L’Italia si colloca al ventunesimo posto su 23 nel Paris Performance Ranking, la classifica riguardante la conformità all’Accordo di Parigi di DPAM e Hugo Observatory (Università di Liegi). La graduatoria valuta l’allineamento agli articoli 2, 7, 9, 10, 11 e 13 dell’accordo, esaminando i risultati di 23 Paesi su sei temi chiave: emissioni attuali, emissioni previste, obiettivo net zero, adattamento, mezzi di attuazione e trasparenza multilaterale. La classifica è strutturata in modo che ogni argomento comprenda tre indicatori e i risultati aggregati e ponderati degli argomenti forniscono la posizione finale in classifica di ciascun Paese.
Secondo l’analisi dell’asset manager l’Italia fatica a tenere il passo con i suoi pari in diversi indicatori chiave. E se le sue riduzioni di emissioni la collocano a metà del gruppo (12° per le emissioni attuali e 15° per le emissioni previste), è in ritardo per quanto riguarda gli sforzi di adattamento nazionali, il rigore del suo obiettivo di net zero e il suo impegno per la trasparenza multilaterale.
Al momento la classifica include Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Giappone, Lussemburgo, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. Di questi è l’Austria a guidare la prima edizione del Paris Performance Ranking, conquistando il primo posto: il suo impegno per raggiungere l’obiettivo net zero con un decennio di anticipo rispetto alla maggior parte dei Paesi sviluppati e le sue prestazioni a tutto tondo su altri temi ne consolidano la posizione di leader. Tuttavia, anche qui c’è spazio di miglioramento, in particolare per quanto riguarda i finanziamenti internazionali per il clima, dove l’Austria si colloca al 16° posto.
“È la prima volta che vediamo un indicatore composito che classifica le prestazioni dei Paesi andando oltre la mitigazione e riconoscendo la natura multidimensionale dell’Accordo di Parigi e dell’azione internazionale per il clima. Questo rappresenta un passo significativo verso la ridefinizione di ciò che significa veramente per un Paese combattere il cambiamento climatico” ha commentato Aidan Geel, dottorando presso l’Università di Liegi, che ha lavorato nell’ultimo anno allo sviluppo della classifica.
In linea con le attività di engagement che DPAM svolge con i Paesi sul tema della sostenibilità, questo progetto triennale ne rafforzerà l’impegno e ne aumenterà l’impatto degli investimenti a livello nazionale, rafforzando l’engagement e il dialogo con i governi. Sul fronte degli investimenti, la classifica fornirà dati aggiuntivi ed insights utili al modello di sostenibilità dei Paesi che l’asset manager utilizza per valutare gli Stati. La società sta inoltre studiando la possibilità di includere all’interno del modello stesso questa classifica, o la ricerca che ne è alla base, una volta che i Paesi necessari siano coperti dall’analisi.
“Poiché l’obiettivo principale di DPAM è quello di progredire per prosperare, creando una crescita che sia a vantaggio dei clienti e della società, come incarnato nel motto Advance to thrive, da molti anni abbiamo integrato l’analisi della sostenibilità nel processo di investimento in obbligazioni sovrane. Vogliamo che questi investimenti siano di supporto agli obiettivi dell’Accordo di Parigi di prevenire il dannoso riscaldamento globale e di favorire la transizione. Questa classifica approfondirà le nostre conoscenze, evidenziando come i Paesi stanno rispettando gli impegni assunti nell’ambito dell’accordo” ha dichiarato Ophélie Mortier, Chief Sustainable Investment Officer di DPAM
Germania e Svizzera sul podio con l’Austria
Subito sotto l’Austria ci sono Germania e Svizzera, rispettivamente al secondo e terzo posto.
In particolare la Germania eccelle nel rigore dell’obiettivo net zero e si distingue per il suo forte sostegno ai Paesi in via di sviluppo, principalmente attraverso i finanziamenti internazionali per il clima. Questi punti di forza le garantiscono la medaglia d’argento. Tuttavia, c’è spazio di miglioramento: il Paese resta indietro infatti a livello di emissioni di gas serra non riuscendo a conquistare il primo posto.
Bronzo invece per la Svizzera che ottiene risultati di grande rilievo per quanto riguarda le emissioni attuali e previste, arrivando terza in entrambe le categorie, e mantenendo un solido impegno nella trasparenza multilaterale, dove si posiziona sesta. Il margine di miglioramento per il Paese risiede nell’ambito dei finanziamenti internazionali per il clima, dove si colloca al nono posto.