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Sfide di settore

Eolico, il gigante Ørsted chiude anche il 2023 in rosso e si ridimensiona

Continuano le sfide per il gigante dell’eolico Ørsted che ha archiviato il 2023 in rosso per 2,7 miliardi di euro e annunciato la sospensione dei dividendi fino al 2025. Nonostante cresca la domanda per le energie rinnovabili a livello globale, la società partecipata al 50% dal governo danese, deve rendere conto delle scelte espansionistiche degli anni passati, soprattutto quelle negli USA che non hanno portato i frutti sperati.

Il ceo Mads Nipper ha dichiarato che l’azienda ha “sentito l’impatto delle sfide del mercato negli ultimi anni” le quali hanno riguardano soprattutto le interruzioni della catena di approvvigionamento. E la big dell’eolico ha dunque annunciato un ridimensionamento degli obiettivi di capacità elettrica rinnovabile installata al 2030 (da 50 a 35-38 gigawatt), la ritirata dai mercati in Norvegia, Spagna e Portogallo e il taglio di fino a 800 posti di lavoro.

Un bel cambio di rotta per quello che era stato fino a tre anni fa il pupillo del mercato azionario sul fronte delle rinnovabili e capofila della transizione energetica. Rispetto al picco del 2021, oggi il prezzo delle azioni di Ørsted è sceso di oltre il 70%.

Eppure, l’ad non perde le speranze e vede la luce in fondo al tunnel, “Siamo molto fiduciosi di poter creare valore e di poter realizzare gli obiettivi del piano industriale in modo solido”, ha dichiarato Nipper secondo quanto riportato dal FT. Nel frattempo, la società sembra cambiare fattezze e dopo l’abbandono a novembre dell’ex direttore finanziario Daniel Lerup e del direttore operativo Richard Hunter, anche il presidente Thomas Thune Andersen si dimetterà dopo quasi dieci anni.

Intanto, comunque, è andata un po’ meglio a Vestas e Siemens Energy le altre due giganti del settore che chiudono i conti del 2023 in ripresa. La prima, principale produttore di turbine eoliche al mondo, ha registrato un utile ante imposte di 102 milioni di euro (e aveva archiviato l’anno precedente con perdite per oltre un miliardo di euro), mentre la seconda pare aver risolto i problemi delle turbine prodotte dalla controllata Gamesa (anche se continuerà a subirne gli impatti negativi fino al 2025), sebbene il risultato di esercizio positivo del trimestre ottobre-dicembre sia frutto di un salvataggio del governo tedesco che ha imposto la cessione di un’affiliata indiana alla ex capogruppo Siemens.