Le interviste ai protagonisti ESG

Pavot (LFDE): nei primi 3 mesi, i titoli con i migliori rating ESG hanno reso tre volte rispetto ai peggiori

La ricerca della performance accoppiata alla realizzazione di traguardi di investimento responsabile è stata fin dalla nascita, nel 1991, il principale obiettivo di La Financière de l’Echiquier (LFDE), una boutique di asset management parigina che integra l’esame di criteri ESG al 92% dei propri asset. LFDE è conosciuta per avere sviluppato un proprio approccio caratteristico all’analisi ESG, che pone particolare enfasi sulla valutazione della governance della società, nella convinzione che i manager lungimiranti possano diffondere le migliori pratiche ambientali e sociali basando la loro strategia sulla sostenibilità, realizzando anche una performance migliore. Il gruppo ha pubblicato uno studio riferito al 2020 che ha evidenziato come la performance a 10 anni dei titoli con migliori profili ESG (top 40) sia stata superiore di 3,2 volte quella del meno virtuosi (flop 40).

“Sono forti i nessi tra i rating ESG delle aziende e le performance finanziarie, e vanno analizzati nel lungo termine come emerge dal nostro studio SRI & Performance by LFDE, che copre un periodo di oltre 11 anni. Nel breve termine” osserva Coline Pavot Head of Responsible Investment Research, “è possibile osservare una certa volatilità, tra un semestre e l’altro, a seconda del contesto di mercato. Così, nel corso del primo trimestre 2021 il divario tra performance del top 40 e del flop 40 si è leggermente ridotto, passando da 3,2 volte a 3,0 volte, a seguito della rotazione settoriale iniziata alla fine del 2020”. Pavot spiega a ESGnews qual è l’approccio di LFDE agli investimenti sostenibili.

Coline Pavot

Come è strutturato il vostro metodo proprietario per analizzare i fattori ESG?

La nostra metodologia assegna alla Governance il 60% del punteggio ESG dato alle aziende, mentre il 40% residuale è suddiviso tra Environment e Social, con ponderazioni diverse a seconda del tipo di azienda, se industriale o di servizi. Per valutare la Governance di un’azienda teniamo conto della qualità e della legittimità del management, così come dei piani di remunerazione, della presenza o meno di contropoteri all’interno dell’azienda oppure del rispetto degli azionisti di minoranza. Il nostro approccio ESG si basa anche su una politica di esclusioni settoriali e normative, messa a fattore comune tra tutti i fondi che gestiamo e con requisiti più stringenti per i nostri fondi SRI e a impatto. La nostra metodologia proprietaria include anche una caratteristica specifica, l’incontro con le aziende sulle questioni ESG, che ci aiuta a consolidare la nostra conoscenza approfondita delle loro pratiche.

Su quali tematiche vi relazionate con le imprese?

Questi confronti regolari con il management portano all’instaurarsi di un dialogo di engagement e alla condivisione di aree di progresso sulle questioni ESG, su temi quali l’integrazione di criteri ESG nei piani di remunerazione del management o nella definizione di una politica ambientale ambiziosa. Dal 2018 votiamo in tutte le Assemblee degli azionisti delle aziende in cui siamo investiti, a prescindere dal capitale detenuto. Ogni anno pubblichiamo anche un report di voto e di engagement che ripercorre le nostre attività e specifica l’impatto del nostro impegno nei confronti delle aziende. La trasparenza sulle nostre metodologie e sui nostri investimenti è essenziale per noi.

Gestite due fondi a impatto su cosa sono focalizzati?

L’impact è, per noi, la nuova frontiera dell’SRI. Dimostriamo grande impegno, come emerge dalle nostre numerose partecipazioni ai gruppi di lavoro dedicati all’argomento sulla Piazza di Parigi e dalla nostra strategia aziendale sul clima, messa in atto nel marzo scorso.

Lanciato nel 2017, Echiquier Positive Impact Europe basa la sua strategia sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’ONU. Punta a selezionare le aziende che si distinguono per le loro buone pratiche ESG e le cui attività o prodotti e servizi forniscono soluzioni concrete agli SDG. LFDE è così un pioniere dell’Impact Investing in Francia e il nostro approccio selettivo è anche completamente trasparente: il rapporto di impatto annuale di Echiquier Positive Impact Europe, di cui sarà pubblicata a breve la terza edizione, permette ai nostri clienti di conoscere la portata dei loro investimenti.

Nel dicembre 2020 abbiamo lanciato la nostra seconda soluzione a impatto, Echiquier Climate Impact Europe, che si concentra sulla transizione energetica delle aziende. Questa strategia intende contribuire alla transizione climatica e alla carbon neutrality del continente europeo. Si basa su una metodologia innovativa chiamata “Maturité Climat” che ci permette di definire un punteggio climatico per le aziende. Echiquier Climate Impact Europe cerca di investire in tutti i settori dell’economia per sostenere la transizione delle imprese. L’engagement, insitonel DNA di questo fondo, rappresenta una dimensione particolarmente importante ai nostri occhi.

Quali scelte di investimento conviene fare un questo momento per chi vuole costruire in portafoglio ESG?

In qualità di investitori responsabili è importante sostenere le aziende nel tempo, rimanendo al loro fianco per diversi anni al fine di offrire loro la stabilità nella compagine azionaria di cui hanno bisogno per implementare la loro strategia CSR. A tal fine, indipendentemente dal contesto economico, si è dimostrata pertinente l’adesione al nostro processo di gestione rigoroso, collaudato da parecchi anni. Siamo convinti che selezionare le aziende per la qualità della loro governance, le loro performance ambientali e sociali, e l’eccellenza dei loro risultati finanziari si rivelerà sempre una combinazione vincente a lungo termine.

Come società vi siete dotati lo scorso mese di marzo di una strategia sulla decarbonizzazione. Quali sono i vostri impegni?

LFDE ha adottato una strategia dedicata al clima suddivisa in nove grandi impegni per coinvolgere i clienti e le imprese nella lotta contro il cambiamento climatico. Questa strategia aziendale comprende una politica rigorosa sul carbone, riconosciuta dall’ONG Reclaim Finance, con la quale LFDE si impegna onde escludere totalmente il carbone termico dai suoi investimenti entro il 2030. La nostra strategia dedicata al clima è al tempo stesso ambiziosa e pragmatica: LFDE si è dotata di una governance climatica e ha fatto formazione al consiglio di amministrazione e al comitato esecutivo, ma anche a tutti i collaboratori, in modo che le sfide climatiche siano incluse in tutti i business e i processi decisionali dell’azienda.

Avete anche obiettivi più ravvicinati?

Per un miglior controllo della nostra esposizione ai rischi climatici misureremo e comunicheremo gradualmente un certo numero di indicatori di performance climatica, rischi climatici e contributo alla transizione per tutti i nostri portafogli. A questo proposito, entro la fine del 2021, i nostri fondi con label SRI beneficeranno di un reporting sui rischi fisici, sulla transizione, la quota verde allineata alla tassonomia europea, la quota marrone e l’allineamento 2°C.

L’implementazione della misurazione dell’impronta carbonio nell’ambito dello scope 3 su tutti i portafogli sarà effettiva alla fine del 2021. Il nostro maggiore impegno nei confronti delle aziende si rifletterà nell’organizzazione di un Seminario annuale sul clima, che riunirà il team di gestione, tutti gli stakeholder del fondo e gli esperti di questioni climatiche e finanza ad impatto. L’obiettivo è quello di stimolare il confronto tra best practice

Siete conosciuti per il vostro expertise sulle piccole e medie imprese. Quali sono me differenze nell’analisi ESG delle Pmi rispetto alle grandi società?

In effetti, le small e mid cap europee sono un’expertise storica di LFDE da 30 anni. A differenza spesso delle small e mid cap, le large cap dispongono di risorse significative per implementare politiche di CSR e comunicare sugli aspetti ESG. Sono anche poco coperte dalle agenzie di rating e dai broker, trasformando così la nostra ricerca interna in un vero punto di forza. La nostra metodologia ci porta a incontrare regolarmente il management di queste aziende e ad approfondire la nostra conoscenza delle small & mid cap. Organizziamo con loro degli incontri specifici sulle questioni ESG, che ci forniscono una visione a tuttotondo delle loro sfide e azioni.

Anche l’analisi della loro governance è spesso atipica. Si tratta sovente di aziende a conduzione familiare con tutto ciò che ne deriva in termini di pratiche di governance. Anche l’impegno degli azionisti è molto importante. Attraverso il nostro dialogo riusciamo a esercitare un’influenza, talvolta forte, sulle loro politiche di CSR e sulla loro governance. Facciamo quindi leva sulla vicinanza e sul dialogo attivo per sostenerle nel migliorare le loro pratiche ESG. Sono aziende molto esigenti e molto ricettive nei confronti delle nostre raccomandazioni, che spesso vengono attuate più rapidamente che nelle large cap.

Assegnate alle società un punteggio per i fattori ESG va da 0 a 10. Quali sono le migliori aziende e ne avete trovata qualcuna da 10?

Ad oggi, il miglior punteggio ESG del nostro database, secondo la nostra metodologia proprietaria, è stato attribuito a Schneider Electric. L’azienda francese ha ricevuto un ottimo punteggio ESG, pari a 8,4/10 (il punteggio può variare nel tempo). Lo sviluppo sostenibile è supportato al massimo livello dal management e posto al centro del DNA e della strategia dell’azienda grazie a impegni forti come la carbon neutrality e l’uso di un prezzo interno del carbonio nelle decisioni di investimento del gruppo. Ad oggi, nessuna azienda ha ottenuto un punteggio ESG pari a 10/10. Crediamo che tutte le aziende abbiano un margine di miglioramento in termini di sostenibilità. Aggiorniamo inoltre la nostra metodologia ogni anno per adattarla alle nuove sfide che si profilano – come la biodiversità quest’anno – e per innalzare il livello dei requisiti.