Equinor ha ridimensionato il suo impegno per le energie rinnovabili, tornando a concentrarsi sui combustibili fossili sette anni dopo aver rimosso il termine “oil” dal suo nome. Il gruppo energetico norvegese, precedentemente noto come Statoil, ha annunciato che aumenterà la produzione di combustibili fossili e dimezzerà gli investimenti nelle energie verdi.
Nel dettaglio, Equinor prevede di produrre 2,2 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno entro il 2030, una cifra superiore del 10% rispetto alle stime precedenti. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, l’azienda ha ridotto l’obiettivo di capacità a 10-12 GW, rispetto ai 12-16 GW iniziali. Inoltre, gli investimenti nelle rinnovabili e in altre soluzioni a basse emissioni di carbonio tra il 2025 e il 2027 verranno ridotti a 5 miliardi di dollari, un taglio significativo rispetto ai 10 miliardi previsti in precedenza.
Opedal, secondo quanto riportato dal Financial Times, ha affermato che Equinor è “ben posizionata per crescere ulteriormente e garantire ritorni competitivi per gli azionisti”. La compagnia si aspetta di conseguenza un aumento del flusso di cassa libero, ottenuto attraverso un miglioramento del portafoglio, una riduzione degli investimenti nelle rinnovabili e l’ottimizzazione dei costi. Nonostante questo cambiamento nelle priorità, Opedal ha sottolineato che la strategia di lungo periodo dell’azienda rimane invariata, con l’obiettivo di raggiungere il net zero entro il 2050, continuando a ridurre le emissioni e a sviluppare business profittevoli nelle rinnovabili.
La decisione di Equinor si inserisce in un contesto in cui anche altri giganti del settore, come Shell e BP, hanno modificato i loro piani di transizione verso fonti di energia più verdi, sotto la pressione degli azionisti che richiedono ritorni economici paragonabili a quelli tradizionali del settore petrolifero e del gas.
Gli analisti si aspettano che BP riveda i suoi obiettivi di capacità rinnovabili per il 2030 in occasione di un incontro con gli investitori previsto per questo mese. Intanto, il gigante energetico Vitol ha dichiarato che la domanda globale di petrolio rimarrà elevata almeno fino al 2040.
Tra le varie decisioni, Equinor ha anche annunciato l’acquisto di una partecipazione del 10% in Ørsted, sviluppatore mondiale di parchi eolici offshore, avvicinandosi così ai suoi obiettivi nel settore delle rinnovabili a un costo inferiore rispetto a quello che comporterebbe lo sviluppo autonomo di tali capacità.