Sette le regioni interessate

Nucleare, pubblicata la Carta Nazionale delle aree potenzialmente idonee

Dopo cinque anni arriva la disclosure sulla mappa dei possibili siti dove collocare il deposito atomico in cui riunire i 78 mila metri cubi attuali di scorie nucleari più quelli che saranno prodotti nel futuro. Ad oggi questa quantità di rifiuti è stoccata in una ventina di luoghi sparsi in tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia. Grazie al nulla osta del Ministero dell’ Ambiente e quello dello Sviluppo Economico, la Sogin, l’azienda pubblica che gestisce l’attività di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, ha pubblicato la Cnapi, Carta Nazionale delle aree potenzialmente idonee. In questo modo è stato tolto il velo del segreto di stato che ricopriva questa categoria di informazioni. 

La mappa dei siti individuati

L’obiettivo è quello di identificare un luogo su cui costruire un deposito nazionale per tutte le scorie nucleari, eliminando così i venti punti di stoccaggio attuali, come previsto dalla Direttiva 2011/70 e già attuata in molti Paesi come Francia Spagna e Gran Bretagna.

La mappa pubblicata ha individuato 67 aree idonee, in Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia, di cui 12 sono particolarmente adatti.

I criteri, su cui si basa la scelta del sito più idoneo a costruire l’impianto di stoccaggio, sono stati determinati nel 2014 da ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. L’area selezionata dovrebbe avere pochi abitanti, una sismicità bassa e bassi rischi collegati a fenomeni naturali come le alluvioni o le frane o da vulcani. Inoltre anche la locazione geografica del luogo deve rispettare alcuni criteri come la distanza dal mare, dalle autostrade o dalle ferrovie. 

Il deposito nazionale e il parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. Il deposito avrà una struttura a matrioska: nel dettaglio, all’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati.

Vi verranno racchiusi un totale di circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività: si tratta dei rifiuti provenienti dal mondo civile e in special modo da quello medico e ospedaliero, dalle sostanze radioattive usate per la diagnosi clinica, per le terapie anti tumorali, ad esempio, da tutte quelle attività di medicina nucleare che costituiscono ormai il nostro quotidiano.

In un’apposita area del deposito, sarà realizzato un complesso di edifici idoneo allo stoccaggio di lungo periodo di circa 17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività, che resteranno temporaneamente al Deposito, per poi essere sistemati definitivamente in un deposito geologico. 

I prossimi quattro mesi saranno molto importanti perché in questo arco di tempo saranno accolte le proposte, i suggerimenti, le osservazioni dei cittadini e di altre categorie di stakeholder interessati a questo processo di selezione. Dopo la pubblicazione della Cnapi non sono mancate le polemiche delle parti interessati, le quali fanno leva soprattutto sul criterio 11, il quale salvaguarda le zone con ove sono presenti paesaggi, habitat e specie animali e vegetali tutelati. In un paese come l’Italia, con un patrimonio artistico e archeologico senza eguali nel mondo, risulta molto difficile trovare un luogo in cui non si possano richiamare queste caratteristiche.

La costruzione del sito durerà circa 4 anni e è previsto un investimento di 900 milioni di euro. d’altro canto gli attuali siti di deposito, costruiti per avere una durata di circa 50 anni, non sono adatti alla conservazione di tali scorie.