Il mancato sostegno del senatore Manchin alla legge sul clima di certo non aiuta i progressi degli Stati Uniti per il raggiungimento del Net-Zero. Abbiamo sempre ritenuto improbabile che l’ambizioso pacchetto sul clima passasse al vaglio dell’attuale Congresso, tuttavia la mancanza di un accordo rallenta ma non ferma il percorso di decarbonizzazione in atto. Nonostante lo stallo politico a Washington, a livello statale si vedono i progressi, con California, Massachusetts, Colorado e Virginia che stanno implementando i propri obiettivi.
Gli Stati Uniti sono il terzo più grande mercato di energia solare e il secondo più grande mercato eolico del mondo. Le emissioni sono diminuite del 20% rispetto al picco del 2007, dati non proprio in linea con l’obiettivo dell’ azzeramento delle emissioni entro il 2050, ma certamente nella giusta direzione. Quest’anno la percentuale di energia a carbone nel mix elettrico degli Stati Uniti sarà di circa il 20%, il livello più basso di sempre e in calo rispetto al 30% del 2016. Ciò è avvenuto nonostante un’amministrazione favorevole al carbone, perché l’economia e gli interessi a lungo termine di tutti gli attori economici favoriscono l’energia a basse emissioni di carbonio.
In effetti, NextEra ha appena aggiunto più di 2 Gigawatt di progetti di energia pulita alla sua pipeline di sviluppo, dato che gli alti prezzi degli idrocarburi spingono la domanda di energia senza costi di carburante. Da non dimenticare il pacchetto infrastrutturale statunitense varato nel novembre 2021, che prevede finanziamenti significativi per le infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici e alcuni finanziamenti per l’idrogeno verde.
Mentre il voto del senatore Manchin sta facendo perdere agli Stati Uniti l’opportunità di dimostrare e consolidare la propria leadership in materia di cambiamenti climatici, in Europa si assiste a un’accelerazione degli sforzi di decarbonizzazione. La guerra tra Russia e Ucraina sta incoraggiando il passaggio alle energie rinnovabili. La tabella di marcia REPOwerEU, presentata a marzo dalla Commissione europea, definisce una serie di misure per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili e accelerare la transizione verde, al fine di abbassare i prezzi dell’energia e aumentare la sicurezza energetica, migliorando al contempo la competitività industriale e sostenendo la leadership tecnologica nelle industrie di domani. Il piano prevede una spinta verso l’idrogeno verde ed è supportato da finanziamenti recentemente annunciati per 17 progetti energetici, tra cui 400 MW di capacità di elettrolizzatori, più di quanti ne avesse il mondo intero al 2020.
Anche la Cina ha ambizioni di leadership tecnologica e sta spingendo molto nella stessa direzione. Quest’anno la metà delle installazioni solari mondiali sarà in Cina, così come circa la metà delle vendite globali di veicoli elettrici. Una città cinese ha più autobus elettrici di tutto il resto del mondo messo insieme. Quindi, al di fuori degli Stati Uniti, il movimento verso la decarbonizzazione sta semmai accelerando.
Nel frattempo, a livello aziendale, le imprese sono ancora più avanti: molte società statunitensi e multinazionali si sono impegnate a ridurre le proprie emissioni di carbonio. L’elenco delle multinazionali che si sono impegnate a produrre elettricità al 100% da fonti rinnovabili è in crescita. RE100 conta oggi 370 membri, tra cui molti nomi famosi statunitensi. In totale, un consumo di elettricità equivalente all’economia della Francia è impegnato nella decarbonizzazione. Oltre 1.200 aziende hanno fissato obiettivi scientifici in linea con il net zero, mentre 1.000 città e oltre 400 istituzioni finanziarie hanno aderito alla Race to Zero, impegnandosi a dimezzare le emissioni globali entro il 2030.
In sintesi, se da un lato sarebbe auspicabile una politica governativa più incisiva e dall’altro è necessario fare di più in tutto il mondo, dall’altro si sta già facendo molto sia negli Stati Uniti che altrove.