richiedenti e beneficiari di prestiti. In questi Paesi esistono infatti progetti e iniziative di altri operatori finanziari volte a riempire il gap lasciato dalle banche, ovvero fornire credito alle donne che vogliono lanciare o accrescere la propria piccola impresa. Non solo: oltre al prestito, molte di queste iniziative prevedono anche percorsi di formazione e servizi di consulenza volti a supportare l’imprenditrice a sviluppare il proprio progetto.

E in Italia? Le PMI rosa sono cresciute del 29% dal 2019 e rappresentano il comparto più giovane e green delle imprese italiane. Su 100 imprese a guida femminile, infatti, 12 sono guidate da under 35. Per i colleghi di genere maschile questo dato scende di 4 punti, fermandosi all’8% (Report Unioncamere 2020). Le aziende gestite da donne inoltre promuovono più azioni di responsabilità sociale, sono più attente ai temi dell’inclusione, della sostenibilità e sono più orientate verso la filosofia aziendale del “give back”. 

A ogni latitudine, il connubio tra microcredito e imprenditoria femminile appare sempre più stretto. Un dato di fatto che garantisce benefici a ogni società e ogni tessuto economico in cui questo si verifica.