Intervista a Federica Calvetti, responsabile ESG di Eurizon

Coerenza e determinazione le parole chiave dell’approccio di Eurizon alla sostenibilità

La sostenibilità non è solo a parole, contano molto iniziative concrete e numeri. I numeri dell’azionariato attivo di Eurizon rappresentano un impegno che ha portato la sgr, nel corso del 2023, ad esprimere un voto su oltre 18 mila risoluzioni, in netto incremento rispetto alle circa 3.300 del 2022, e a condurre 542 engagement, di cui circa il 40% su tematiche ESG. Inoltre la società ha evidenziato dei piani di engagement strutturati da condurre entro il 2030 con 155 società responsabili del 90% delle emissioni finanziate dal Portfolio in Scope: più in dettaglio Eurizon a fine anno 2023 ha ingaggiato 46 emittenti, responsabili del 47% delle emissioni finanziate. 

Sono questi alcuni dei dati che Federica Calvetti, ESG Coordinator di Eurizon (Gruppo Intesa San Paolo) ha condiviso in questa intervista con ESG News sulle strategie di sostenibilità del gruppo che conta su un patrimonio dei fondi classificati ai sensi degli articoli 8 e 9 del Regolamento SFDR pari a 149 miliardi di euro (73,3% del patrimonio gestito in fondi) e una gamma di 306 prodotti. 

La trasparenza nelle comunicazioni è un altro degli impegni del gruppo che pubblica report annuali dedicati come il report di sostenibilità, il Net Zero Progress Report che dà conto dell’andamento della Net Zero Asset Managers Initiative di cui Eurizon è stato primo firmatario in Italia nel 2021 e lo Stewardship Report. In particolare, per quanto riguarda l’attività di Stewardship, con l’obiettivo di rendere più mirata l’attività di engagement e di voto, per il 2024 vengono confermati come temi di interesse prioritario il cambiamento climatico, la biodiversità, i diritti umani e le pratiche di governo societario. 

Qual è l’approccio di Eurizon alla sostenibilità?

La sostenibilità per Eurizon è un valore aziendale condiviso e l’attuale Piano di Impresa riconosce alla sostenibilità un ruolo chiave nello sviluppo delle strategie sostenibili del gruppo.  

Attraverso l’integrazione nel processo di investimento dei fattori ESG, Eurizon offre un’ampia gamma diversificata di prodotti attenti alla sostenibilità: a fine anno 2023, il patrimonio dei fondi classificati ai sensi degli articoli 8 e 9 del Regolamento SFDR ammontava a 149 miliardi di euro (73,3% del patrimonio gestito in fondi) e comprendeva 306 prodotti. Complessivamente, stimiamo che in Eurizon siano oltre trenta gli FTE coinvolti in materia di sostenibilità: il team ESG & Strategic Activism ha il compito di guidare le strategie di sostenibilità interfacciandosi con funzioni e strutture aziendali trasversali a loro volta coinvolte e competenti ed è inoltre responsabile delle attività di azionariato attivo, un’area di forte impegno e sviluppo per Eurizon: nel corso del 2023, abbiamo espresso il voto su oltre 18 mila risoluzioni, rispetto alle circa 3.300 del 2022, e condotto 542 engagement, di cui circa il 40% su tematiche ESG.  La responsabilità sociale di Eurizon si concretizza inoltre nelle attività di devoluzione: dal 2016, ammontano a oltre 4 milioni di euro le donazioni a favore di enti del terzo settore impegnati nel supportare le comunità locali o a sviluppare progetti su scala nazionale anche nel campo della ricerca medica, ai sensi della documentazione di offerta di fondi cd. etici.  

Infine, va citato il forte impegno di Eurizon nel comunicare in modo trasparente i propri risultati attraverso la pubblicazione di report dedicati come il Report di Sostenibilità, il rinnovato Stewardship Report, e il più recente Net Zero Progress Report, che offre una panoramica sullo stato di avanzamento degli impegni Net Zero di Eurizon.

In che modo Eurizon integra la sostenibilità nel processo di investimento?

Nel processo di investimento, la definizione delle strategie ESG/SRI nell’ambito della Politica di Sostenibilità rientra nella fase di allocazione strategica, mentre i criteri di sostenibilità sono integrati nell’analisi, selezione e composizione dei portafogli gestiti e vengono monitorati nel continuo dalle funzioni di controllo.

Le strategie ESG/SRI adottate da Eurizon si compongono di criteri di selezione negativa,   positiva e pratiche di azionariato attivo.   Nel dettaglio, tutti i prodotti a gestione attiva applicano criteri di esclusione basati sul settore di appartenenza  e sul  profilo di sostenibilità dell’emittente:  vengono infatti esclusi gli emittenti che generano ricavi dall’estrazione e produzione di energia elettrica da carbone termico o dallo sfruttamento delle sabbie bituminose sopra a determinate soglie, o che sono direttamente coinvolti nella manifattura di armi controverse (per esempio, bombe a grappolo, mine antiuomo, laser accecanti, uranio impoverito,…), e gli emittenti ritenuti “critici” in quanto maggiormente esposti ai rischi di tipo ambientale e/o sociale o presentano un sistema di governance debole.  Inoltre, i prodotti attenti alla sostenibilità (ai sensi degli articoli 8 e 9 del Regolamento SFDR) adottano delle logiche di selezione positiva, declinate in funzione dell’asset class di riferimento, quali per esempio il perseguimento di un punteggio ESG del portafoglio superiore a quello del benchmark o universo di investimento, l’investimento in indici costruiti secondo logiche ESG, l’investimento in titoli governativi emessi da paesi che superano appositi processi di screening,  processi di selezione di fondi che a loro volta promuovono caratteristiche ambientali e/o sociali o hanno obiettivi di investimento sostenibile, nel rispetto di prassi di buona governance. Infine, i prodotti attenti alla sostenibilità adottano pratiche di azionariato attivo, quali l’engagement e l’esercizio dei diritti di voto laddove previsto.

Quali sono i temi prioritari e più rilevanti in ambito ESG per Eurizon?

Ogni anno identifichiamo i temi prioritari su cui focalizzare la nostra attività di Stewardship con l’obiettivo di rendere più mirata l’attività di engagement e di voto: per il 2024, abbiamo confermato quali temi di interesse prioritario il cambiamento climatico, la biodiversità, i diritti umani e le pratiche di governo societario; per ciascuna “macro-tematica”, abbiamo inoltre declinato degli specifici obiettivi di analisi. Per esempio, nell’ambito del cambiamento climatico, al fine di raggiungere l’obiettivo Net Zero entro il 2050, è fondamentale coinvolgere i settori cd. “ad alto impatto”, per i quali è particolarmente critica l’individuazione e implementazione di piani di transizione credibili ed efficaci, in grado di tradursi in una significativa riduzione delle emissioni di carbonio prodotte; in quest’ottica, abbiamo aderito a “Climate Action 100+”, l’iniziativa di engagement collettivo rivolta alle 170 società più inquinanti al mondo. Per quanto riguarda la conservazione della biodiversità,  sproniamo le aziende a valutare e misurare il loro impatto sull’ambiente e abbiamo elaborato una metodologia che ci permette di identificare le società maggiormente esposte a questi rischi, prendendo in considerazione sia la localizzazione geografica dei siti produttivi e delle attività degli emittenti, sia il livello di consapevolezza e attenzione del management; siamo inoltre membri di “Nature Action 100”, l’iniziativa collettiva nata lo scorso anno per  tutelare gli ecosistemi in cui le aziende operano. Inoltre, con l’approvazione della Direttiva Europea su Corporate Sustainability Due Diligence (CS3D), assume rilevanza il monitoraggio della catena di approvvigionamento su temi ambientali e sociali da parte delle società partecipate: a questo proposito, nel 2023, Eurizon ha aderito ad Advance, iniziativa promossa da UN PRI per stimolare la collaborazione tra investitori in ambito di diritti umani e sociali.  Per quanto riguarda la governance, le aree di maggior focus sono la valorizzazione della diversità nella definizione dei processi di gestione, di analisi e decisionali e la composizione degli organi di amministrazione, aspetti che riteniamo essenziali al fine di garantire la supervisione dei rischi, la costante tutela e l’allineamento degli interessi dell’azienda con quelli dei suoi Stakeholder.

Nel novembre 2021 Eurizon è stata la prima società di asset management italiana ad aderire alla Net Zero Asset Managers Initiative, impegnandosi a collaborare con le società in cui investe su obiettivi concreti di decarbonizzazione. A che punto siete?

Recentemente, abbiamo pubblicato su base volontaria un report che rendiconta i progressi registrati a fine 2023 e sui quali possiamo ritenerci soddisfatti, anche se riconosciamo che la strada da percorrere sia ancora parecchio lunga.  In particolare, apprezziamo come negli ultimi due anni sia più che raddoppiata la quota parte del nostro Portfolio in Scope investita in emittenti che non solo hanno dichiarato la propria ambizione di voler operare in linea con quanto previsto dallo scenario Net Zero nel lungo termine, ma che hanno anche definito obiettivi concreti, in alcuni casi a valere su dettagliate strategie di decarbonizzazione. Inoltre, sono diminuite sensibilmente le emissioni di carbonio associate al Portfolio in Scope: rispetto al nostro obiettivo di ridurre la media ponderata dell’intensità di carbonio del Portfolio in Scope del 50% entro il 2030 (rispetto al 2019), a fine anno 2023 abbiamo calcolato una riduzione di poco superiore al 24%, a testimonianza del diffuso impegno degli emittenti corporate su cui il portafoglio è incentrato. È importante evidenziare come la Stewardship rappresenti lo strumento principale attraverso cui gli Asset Managers firmatari dell’iniziativa riescono ad incidere più concretamente sul raggiungimento degli obiettivi, andando a sensibilizzare gli emittenti nell’ individuazione, implementazione e realizzazione di adeguate misure e ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione. A questo proposito, abbiamo stabilito piani di engagement strutturati da condurre entro il 2030 con 155 società responsabili del 90% delle emissioni finanziate dal Portfolio in Scope: a fine anno 2023 abbiamo ingaggiato 46 emittenti, responsabili del 47% delle emissioni finanziate.  Per essere ancora più efficaci, abbiamo lavorato ad un framework che ci permette di valutare la responsabilità individuale degli amministratori delle società partecipate nella gestione dei rischi e delle opportunità derivanti dal cambiamento climatico, così da esprimere il voto in modo informato e coerente.  Inoltre, la conduzione di engagement finalizzati e puntuali ci ha permesso di approfondire le dinamiche in grado di influenzare i progressi di alcuni settori, tra cui quello del cemento, per cui abbiamo pubblicato sul sito di UN PRI un case study dedicato che illustra come le aspettative per i singoli emittenti possano essere declinate diversamente in considerazione, per esempio, delle diverse aree geografiche di operatività.

L’approvazione della CS3D (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), la direttiva sulla due diligence aziendale, impegna le imprese a gestire i rischi legati al rispetto dei diritti umani oltre a quelli ambientali lungo tutta la catena di fornitura. Dal vostro osservatorio a che punto sono le aziende su questo fronte?

Siamo agli inizi. La direttiva CS3D è particolarmente significativa almeno per due aspetti: innanzitutto, quando entrerà in vigore, rivolgendosi non solo alle società europee, ma anche alle società estere con un certo livello di operatività in territorio UE,  offrirà un quadro giuridico armonizzato fondato su condizioni di parità; inoltre, interessando la catena di fornitura, coinvolgerà anche società più piccole, a loro volta incentivate ad adottare strategie aziendali incentrate sui principi di responsabilità sociale.  In sostanza, la CS3D potrà innescare processi virtuosi su più livelli e tutelare i paesi in via di sviluppo maggiormente esposti a queste tematiche. A questo proposito, un recente studio di IBM Institute for Business Value che ha coinvolto 5,000 C-Suite di 22 industrie e 22 paesi evidenzia come attraverso l’integrazione di metriche e criteri di sostenibilità nelle decisioni di approvvigionamento sia possibile ottenere migliori prestazioni di sostenibilità e migliori risultati commerciali, grazie ad una più completa comprensione delle sfide che i fornitori devono affrontare.  Un esempio di area sulla quale la CS3D potrebbe incentivare maggiori progressi da parte delle aziende è quella delle emissioni di scopo 3 e della relativa tracciabilità; in ambito sociale, la CS3D introduce questioni strettamente legate alla realizzazione di una transizione giusta e inclusiva (cd. “Just Transition”), fondata sul rispetto dei diritti dei lavoratori e delle comunità locali.  

E invece quanto centrale è la parità di genere nell’attività di Stewardship che effettuate?

La nostra strategia di voto identifica il 33% come soglia minima in termini di rappresentanza di genere nei Consigli di Amministrazione; tale soglia si applica a tutte le giurisdizioni, ad eccezione di alcuni paesi, come per esempio Cina e Giappone, dove abbiamo ritenuto necessario, per il momento, adottare un approccio graduale per cui richiediamo la presenza di almeno una donna nel board; lo stesso vale per le geografie dove sono in vigore normative, o trovano applicazione prassi locali, più severe.  A questo proposito, è  interessante notare come recenti studi, tra cui  “Women in the boardroom” pubblicato da Deloitte a marzo di quest’anno, evidenziano come le politiche di voto e le aspettative degli investitori nel tempo possano avere un effetto positivo sulla rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione.

 Proprio per la mancanza di diversità nel consiglio di amministrazione, nel 2023 Eurizon ha votato contro il presidente del comitato nomine, o la rielezione degli amministratori, in 146 società, di cui circa tre quarti quotate negli Stati Uniti.  In Italia, in particolare, è prevista la presenza di una quota minima del 40% di rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione e trova applicazione il meccanismo del voto di lista attraverso cui, nel 2023, Eurizon ha contribuito, in coordinamento con il Comitato dei Gestori di Assogestioni, alla nomina di 59 consiglieri e 70 sindaci, di cui il 50% dei candidati eletti sono donne.

Sempre più frequentemente, l’espressione del voto è anche il risultato dell’attività di engagement condotta da Eurizon nel 2023: per quanto riguarda le tematiche sociali, il 10% degli engagement riguardavano i temi della disparità retributiva di genere, dell’inclusione delle minoranze e della diversità; in 104 occasioni abbiamo discusso la nomina e la composizione degli organi societari.

Avete mai votato contro dei piani di transizione che non rispettavano i vostri criteri in ambito ESG?

Molte società hanno annunciato l’ambizione di voler raggiungere obiettivi di decarbonizzazione a lungo termine per raggiungere la neutralità climatica, ma affinché questi obiettivi vengano realizzati, è importante articolare piani di transizione credibili. Nel corso del 2023 non abbiamo supportato quasi un quarto (il 24%) dei piani di transizione votati e ci siamo espressi a favore del manifesto “Say on Climate”, promosso dal Forum pour l’Investissment Responsable francese, che incoraggia le società ad instaurare un confronto con gli investitori istituzionali.  In generale, ci impegniamo a votare contro in assenza di un obiettivo dichiarato di neutralità climatica entro il 2050 che copra le emissioni operative dirette di “Scope 1” ed indirette di “Scope 2”. 

Poiché le valutazioni sui piani di transizione sono complesse e interessano settori che presentano sfide molto diverse tra loro, abbiamo messo a punto un modello di valutazione che ci permette di votare coerentemente tali proposte, tenendo inoltre in considerazione i risultati degli eventuali engagement condotti.

Un esempio significativo è quello di una società appartenente al settore Oil & Gas per cui nel 2022 avevamo valutato positivamente gli sforzi del management nell’adottare una strategia basata sulla diversificazione delle fonti energetiche e sulla crescita delle attività a basse emissioni di carbonio; tuttavia, trascorso un anno, continuavamo ad evidenziare l’assenza di obiettivi assoluti a breve e medio termine, anche lungo la catena del valore, e di dettagli relativi sulla spesa in conto capitale. In questo caso, quindi, abbiamo votato contro la proposta “Say on Climate”, nonostante l’engagement con la società precedente al voto. 

Oltre il 70% dei vostri asset è qualificato art. 8 e art 9 secondo la SFDR. Dopo la selezione, come monitorate questi strumenti finanziari?

Le funzioni di controllo monitorano nel continuo il rispetto dei limiti previsti dalle strategie ESG/SRI adottate dai prodotti; inoltre, attraverso appositi screening, su base mensile identifichiamo gli emittenti appartenenti ai settori considerati “non responsabili” e quelli con un’elevata esposizione a rischi ESG, che sono esclusi dall’investimento per i prodotti a gestione attiva.  Con la stessa cadenza, identifichiamo anche gli emittenti che non rispettano prassi di buon governo societario, in quanto una governance robusta è condizione necessaria per l’investimento nei prodotti ai sensi degli articoli 8 e 9 del Regolamento SFDR. Per gli emittenti con un’esposizione al settore del carbone termico e dello sfruttamento delle sabbie bituminose inferiore alle soglie di esclusione vengono attivati specifici processi di engagement con l’obiettivo di verificare l’assenza di nuovi progetti di sviluppo e il graduale “phase out” (o “uscita”) da tali attività; l’esito delle attività di engagement su tali emittenti può determinare restrizioni e/o esclusioni rispetto all’universo di investimento dei patrimoni gestiti. Gli emittenti segnalati, previo approfondimento delle motivazioni per cui un certo emittente è stato segnalato, sono sottoposti periodicamente al Comitato ESG, un organo divisionale composto da tutte le principali funzioni aziendali e presieduto dal CEO. Il Comitato, che si riunisce su base almeno trimestrale, si occupa di monitorare l’applicazione della Politica di Sostenibilità e supporta le decisioni del Consiglio di Amministrazione.