Fondi su biodiversità

Tre fondi per chi vuole investire nella biodiversità

La natura, che svolge un ruolo essenziale per la solidità dell’economia, è in pericolo, e anche gli investimenti finanziari dovrebbero essere utilizzati per prevenire il peggio. Il pianeta, infatti, sta affrontando una situazione di crisi perché aziende, mercati e governi non hanno tenuto sempre nella giusta considerazione il valore finanziario della biodiversità. 

Secondo il World Economic Forum la metà del PIL mondiale (ovvero circa 44mila miliardi di dollari) dipende dalla natura e dalla presenza di ecosistemi sani. Per questo è necessario un cambiamento radicale. Ad oggi, il 75% degli ecosistemi naturali è stato danneggiato dalle attività umane e più del 25% delle specie animali è a rischio. La motivazione principale è che l’uomo sta utilizzando più risorse di quelle che la Terra è in grado di rigenerare. Per l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), inoltre, gli esseri umani traggono dagli ecosistemi naturali un valore pari a 130 trilioni di dollari all’anno. 

L’aumento della popolazione mondiale non potrà che peggiorare questa situazione. Secondo l’ONU, infatti, le persone continueranno ad aumentare fino a raggiungere i 9,7 miliardi nel 2050 e un picco di quasi 11 miliardi entro fine secolo. L’aumento della richiesta di cibo porterà inevitabilmente ad uno sfruttamento intensivo ulteriore delle risorse della natura, aggravando ancora di più l’impatto dell’uomo sulla biodiversità. 

In questo contesto, gli asset manager giocano un ruolo centrale tramite le loro decisioni di allocazione dei capitali e le attività di engagement. I gestori patrimoniali, infatti, si sono accorti che il raggiungimento degli obiettivi Net Zero non può prescindere dalla protezione della biodiversità e che il loro compito è quello di accompagnare le aziende (soprattutto quelle che sono rimaste più indietro) verso la transizione. 

Negli ultimi tempi, infatti, si è moltiplicato il numero di fondi comuni che puntano ad offrire soluzioni di investimento orientate alla salvaguardia della biodiversità. Tra questi, il Global Ecology Bondfondo obbligazionario emesso da Jupiter e classificato come articolo 9 SFDR. Il fondo, infatti, pone particolare attenzione alla mitigazione dei cambiamenti climatici e al ripristino del capitale naturale e della biodiversità. 

Un altro esempio è il Biodiversity Equity Fundfondo azionario lanciato da Federated Hermes in collaborazione con il Natural History Museum di Londra. Anch’esso classificato come articolo 9, è stato sviluppato per rispondere alla crescente domanda di soluzioni orientate a sostenere obiettivi globali in tema di biodiversità, con l’obiettivo di ottenere una rivalutazione del capitale nel lungo termine investendo in società che stanno contribuendo a tutelarla e ripristinarla. L’obiettivo ultimo del fondo, inoltre, è mettere in collegamento i risultati emersi dal Biodiversity Intactness Index (Bii) – metrica sviluppata dal Natural History Museum che stima la perdita di biodiversità in un’area geografica utilizzando una combinazione di dati sull’utilizzo del suolo, sull’ecosistema, sulle specie e sulla popolazione – e le soluzioni di investimento. 

Infine, un terzo esempio degno di nota è il fondo UBAM – Biodiversity Restoration di Union Bancaire Privée (UBP). Il nuovo fondo di UBP vuole identificare e investire in quelle aziende che, grazie ai loro prodotti e supply chain, proteggono e ricostituiscono le specie e gli habitat naturali del pianeta. Il fondo, quindi, investe in sette temi verticali, tra cui la gestione sostenibile delle risorse naturali, le città verdi e la produzione alimentare sostenibile.

Tuttavia, nonostante l’aumentata consapevolezza, esistono ancora numerose sfide per stimare e controllare con precisione l’impatto delle attività delle società sugli ecosistemi. Se da un lato, infatti, il quadro normativo si sta evolvendo e sta delineando sempre più misure e dati standardizzati, dall’altro la complessità del tema non consente un’uniformazione a tutto tondo. La biodiversità, infatti, è un tema locale, per questo sguardi e misure specifiche per ogni ecosistema differente è importante tanto quanto la standardizzazione. 

Infine, per colmare il gap del settore finanziario rispetto alle azioni volte alla protezione della biodiversità è necessario offrire gli incentivi giusti. Strumenti come i crediti di carbonio, le nature-based solution o lo sviluppo di infrastrutture verdi sono fondamentali, così come la regolamentazione e le iniziative dei governi.