Marco Arduini EuroGroup Laminations transizione energetica | ESG News

Intervista

Arduini (EuroGroup): “La transizione energetica spinge la nostra crescita”

Approdato in borsa all’inizio del 2023, EuroGroup Laminations è il leader mondiale di uno dei componenti chiave dei motori elettrici, il “motor core”. Un primato tutto italiano, conquistato dal gruppo di Baranzate, alle porte di Milano, a suon di acquisizioni e grazie all’assoluta eccellenza tecnologica, che gli ha permesso di essere scelto come partner dai principali gruppi mondiali dell’elettrico. E che ora lo pone al centro della transizione energetica, con un ruolo di fornitore strategico a partire dalle auto elettriche, ma non solo.

Tutti i settori che puntano all’elettrificazione hanno infatti bisogno dei prodotti forniti da EuroGroup, i cosiddetti nuclei motorici, in inglese “motor core”, ossia lo statore e il rotore, componenti essenziali del motore elettrico. Lo statore è l’elemento nel quale l’energia elettrica viene convertita in un campo magnetico e mette in moto il rotore, dando vita al meccanismo su cui si basano i motori e i generatori elettrici dei più diversi settori, dall’auto alle pale eoliche.

Il gruppo è guidato dall’amministratore delegato Marco Stefano Arduini, che ne ha preso in mano le redini 15 anni fa e lo ha portato al successo anche grazie alla lungimiranza che lo ha portato a credere in anticipo rispetto ai tempi alla svolta green dell’economia. “Per decarbonizzare il sistema produttivo, il passaggio dal motore a combustione a quello elettrico è un elemento centrale. Se pensiamo che il mondo rimanga quello di una volta allora siamo destinati a subire la trasformazione, mentre bisogna essere attori attivi e trovare il modo di riallineare i fattori e le attività al nuovo scenario”, ha commentato Arduini in questa intervista a ESGnews nella quale ha delineato le prospettive del gruppo il cui motto è “preserviamo il Pianeta attraverso l’efficienza”.

Quotata da pochi mesi alla Borsa di Milano, EG è uno dei leader mondiali nel settore dei motori elettrici. Quali sono stati i passi e le capacità che hanno reso possibile diventare in così pochi anni il leader in un settore così all’avanguardia?

Il gruppo è nato nel 1967 posizionandosi in un’industria, quella del motore elettrico, che già vantava numerosi distretti in Italia specializzati a seconda delle applicazioni: nelle Marche e in Lombardia per quanto riguarda le applicazioni domestiche, in Emilia-Romagna per quelle industriali e nell’area del Veneto per quelle legate alla generazione di energia. A piccoli passi abbiamo conquistato prima la leadership italiana e poi nel 2000 quella europea, superando gli storici competitor francesi e tedeschi che avevano una storia più lunga in quanto nati a cavallo tra le due guerre.

Abbiamo avviato una fase di sviluppo internazionale seguendo le richieste dei clienti, a partire da Porsche per il quale nel 2006 abbiamo installato uno stabilimento in Messico. Nel 2016 abbiamo sorpassato gli ultimi due concorrenti e, con 12 impianti nel mondo e 2.800 dipendenti, abbiamo raggiunto la leadership mondiale.

Il 2016 è stato anche l’anno in cui è iniziata la nostra ultima fase di espansione, principalmente legata alla transizione energetica: per decarbonizzare il sistema produttivo, infatti, il passaggio dal motore a combustione a quello elettrico è centrale. L’esperienza costruita in 50 anni ci ha fatti trovare nella giusta posizione per diventare il punto di riferimento per gli OEM (Original Equipment Manufacturer) dell’automotive nel momento in cui hanno iniziato a investire massicciamente nell’auto elettrica. Ora con un portafoglio di ordini di 6 miliardi e le risorse finanziarie ottenute grazie alla quotazione in borsa e al nostro partner Tikehau Capital, siamo pronti ad accelerare il nostro sviluppo.

Quali sono le caratteristiche che vi contraddistinguono e differenziano dai competitor?

I due elementi che ci contraddistinguono sono tecnologia e competitività e soprattutto la capacità di saper costruire il giusto equilibrio tra queste due. Il gruppo ha una reputazione nel mercato del motore elettrico e dei generatori che è unica e che abbiamo costruito nel corso del tempo, conquistando clienti in tutto il mondo a cui forniamo lo statore e il rotore, componenti chiave del motore elettrico. Una buona descrizione della nostra organizzazione potrebbe essere “cliente centrica”. Infatti, è dal confronto con i clienti che riceviamo le indicazioni per sviluppare i nostri prodotti al meglio e corrispondenti alle necessità sia singole, ma anche di mercato.

Dal 2016 a oggi siamo diventati per molti OEM dei veri e propri partner tecnologici e non dei semplici fornitori. L’essere stati pionieri nell’auto elettrica ci ha permesso di stare vicino a quelle aziende che avevano scelto questa strada come priorità, quindi di crederci prima di altri e di investire prima che diventasse un trend di mercato affermato. Questo ha favorito lo sviluppo di una tecnologia all’avanguardia e ampia.

Inoltre, grazie alla nostra dimensione riusciamo a supportare i nostri clienti in tutte le regioni in cui risiedono e quindi a permettere il roll out di produzione facilmente senza dover ricorrere a interlocutori diversi.

Il vostro prodotto è fatto con l’acciaio elettrico e lavorate con circa 22 acciaierie in tutto il mondo. A che punto sono sul fronte ESG le imprese di questo settore “hard to abate”?

Le acciaierie stanno lavorando sulla decarbonizzazione e abbiamo riscontrato da parte di tutti i nostri interlocutori sensibilità al riguardo. Per primi facciamo pressione affinché il materiale che acquistiamo sia prodotto con energia rinnovabile. La soluzione principale per questo settore è l’idrogeno verde e ad oggi la messa in esecuzione su scala di questa soluzione non è così lontana.

Inoltre, le acciaierie sono parte integrante della filiera dell’automotive e ricevono da anni stimoli da parte degli OEM nella direzione dell’integrazione dei fattori ESG e della riduzione delle emissioni di CO2 del processo produttivo. Bosch, per esempio, ha iniziato a lavorare sulla decarbonizzazione della filiera già da circa cinque anni e quindi a chiedere ai propri fornitori programmi e target allineati al net zero. Lo stesso fa Volkswagen che ha inserito KPI ESG e social rating tra gli elementi chiave per la selezione delle aziende fornitrici.

Quanto investite in innovazione e quale tipo di collaborazione avete con il sistema Italia a partire dalle università?

Il mercato globale dei motori e dei generatori elettrici è destinato a crescere a un ritmo accelerato nei prossimi 10 anni, con una domanda diffusa di prodotti e soluzioni efficienti dal punto di vista energetico, di alta qualità, con prezzi competitivi, prodotti con tecnologie digitali e con modelli dai tempi di commercializzazione (TTM) brevi. In tale contesto, l’innovazione guida tutti i nostri processi aziendali per lo sviluppo e la fornitura di prodotti. Pertanto, gran parte dei nostri investimenti, una media di 90 milioni l’anno, va in questa direzione.

Per poter raggiungere i risultati che otteniamo e che auspichiamo per il futuro, risorse e innovazione sono molto importanti e per questo collaboriamo con le università nei paesi in cui operiamo tra cui Germania, Messico, Cina e ovviamente Italia – in particolare con i poli ad Aquila, Padova, Milano e Torino che hanno un know how forte in questo settore. Anche le attività di recruiting sono fatte con la collaborazione degli enti accademici.

Da questo punto di vista Milano ha una grande capacità di attrarre talenti e sia con l’ingresso di Tikehau Capital che con la quotazione in Borsa a febbraio 2023 abbiamo rafforzato la nostra reputazione di azienda orientata allo sviluppo e al futuro con capacità di attrarre risorse ad alto potenziale.

Quali sono i vostri progetti in ambito ESG più significativi?

In primo luogo, il calcolo della nostra PCF (Product Carbon Footprint), ossia l’impatto in termini di emissioni di gas serra dei nostri prodotti. In merito, stiamo realizzando un progetto con ThyssenKrupp, fornitore di acciaio, Zetaeffe, azienda lombarda con 50 miliardi di fatturato di componentistica, e Siemens come supporto sul software. Puntiamo a presentarlo in occasione della COP28 di Dubai come esempio di alleanza di sistema per decarbonizzare la filiera dell’automotive.

Siemens ha infatti elaborato SiGREEN, un software che permette di tracciare la quantità di CO2 per componente lungo tutta la filiera e quindi di restituire la PCF del prodotto finale. Lo standard utilizzato è quello di Catena X, primo ecosistema di dati aperti e collaborativi per l’industria automobilistica promosso dalle grandi OEM dell’automotive. Una piattaforma a cui siamo molto felici di collaborare perché lavora nella direzione di creare uno standard del calcolo della carbon footprint comune che permette di paragonare i dati e quindi le impronte carboniche di aziende dello stesso settore.

In Messico siamo inoltre impegnati su un progetto di economia circolare, in collaborazione con il Ministero dell’economia e dello sviluppo sostenibile locale, e su un programma di formazione duale per i nostri dipendenti, grazie al supporto del Ministero dell’istruzione, per cui offriamo alle persone in azienda non solo la formazione in ambito lavorativo, ma anche la possibilità di iscriversi a piani accademici per migliorare il proprio livello di istruzione.

Uno degli SDGs dell’ONU che perseguite è quello della parità di genere. Quali difficoltà incontrate in un settore come il vostro?

Siamo una società di produzione quindi la forza lavoro è per lo più legata alle persone che operano in fabbrica. In Italia la popolazione è sempre stata storicamente più maschile che femminile, mentre all’estero è diverso. In Messico, USA e Cina abbiamo riscontrato sin da subito una presenza di dipendenti di sesso sia maschile che femminile più bilanciata non solo negli stabilimenti ma anche negli uffici.

Ad ogni modo, stiamo lavorando per creare l’equilibrio di genere in tutte le nostre sedi e iniziamo a vedere i primi segni di cambiamento. Nel 2022 il tasso di assunzione delle donne è triplicato rispetto al 2021 e al contempo è migliorata la retention che vuol dire che proporzionalmente c’è un tasso di uscita più basso. Ovviamente sono primi numeri per costruire il futuro.

L’altra parte del fatturato deriva dal settore industriale dove le tecnologie green (come pale eoliche, trattamento delle acque reflue) hanno una notevole importanza. Come vede lo sviluppo di questa area?

Siamo entrati nel mercato della generazione dell’energia negli anni Novanta perché abbiamo abbracciato una visione di sistema che includeva già l’integrazione delle fonti energetiche pulite. Abbiamo collaborato in tal senso da subito con Enel, Vestas e Siemens. Negli ultimi anni, complice la transizione energetica, l’evoluzione della tecnologia ha avuto senza dubbio un’accelerazione ed è un trend che non può che avanzare se davvero si vogliono raggiungere i target climatici auspicati.

Il numero di motori elettrici venduti nel mondo raddoppierà entro il 2040 sia per l’espansione del mercato dell’EV (Electric Vehicle), ma anche per lo sviluppo delle possibilità di applicazioni in diversi campi industriali a partire dagli elettrodomestici, passando alla logistica e al trattamento delle acque reflue.

La leadership cinese nelle batterie rischia di creare nuove vulnerabilità del sistema economico europeo?

Dal mio punto di vista il tema riguarda la trasformazione che stiamo vivendo di cui bisogna cogliere le opportunità, cavalcando l’onda, e non vederne solo il rischio, restando passivi. La Cina è una grande potenza non solo in termini tecnologici ma anche di dimensioni. Ad oggi, per esempio, produce il 60% dell’acciaio necessario alla transizione. Non credo che il punto sia la dipendenza da un determinato mercato, bensì la modalità con cui decidiamo di agire in questo momento di passaggio e quindi come organizzeremo le filiere affinché possano essere efficaci sul piano della sostenibilità economica, ambientale e sociale.

In Europa esiste tutto il know how necessario. Se pensiamo che il mondo rimanga quello di una volta allora subiremo la trasformazione, mentre bisogna essere attori attivi e trovare il modo di riallineare i fattori e le attività a questo nuovo scenario.

Qual è il vostro impegno verso una trasformazione sostenibile del vostro modello di business?

Cito il nostro committment aziendale: E-motion for the planet. Si riferisce al nostro impegno nel muoverci per il Pianeta, supportando la transizione, ma anche alle emozioni che ci spingono ad agire a favore della preservazione della Terra che ci ospita.