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Rete Clima

Un anno di Foresta Italia: 30 aziende coinvolte e 60mila alberi piantati

Realizzare progetti forestali nazionali quali vere e proprie NBS (Nature Based Solutions), con lo scopo di aumentare la naturalità dei territori e le connessioni ecologiche locali, migliorando la qualità della vita dei cittadini e contribuendo a contrastare il riscaldamento climatico. Da questo presupposto nasce Foresta Italia, la campagna di forestazione e riforestazione nazionale promossa da Rete Clima, Coldiretti e PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes) che si pone come ponte tra soggetti diversi e tra loro complementari, allo scopo di creare relazioni e sinergie per la promozione del capitale naturale italiano, dei boschi e delle foreste nazionali e della biodiversità su scala locale.

Nel suo primo anno di attività Foresta Italia ha coinvolto 30 aziende, che hanno deciso di sostenere la campagna tra cui Tim, Ferrari, Mediobanca, Snaitech e Conad, e ha interessato 17 regioni italiane e 42 siti urbani ed extraurbani nei quali sono stati piantati circa 60.000 alberi 100% da filiera italiana, con certificato di provenienza e passaporto fitosanitario. In totale oltre 35 sono state le diverse specie arboree e arbustive utilizzate negli interventi di forestazione e riforestazione della campagna.

Grazie allo stretto rapporto con la filiera florovivaistica nazionale, rappresentata da Coldiretti, Rete Clima è la prima e unica realtà in Italia impegnata in progetti di forestazione e riforestazione ad avere sottoscritto un “contratto di coltivazione” con le aziende florovivaistiche locali, uno strumento che può essere utilizzato anche dall’amministrazione pubblica per superare il problema recentemente segnalato dalla Corte dei Conti rispetto alla mancanza di alberi da piantare nelle città italiane con i fondi del PNRR. Per il reperimento delle piante, Rete Clima e Coldiretti, propongono così un modello che si basa sui contratti di coltivazione con le imprese florovivaistiche: il contratto di coltivazione consente all’azienda florovivaistica la programmazione della produzione di piantine forestali, che impiegano infatti 2-3 anni per arrivare alla dimensione minima utilizzabile. Grazie

I risultati del primo anno sono stati illustrati nel corso dell’appuntamento Foresta Italia: l’impegno delle aziende per un’Italia più verde e sostenibile” tenutosi a Palazzo Rospigliosi, a Roma, alla presenza dei vertici di Rete Clima, della Coldiretti, dei Carabinieri Forestali, del Masaf, di Roma Capitale e dei rappresentanti delle numerose aziende che hanno sostenuto le varie progettualità della campagna.

“I nostri partner, sposando i nostri progetti, fanno una vera e propria scelta di campo: stare dalla parte della tutela e della salvaguardia del patrimonio ambientale nazionale, portando avanti politiche votate alla sostenibilità ambientale nella maniera più concreta e innovativa”, ha dichiarato Paolo Viganò, Presidente e Fondatore di Rete Clima, “Foresta Italia nasce infatti con l’obiettivo di piantare alberi nelle aree che necessitano di riforestazione, garantendo sempre il coinvolgimento della filiera florovivaistica italiana”.

L’evento è stata inoltre l’occasione per ricordare che chi progetta e gestisce interventi di forestazione urbana ha davanti sfide importanti, perché le condizioni climatiche estreme metteranno sempre più in difficoltà la piantagione di alberi in città. Occorre dunque una maggiore consapevolezza della complessità di piantare e gestire alberi in città, i cui benefici sono direttamente proporzionali al loro stato di salute.

Alberi dove serve, l’appello alle amministrazioni pubbliche

Gli interventi di forestazione e riforestazione del primo anno di Foresta Italia sono stati realizzati all’interno o in prossimità delle città, con lo scopo di generare benefici per la salute di chi le abita, portando benefici sociali e ambientali in aree confiscate alla criminalità organizzata, in territori montani danneggiati da incendi, da tempeste di vento o da infestazione di bostrico. La sfida per il prossimo anno è quella di piantare alberi dove serve. Pertanto Rete Clima e Coldiretti hanno lanciato in occasione della conferenza un appello alle amministrazioni pubbliche per mettere a disposizione aree dove realizzare, con il sostegno delle aziende private, gli interventi di forestazione e riforestazione. Le segnalazioni possono essere fatte tramite il portale dell’iniziativa.

Da queste estate le foreste di Foresta Italia saranno monitorate

Rete Clima ha inoltre presentato una web-app per il monitoraggio dello stato di salute e di gestione delle foreste urbane, che consentirà una rendicontazione sia alle amministrazioni pubbliche coinvolte sia alle aziende che ne hanno sostenuto la realizzazione. Si tratta di una novità che Rete Clima applicherà alle proprie foreste urbane a partire dall’estate. I dati raccolti attraverso la web-app consentiranno anche analisi sullo stato generale delle foreste, sulla crescita delle piante in rapporto al contesto territoriale e alla specie.

Nasce il ForestLab di Rete Clima: laboratorio per la sperimentazione di modelli gestionali per le foreste urbane ed extraurbane

In autunno poi nascerà il ForestLab di Rete Clima, un laboratorio sperimentale incentrato su modelli pioneristici per la gestione delle foreste urbane ed extraurbane. Con l’avvio di ForestLab Rete Clima, anche attraverso partnerships con università e centri di ricerca che consentiranno di introdurre competenze multidisciplinari, verranno sperimentate soluzioni gestionali delle foreste di nuova formazione realizzate in prossimità delle città, con lo scopo di migliorare i benefici ecosistemici generati, come quelli legati alla biodiversità.

Priorità alla biodiversità, ma attenzione al bee-washing

Proprio quello della biodiversità è un tema che preoccupa a livello globale. Sempre più si sente parlare di declino delle popolazioni di insetti impollinatori a causa dei cambiamenti climatici che è giustamente diventato una questione prioritaria. Nel corso della conferenza è stato però sottolineato come quello dell’impollinazione, e più in generale della biodiversità, sia un tema complesso, da affrontare con rigore e affidandosi alla scienza. Occorre infatti fare attenzione ad approcci troppo semplicistici che i ricercatori della York University di Toronto, in Canada, hanno rappresentato con il neologismo “bee-washing”: le api domestiche non sono a rischio di estinzione, a differenza di altri insetti impollinatori selvatici come bombi e osmie.