Editoriale

Russia, con la guerra aumentano i dubbi sull’ESG

Carri armati, bombe, esplosioni. Morti. Immagini che speravamo di non dovere vedere più. Nel cuore dell’Europa, nel 2022. Proprio mentre la pace sembrava quasi un obiettivo scontato nel Vecchio Continente e anche Eurostat nel rapporto 2021 attestava che l’SDG numero 16 dell’Agenda 2030 dell’0nu, ossia Pace, giustizia e istituzioni forti, era quello in cui si erano fatti i maggiori progressi, l’attacco all’Ucraina irrompe come un brusco passo indietro.

Diciamolo a chiare lettere: il rispetto dell’uomo e della vita umana sono alla base di tutto. Se questo viene a mancare il resto passa in secondo piano. Il senso profondo di tutta la spinta a introdurre i criteri ESG, ossia di rispetto dell’ambiente, dei rapporti sociali e della governance è arrivare a un futuro migliore per le persone e per il pianeta. La guerra è semplicemente incompatibile.

Di fronte a questo scenario a prescindere dalle sanzioni e dalle considerazioni economiche risulta opportuno un ragionamento in chiave ESG degli investimenti in Russia, in particolare nei titoli di stato e legati al governo. Può un fondo che si dichiara sostenibile investire in un Paese che si fa promotore di una guerra?

In una situazione così drammatico anche gli asset manager devono decidere quale sia la strategia più coerente con il proprio profilo ESG. Per ora non molti hanno preso decisioni a riguardo.

Uno dei primi fondo a escludere la Russia dai propri portafogli è stato il fondo pensione danese Akademiker Pension. Il fondo aveva messo sotto osservazione i titoli russi dopo l’ingresso delle truppe sovietiche nelle regioni del Donetsk e Luhansk, sulla base della propria politica di responsabilità. “La situazione è molto grave e prendiamo molto sul serio il comportamento della Russia. E la nostra posizione è chiara. Se la Russia attacca e/o invade l’Ucraina, escluderemo immediatamente il Paese”, ha affermato il direttore del fondo pensione, Jens Munch Holst. L’esclusione comporta la vendita di tutti i titoli di stato, nonché delle obbligazioni e delle azioni di società in cui lo stato russo possiede più del 50%. E allo stesso tempo, nessun nuovo investimento.

Rapporto sul raggiungimento degli SDG dell’Agenda 2030 dell’Onu in Europa, Fonte Eurostat