De Capitani Sace | ESGnews

Intervista al Chief Financial & Sustainability Officer di Sace

De Capitani (Sace): puntiamo a “contribuire al benessere e alla prosperità della comunità”

Dal palco della COP28 appena iniziata, e a un anno dal lancio del nuovo Piano Industriale INSIEME2025, Sace, gruppo assicurativo-finanziario controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha annunciato la nuova Strategia ESG che rivoluziona il business model del gruppo per massimizzare l’impatto sui Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite (SDGs) e realizzare il purposeabbracciato con il nuovo Piano Industriale 2023-2025: contribuire al benessere e alla prosperità per la comunità.

La nuova Strategia, infatti, prevede una profonda evoluzione del modello operativo e di business integrando i criteri ambientali, sociali e di governance in tutti i processi decisionali e si fonda su un sistema di misurazione d’impatto basato su metriche scientifiche. 

Alla base della Strategia di Sace due pilastri. Il primo, accelerare la transizione delle imprese, con un focus specifico sui settori del futuro (energie rinnovabili, economia circolare, veicoli elettrici e mobilità condivisa) e un’attenzione particolare alle PMI grazie allo sviluppo di un ecosistema a loro dedicato. Il secondo pilastro punta a garantire la coerenza delle attività quotidiane interne, con iniziative volte alla riduzione dell’impatto ambientale dell’organizzazione, alla creazione di una catena di fornitura sostenibile e allo sviluppo delle persone di Sace verso un modello di leadership e valori sostenibili.

“I pilastri sono le direttrici evolutive del business model di Sace”, spiega Michele De Capitani, Chief Financial & Sustainability Officer di Sace in questa intervista a ESGnews. Oltre ad approfondire la nuova Strategia, De Capitani si sofferma anche sul ruolo che Sace ricopre in qualità di abilitatore della transizione a 360° e sul suo rapporto con gli shareholder, le istituzioni, e gli stakeholder, PMI e settore finanziario. 

Quali sono i vostri obiettivi e le priorità che volete realizzare con la Strategia ESG?

L’obiettivo della nuova Strategia ESG di Sace coincide con il suo purpose, che è generare benessere per la comunità in cui opera tramite i prodotti che mette al suo servizio. Per farlo, Sace si affida al framework degli SDGs delle Nazioni Unite, puntando a massimizzare l’impatto su ognuno dei 17 obiettivi. Per meglio monitorare gli impatti sugli SDGs, questi ultimi sono stati raggruppati da Sace in otto aree principali: energia rinnovabile, gestione dell’acqua, gestione delle risorse naturali, inquinamento, gestione dei rifiuti, impatto su ecosistemi e comunità, conduzione di vite appaganti e focus sulle norme sociali, la governance globale e la crescita economica. Il 2024 sarà un anno di controllo attento, tramite il ricorso a un modello proprietario di misurazione, basato su metriche scientifiche volte a capire qual è l’effetto dell’operato quotidiano del gruppo.

Quali sono i pilastri su cui si fonda la nuova Strategia ESG?

I pilastri sono le direttrici evolutive del business model di Sace. Il primo pilastro si basa sempre sul purpose e sull’ambizione di cambiare il paradigma operativo dei nostri clienti, agendo come abilitatore del cambiamento sistemico e della transizione delle aziende, anche grazie al punto di osservazione privilegiato di Sace in quanto società che fa da collante tra mondo finanziario, imprese e istituzioni. Per favorire il cambiamento, Sace ridefinisce la sua value proposition attraverso l’introduzione di nuovi prodotti sostenibili. Tra questi, oltre alle Garanzie Green[1] messe in essere dal 2020, sono stati inseriti gli ESG-linked factoring products e le Green Push[2]. Una forte ambizione in ambito di sostenibilità della società è quella di giungere al 2030 con metà del portafoglio composto da aziende di settori “nativi” sostenibili come le bioplastiche o le rinnovabili (che attualmente occupano il 10% del portafoglio). Tutti questi strumenti e iniziative puntano a creare un ecosistema per le PMI che consenta loro di prendere coscienza della necessita di avviare o rafforzare il proprio percorso di sviluppo sostenibile. 

Il cambiamento passa però anche dalla ridefinizione dei processi interni, dall’underwriting al risk managementalle strategie di investimento, con l’obiettivo di promuovere una finanza più sostenibile, così come previsto anche dalla COP28. Ed è qui che si inserisce il secondo pilastro della nuova Strategia, che punta a garantire la coerenza delle attività quotidiane interne. In quest’ottica Sace intende essere un esempio da seguire per le società con cui si interfaccia. 

Il vostro ruolo di abilitatore della transizione implica un dialogo continuo sia con aziende che con enti istituzionali. Come si svolge il confronto con i vostri principali stakeholder?

Le istituzioni di fatto sono il nostro shareholder, dato che Sace è partecipata dal Ministero dell’economia e delle finanze. Le interlocuzioni con le istituzioni avvengono su base quotidiana, ma ci sono dei momenti istituzionali durante l’anno che facilitano il livello di discussione, come per esempio la definizione della legge di bilancio. Questi momenti fungono da occasione particolarmente adatta per suggerire prodotti propedeutici allo sviluppo sostenibile. 

Altri interlocutori di rilievo sono i clienti di Sace, che comprendono operatori del settore finanziario e dalle imprese. Anche in questo caso il confronto può essere quotidiano, ma almeno una volta all’anno viene predisposto un dialogo su due livelli diversi: da una parte uno più ampio destinato a raccogliere le informazioni necessarie al bilancio di sostenibilità, dall’altro uno più ristretto e riservato, in cui avviene uno scambio ricco e interattivo per presentare i maggiori bisogni del sistema e proporre soluzioni innovative. 

Infine, c’è il confronto con gli stakeholder interni, le persone di Sace. A tal proposito, un’iniziativa lanciata proprio nei giorni scorsi è l’istituzione del Young Advisory Board, un comitato composto da 15 giovani under 30 che una volta a trimestre interagiranno direttamente con il CdA del gruppo per contribuire alle nuove direzioni di sviluppo dell’azienda. È una strategia di grande rilevanza perché il futuro è dei giovani, come ribadiscono le stesse Nazioni Unite nella definizione di sviluppo sostenibile, inteso come un modello che sia in grado di “soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. 

Come supportate le PMI e quali sono le loro esigenze che percepite come più importanti?

Il dialogo con le PMI è il fulcro dell’attività di ascolto che Sace adopera con i propri stakeholder. In particolare, con le PMI il gruppo ha definito una strategia per promuovere il loro sviluppo sostenibile coinvolgendole attivamente. Nel progetto di co-design con le imprese, Sace ha definito un open market (una piattaforma digitale, ndr) dove le PMI possono trovare tutte le competenze, i servizi, le partnership, la consulenza e i prodotti di cui hanno bisogno per intraprendere il loro percorso di transizione. In questo contesto, la mappatura dei bisogni delle PMI ha riportato necessità ad ampio spettro, dalla semplice conoscenza di alcuni concetti, al reperimento dei dati, alla comprensione dei meccanismi di rating ESG. Il minimo comune denominatore è però che le PMI hanno bisogno di una guida che le supporti nell’affrontare la complessità della transizione verso lo sviluppo sostenibile. 

Ad oggi le PMI coinvolte da Sace sono 44.000 e tutte possono accedere alla piattaforma in modo gratuito per incontrare i partner e per acquisire le conoscenze fondamentali per il cambiamento. 

Il focus della COP28 è la sostenibilità ambientale, ma per Sace è molto importante anche l’aspetto sociale. Come coniugate i due ambiti?

La sostenibilità è olistica, non si può essere sostenibili da un punto di vista ambientale trascurando l’aspetto sociale e quello della governance. Il cambiamento di paradigma attuato da Sace, anche quello interno, riflette proprio questo approccio. Bisogna chiedersi sempre, in qualsiasi ambito e rispetto a qualsiasi azione aziendale, quale può essere l’impatto su ambiente e società. Proprio a proposito della ridefinizione dei processi interni, recentemente nell’ambito dell’attività di ristrutturazione dei crediti, che fino a poco tempo fa si basava su una logica di massimizzazione finanziaria, è stato inserito il tema dell’impatto sul pianeta. Ciò implica che in ogni attività di ristrutturazione parte dell’ammontare che viene riscadenziato è destinato a un progetto sostenibile. Un esempio recente è un progetto con cui Sace ha coinvolto una squadra di calcio italiana per indirizzare un ammontare considerevole della ristrutturazione all’inclusione di bambini di famiglie con ISEE basso per poter accedere alla scuola di calcio. Questo è un esempio di come la finanza può ripensare i propri progetti e includere impatti anche sociali in qualsiasi processo. 


[1] Dall’inizio delle operazioni nel 2020 sono state condotte 500 operazioni con Garanzia Green per un valore complessivo di 12 miliardi di euro.

[2] Nuova soluzioni nell’ambito del programma Push Strategy, l’iniziativa che punta a rafforzare il posizionamento delle PMI italiane nelle catene globali di fornitura, con l’obiettivo di valorizzare l’export Made in Italy a supporto della transizione green a livello internazionale. Grazie alla Push Strategy, Sace ha garantito 7 miliardi di euro di finanziamenti e organizzato, in Italia e all’estero, 150 incontri di business matching, coinvolgendo oltre 5.500 imprese italiane, la maggior parte delle quali PMI.

Alessandra Ricci, amministratore delegato di Sace, presenta la strategia ESG del gruppo in occasione della COP28