Strumenti ESG

RepRisk: nuovo tool su rischi di biodiversità, 73% progetti oil&gas in aree sensibili

Il 73% dei progetti petroliferi e del gas sono vicini a siti sensibili dal punto di vista ambientale e il 32% dei siti naturali e misti del patrimonio mondiale dell’UNESCO è attualmente nel raggio di 1 km da un progetto estrattivo, mentre il 52% (470 su 900) dei siti dell’Alleanza per l’Estinzione Zero (Alliance for Zero Extinction Sites), che ospitano le ultime specie più minacciate al mondo, si trova entro 10 km da un progetto estrattivo. È quanto rivela un’analisi preliminare effettuata grazie a RepRisk Geospatial Analytics, lo strumento pensato da RepRisk, società di ESG data science, e l’Integrated Biodiversity Assessment Tool (IBAT) Alliance per valutare il rischio di biodiversità per gli operatori di mercato e risolvere le difficoltà legate alla qualità e alla disponibilità di dati al riguardo. Il nuovo set di dati RepRisk Geospatial identifica infatti la vicinanza dei progetti del settore estrattivo alle Aree Chiave di Biodiversità (Key Biodiversity Areas) e a quelle protette.

Grazie al nuovo tool, RepRisk ha evidenziato che circa 8.400 (81%) oleodotti e gasdotti di tutto il mondo si trovano entro 10 km da almeno un sito sensibile dal punto di vista ambientale e ha mostrato la vicinanza di oltre 60.000 progetti minerari, petroliferi e del gas a 270.000 aree protette e 16.000 Aree Chiave di Biodiversità. Tali dati forniscono informazioni utili agli operatori del mercato che sono interessati a sapere se un proprio cliente gestisce qualche oleodotto in prossimità di aree protette o se la miniera del proprio portafoglio si sovrappone ad aree ad alto valore di biodiversità.

“RepRisk Geospatial Analytics è una novità per gli investitori. È essenziale capire dove le aziende possiedono e gestiscono gli asset prima di poter comprendere il potenziale rischio legato alla biodiversità di un investimento”, ha dichiarato Edward Ellis, Business Manager di IBAT Alliance. “RepRisk collega gli asset sul terreno alle società proprietarie e gestrici, consentendo agli investitori di comprendere meglio gli aspetti del rischio legato alla natura. Se combinate con le informazioni di rischio esistenti nella piattaforma di rischio ESG di RepRisk, gli investitori sono in grado di analizzare la biodiversità nel pilastro ambientale dell’ESG in modo ancora più multidimensionale”.

RepRisk Geospatial si sta affermando parallelamente ai progressi della Taskforce for Nature Related Financial Disclosures (TNFD) in merito a un quadro di riferimento per la gestione e la rendicontazione dei rischi legati alla biodiversità, che dovrà essere adottato dalle istituzioni finanziarie e dalle aziende. “Il TNFD ha chiarito che i dati geospaziali sono essenziali per la rendicontazione del rischio di biodiversità aziendale e per il passaggio a un’economia positiva per la natura”, ha commentato Alexandra Mihailescu Cichon, Vicepresidente esecutivo per le vendite e il marketing di RepRisk, “È ora che i mercati finanziari integrino le considerazioni sul rischio di biodiversità nei loro processi decisionali”.