Doug Burgum, ex governatore del North Dakota e scelto da Donald Trump come Segretario degli Interni, ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero perdere la corsa globale all’intelligenza artificiale (IA) contro la Cina se non rafforzano la produzione di elettricità da combustibili fossili e non stabilizzano la rete elettrica. E perdere questa sfida, secondo Burgum, avrebbe gravi ripercussioni per la sicurezza nazionale americana.
Durante un’audizione al Senato, Burgum ha definito la situazione attuale una vera e propria “crisi elettrica”. Ha puntato il dito contro i limiti imposti alla costruzione di impianti a energia fossile e gli incentivi alle fonti rinnovabili, che ha definito “intermittenti e inaffidabili”. Secondo l’ex governatore, l’aumento esponenziale della domanda di elettricità, legata soprattutto ai data center per l’IA, richiede un ritorno deciso alle fonti di energia tradizionali.
La visione di Burgum
Pertanto Burgum propone sotto la sua amministrazione di espandere le trivellazioni petrolifere su terre pubbliche e ridurre gli incentivi fiscali per le energie rinnovabili. A suo avviso, il sole e il vento non sono sufficienti a garantire una fornitura stabile di energia per supportare l’enorme crescita della domanda. Ha proposto inoltre l’uso di tecnologie come il carbon capture, che potrebbero catturare le emissioni prodotte dai combustibili fossili, mitigandone l’impatto ambientale.
Il futuro Segretario degli Interni ha anche sottolineato che limitare la produzione di energia negli Stati Uniti non porta benefici all’ambiente, ma sposta semplicemente la produzione verso Paesi come Russia, Venezuela e Iran, dove i leader autocratici non si preoccupano delle conseguenze ambientali.
Un dibattito acceso
La questione si inserisce in un contesto politico e strategico complesso. Mentre l’amministrazione Biden ha recentemente firmato un ordine esecutivo per sostenere lo sviluppo di infrastrutture legate all’IA alimentate da energia pulita, Trump promette un cambio radicale. Tra le sue priorità c’è l’eliminazione dei progetti eolici offshore e un ritorno alle trivellazioni, in linea con lo slogan “drill, baby, drill”.
Il dibattito non riguarda solo l’energia, ma il futuro tecnologico del Paese. Gli esperti prevedono che entro il 2030 entreranno in funzione almeno 80 nuove centrali a gas naturale, necessarie per rispondere alla crescente domanda di elettricità. Ma resta il dilemma: come conciliare il bisogno di energia con la necessità di ridurre le emissioni?
La sfida è chiara, e il futuro degli Stati Uniti dipenderà dalle decisioni che verranno prese nei prossimi anni. La corsa all’IA è appena iniziata, ma è già un terreno di battaglia dove tecnologia, energia e politica si intrecciano in modo indissolubile.