Mercato energetico italiano

Energia: debolezze e punti di forza del sistema energetico dell’Italia

L’Italia è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni e di efficienza energetica per il 2030, secondo una nuova approfondita analisi politica dell’IEA (International Energy Agency). Tuttavia, nel report, l’agenzia evidenzia anche diverse criticità del mercato energetico italiano che, se risolte, permetterebbero al Paese di raggiungere gli obiettivi al 2030 e al 2050 prefissati dall’UE e di compiere importanti progressi in termini di sicurezza e povertà energetica.

L’IEA, infatti, ha riscontrato che la riduzione della burocrazia per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili deve essere una priorità per l’Italia mentre si prepara a perseguire obiettivi climatici più ambiziosi fissati dall’UE e a ridurre la dipendenza dalle forniture energetiche russe.

Il dato positivo è che, rispetto all’ultima revisione dell’IEA del 2016, l’Italia ha aumentato le proprie ambizioni climatiche approvando l’obiettivo a livello europeo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come stabilito nel Green Deal. Eppure, sebbene il Paese abbia compiuto progressi in una serie di settori legati all’efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni nell’ambito della sua strategia nazionale, dovrà compiere ulteriori sforzi per soddisfare il più ambizioso pacchetto Fit for 55 dell’UE, che deve ancora essere approvato ma che includerà nuovi obiettivi per il 2030.

Infatti, nonostante le vaste risorse naturali adatte alle rinnovabili e una base industriale che potrebbe permettere l’abbandono dei combustibili fossili, la diffusione delle tecnologie energetiche pulite in Italia è rimasta relativamente lenta nell’ultimo decennio. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è più che raddoppiata tra il 2005 e il 2020, ma la maggior parte di questa crescita si è verificata in un periodo di cinque anni (2010-2014), sostenuta da generosi incentivi per il solare fotovoltaico. Da allora, le lunghe procedure di autorizzazione, gli alti costi amministrativi, la disponibilità di terreni e l’opposizione locale hanno ostacolato le nuove installazioni. 

Altro aspetto critico del sistema energetico italiano che emerge dall’analisi è che oggi l’Italia dipende fortemente dal gas naturale sia per il riscaldamento che per l’energia elettrica, e le importazioni costituiscono la maggior parte della sua domanda. Per affrontare questa problematica e in risposta all’invasione russa dell’Ucraina, il governo italiano si è impegnato a eliminare gradualmente le importazioni di gas dalla Russia, il suo principale fornitore, entro il 2025. 

Domanda e offerta di energia in Italia

Dal report dell’IEA emerge che l’Italia è un importatore netto di energia. In media, tra il 2016 e il 2021, il Paese ha importato l’80% della sua domanda di energia totale, soprattutto petrolio e gas. La produzione nazionale, invece, è costituita principalmente da fonti energetiche rinnovabili come bioenergia, energia idroelettrica, solare ed eolica. La produzione da fonti rinnovabili è aumentata nell’ultimo decennio fino a raggiungere il 74% della produzione energetica nazionale nel 2021.

Panoramica della produzione, dell’offerta e della domanda di energia in Italia, 2021

Fonte: IEA. L’Italia importa più di tre quarti del suo fabbisogno energetico. Il gas naturale e il petrolio dominano il mix energetico. Gli edifici sono i principali utilizzatori finali. TFC= consumo finale totale, TES= domanda di energia totale. 
 

L’IEA sottolinea nel report che l’Italia dipende fortemente dalle importazioni di gas naturalesoprattutto dalla Russia, che rappresentano il 41% delle importazioni totali di gas nel 2021. Altri Paesi da cui importa l’Italia sono quelli del Nord Africa, tramite il gasdotto con Algeria e Libia, che rappresentano rispettivamente il 34% e il 5% del totale Importazioni italiane di gas naturale nel 2021. Tra il 2019 e il 2020 anche la Norvegia ha iniziato a rivestire una posizione rilevante tra i Paesi esportatori di gas naturale verso l’Italia, rappresentando l’11% delle importazioni totali nel 2020, rispetto a solo l’1% nel 2015. Infine, il Qatar è stato un importante fornitore di gas naturale all’Italia (10%) dall’inizio degli anni 2010, così come gli Stati Uniti dal 2019 (il 2% delle importazioni nel 2021). 

Il fatto che l’Italia importi una parte consistente di gas naturale è molto rilevante perché questa fonte energetica domina il mix elettrico italiano. Nel 2021, il gas naturale copriva il 50% della produzione totale di elettricità, la seconda quota più alta tra i Paesi dell’IEA dopo il Messico. L’energia idroelettrica è stata la seconda fonte di elettricità (16% della produzione elettrica) nel 2021, seguita da energia solare (9%), bioenergia e rifiuti (8%) ed energia eolica (7%). Il carbone rappresenta una quota minore e in diminuzione (5% nel 2021), seguito dal petrolio (3%) e dalla geotermia (2%).

Dunque, i combustibili fossili sono la principale fonte energetica, in particolare il gas naturale e il petrolio, che rappresentano rispettivamente il 42% e il 33% della domanda di energia totale nel 2021, mentre il carbone rappresenta una quota minore (3,7%). Tuttavia, il contributo dei combustibili fossili alla domanda di energia del Paese è diminuito dal 90% nel 2005 al 78% nel 2021, rimanendo in linea con la media dell’IEA. La fornitura di energia da fonti rinnovabili, invece, è cresciuta fino a raggiungere il 19% della domanda energetica nel 2021. 

Politica energetica e climatica in Italia

In linea con il quadro politico dell’UE in materia di energia e clima, la politica energetica italiana mira a decarbonizzare l’approvvigionamento energetico attraverso l’espansione delle energie rinnovabili, l’elettrificazione e una maggiore efficienza energetica in tutta l’economia

Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, tuttavia, l’attenzione politica si è spostata sulla sicurezza degli approvvigionamenti e su come garantire la sicurezza energetica pur puntando alla decarbonizzazione. A tal proposito, il governo italiano ha annunciato che cesserà l’importazione di gas russo entro il 2025. L’Italia è stato il primo Paese dell’UE a emanare il livello di allerta per il gas naturale il 26 febbraio 2022 e, di conseguenza, a metà giugno 2022, la Russia ha tagliato in modo sostanziale le forniture di gas al Paese, così come ad altri Stati europei, spingendo il governo ad attuare misure di emergenza per il gas. Per affrontare la sicurezza dell’approvvigionamento di gas, il governo ha emanato un Piano nazionale per il contenimento dei consumi di gas naturale nel settembre 2022.

Dal 2019, è il NECP (National Energy and Climate Plan), richiesto a tutti i Paesi dell’UE, il principale documento strategico che guida la politica energetica nazionale fino al 2030. Nel contesto italiano, evidenzia l’IEA, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) 2021-2026 dovrebbe contribuire al raggiungimento degli obiettivi del NECP e del Green Deal europeo. L’Italia ha anche adottato una Strategia nazionale a lungo termine per la riduzione delle emissioni di gas serra nel gennaio 2021 e il Piano di transizione ecologica al 2050 nel marzo 2022. Il governo ha prodotto numerosi altri documenti di pianificazione, ma anche le regioni e le province autonome hanno sviluppato i propri piani energetico-ambientali regionali. Tuttavia, a giugno 2022, solo 2 regioni su 20 (Piemonte e Sicilia) avevano aggiornato il proprio piano dopo l’approvazione del NECP, mentre altre 3 avevano avviato il processo di aggiornamento (Puglia, Campania e Sardegna). I piani regionali non hanno seguito l’evoluzione delle politiche energetiche e climatiche a livello nazionale e comunitario, il che ne ostacola l’attuazione, osserva l’IEA. 

Politiche e obiettivi energetici e climatici al 2030

Il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) definisce gli obiettivi al 2030 per le emissioni di gas serra, l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica, al fine di sostenere il raggiungimento degli obiettivi al 2030 a livello dell’UE in questi settori. Esso deve essere poi aggiornato nel corso di quest’anno per allinearlo all’obiettivo rafforzato dell’UE di ridurre le emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990). 

Secondo le stime dell’IEA, il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNIEC richiede 183 miliardi di euro di investimenti cumulativi aggiuntivi entro il 2030 rispetto allo scenario delle politiche attuali (pari a un aumento del 18%). Il piano si concentra sull’espansione dell’uso delle energie rinnovabili, in particolare della generazione di elettricità eolica e solare, e sull’aumento dell’efficienza energetica in tutta l’economia, con particolare attenzione all’edilizia e ai trasporti. 

Gli obiettivi energetici e climatici dell’Italia per il 2030

Fonte: IEA.

Per raggiungere questi nuovi obiettivi, riducendo al contempo la dipendenza dal gas russo, sarà necessario intensificare e accelerare notevolmente gli sforzi per espandere le energie rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica. L’analisi dell’IEA mostra che ogni aggiunta di 2 GW di rinnovabili (1 GW di solare fotovoltaico e 1 GW di eolico) ridurrebbe di un punto percentuale la dipendenza dell’Italia dalla Russia per la produzione di elettricità. Per raggiungere questo obiettivo, è essenziale rimuovere rapidamente le barriere amministrative che ostacolano la diffusione delle rinnovabili, come previsto dal PNRR. 

Politiche e obiettivi energetici e climatici al 2050

Secondo la strategia del governo, l’Italia dovrà ridurre le emissioni di gas serra dell’84-87% per essere neutrale dal punto di vista del carbonio entro il 2050. Per fare ciò, nel 2017 il governo si è impegnato a chiudere tutte le centrali elettriche a carbone entro il 2025 e a istituire un mercato della capacità per garantire l’adeguatezza dell’offerta mentre il carbone viene gradualmente eliminato. Inoltre, il Paese prevede di più che raddoppiare la produzione di energia elettrica rinnovabile (che deve costituire il 95% entro il 2050), accanto ad una massiccia elettrificazione, con oltre la metà della domanda di energia coperta dall’elettricità, e ancora di più nei settori dei trasporti e degli edifici. Sono necessari, però, anche la progressiva sostituzione del gas naturale con l’idrogeno e altri combustibili sintetici e lo spostamento della domanda di trasporto dalle auto private a modalità di trasporto pubblico e condiviso. Inoltre, anche l’accelerazione del rinnovamento energetico degli edifici è fondamentale per la neutralità carbonica al 2050, e nell’80% dei casi sono necessarie ristrutturazioni profonde. 

Povertà energetica in Italia

Rispetto al fenomeno della povertà energetica l’Italia non è ben posizionata. Secondo le stime dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE, 2021), la povertà energetica è aumentata dal 7,3% nel 2014 all’8% nel 2020 (circa 2,1 milioni di famiglie). Il rischio di povertà energetica è più elevato nelle regioni meridionali ed è correlato alla fascia di reddito. In particolare, le famiglie che vivono in edifici multi-appartamento più vecchi sono a maggior rischio, poiché la prestazione energetica degli edifici è in gran parte legata all’anno di costruzione.

Tra il 2005 e il 2021, la famiglia media italiana ha speso tra il 10% e l’11% del proprio budget per l’energia (elettricità, riscaldamento e trasporto privato). Ma la percentuale varia tra famiglie con fascia di reddito diversa. Nel 2021, le famiglie più povere, infatti hanno speso quasi il 13% del loro budget per l’energia, rispetto al 6% di quelle più ricche. 

I combustibili per i trasporti rappresentano una quota importante della spesa energetica di tutte le famiglie. Tuttavia, la quota dei carburanti per i trasporti nel bilancio energetico totale è più bassa per le famiglie più povere, poiché meno di due terzi di loro possiede un’automobile. Pertanto, osserva l’IEA, la riduzione delle tasse sui carburanti per i trasporti (come aveva fatto il governo) aiuta la grande maggioranza della popolazione, compresi i più ricchi, ma è meno efficace nel sostenere le famiglie più disagiate.

In generale, la riduzione dei prezzi dell’energia è una misura regressiva e non efficace dal punto di vista dei costi per ridurre l’impatto dell’aumento dei prezzi sulle famiglie vulnerabili, poiché tutte le famiglie beneficiano di tali misure, indipendentemente dal loro reddito e dal loro stato di bisogno

Una debolezza del sistema italiano è che il NECP non fissa un obiettivo di riduzione della povertà energetica. Considera i sistemi di incentivazione per la ristrutturazione energetica degli edifici come un mezzo per affrontare la povertà energetica. Tuttavia, è dimostrato che incentivi come le detrazioni fiscali per i lavori di ristrutturazione energetica (i cosiddetti “Ecobonus”) hanno effetti regressivi. Essi avvantaggiano i proprietari di case e le famiglie con una maggiore capacità di spesa iniziale, ma non quelle a basso e medio-basso reddito. Gli investimenti pubblici diretti nella ristrutturazione e nella costruzione di alloggi sociali efficienti dal punto di vista energetico sarebbero più efficaci ed efficienti per affrontare i rischi di povertà energetica, sottolinea l’IEA. Tuttavia, il PNRR stanzia 2,8 miliardi di euro per gli investimenti nell’edilizia sociale, a fronte di 13,5 miliardi di euro di incentivi fiscali per la ristrutturazione energetica degli edifici.

Energia e cambiamento climatico

Tra il 2005 e il 2019, le emissioni totali di gas serra in Italia sono diminuite del 29%. Le emissioni hanno iniziato a diminuire notevolmente con la crisi finanziaria globale della fine degli anni 2000 e hanno continuato a diminuire, anche se più lentamente tra il 2015 e il 2019. Sono calate in tutti i settori, e soprattutto nelle industrie energetiche e manifatturiere. Nel 2020 le emissioni sono scese a 381 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente (Mt CO2-eq), ovvero del 9% rispetto al 2019. Ciò è stata una conseguenza delle restrizioni eccezionali all’attività sociale ed economica per contenere la diffusione del Covid-19. Nel 2021, infatti, secondo l’ISPRA le emissioni sono risalite del 6,8% rispetto al 2020, a causa della ripresa economica e dell’aumento dell’attività di trasporto

Emissioni di gas serra per settore in Italia, 2005-2021

Fonte: IEA. Le emissioni di gas serra sono diminuite notevolmente negli ultimi 15 anni, con un calo nel 2020 a causa dell’inizio della pandemia di Covid-19. La produzione e l’uso di energia è la principale fonte di emissioni.

La CO2 è responsabile del 79% delle emissioni di GHG italiane, mentre il metano ha rappresentato in media circa il 10% delle emissioni di gas serra del Paese nell’ultimo decennio. L’agricoltura è la principale fonte di queste emissioni, seguita dalla gestione dei rifiuti. 

Per quanto riguarda le emissioni legate al settore energetico, l’IEA osserva che esse hanno rappresentato in media l’80% delle emissioni di gas serra nell’ultimo decennio. Fortunatamente, però, dal 2005 al 2021 (fatta eccezione del 2020 per il Covid) le emissioni di CO2 legate all’energia in Italia sono diminuite in modo quasi costante.

Emissioni di CO2 legate all’energia per settore in Italia, 2005-2021

Fonte: IEA. Le emissioni di CO2 legate all’energia sono diminuite costantemente dal 2005. Sono diminuite in tutti i settori e in particolare nelle industrie energetiche e manifatturiere.

Adattamento e resilienza ai cambiamenti climatici dell’Italia

L’Italia sta sperimentando impatti tangibili del cambiamento climatico. Negli ultimi tre decenni, la temperatura media del Paese è aumentata più della temperatura media globale. L’anno 2020 è stato di 1,54°C più caldo rispetto alla media del periodo 1961-90, a fronte di un aumento medio della temperatura globale di 1,44°C secondo i dati ISPRA. Inoltre, le precipitazioni medie annue sono leggermente diminuite, ma il numero di episodi estremi all’anno è aumentato. Tra il 2010 e il 2020 si sono verificati 946 fenomeni meteorologici intensi, 251 vittime e 50mila sfollati. Le perdite economiche del Paese dovute a eventi meteorologici estremi sono tra le più elevate in Europa. Alcuni di questi eventi hanno colpito le infrastrutture energetiche, comprese le reti elettriche, soprattutto nelle regioni settentrionali e centrali del Paese. I danni attuali alle infrastrutture energetiche sono stimati a 40 milioni di euro all’anno e, secondo l’IEA, essi aumenteranno di 13 volte entro il 2050. 

Tra i maggiori rischi climatici e gli impatti sul sistema energetico italiano vi sono la riduzione della produzione di energia elettrica da centrali termoelettriche, idroelettriche ed eoliche, a causa delle variazioni dei cicli idrologici e delle condizioni del vento e dell’aumento della temperatura media

A seguito dell’adozione della Strategia nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, nel 2016 il governo ha iniziato a sviluppare il Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici (NPACC), come principale strumento per l’attuazione della strategia, che è però ancora in fase di attuazione. 

Nel 2021 Terna, gestore della rete elettrica nazionale, ha sviluppato la nuova metodologia “Resilienza 2.0”per valutare gli interventi per aumentare la resilienza della rete di trasmissione nazionale. La nuova metodologia consente di identificare le aree dove le infrastrutture di rete sono più vulnerabili, determinare la probabilità di guasti causati da diversi tipi di eventi meteorologici e valutarne l’impatto sul sistema elettrico

Energia rinnovabile in Italia

Accelerare la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili è essenziale affinché l’Italia passi a un mix energetico a basse emissioni di carbonio, riduca la sua dipendenza dai combustibili fossili importati e raggiunga la carbon neutrality entro il 2050. In questo contesto, osserva l’IEA, il PNIEC stabilisce una traiettoria ambiziosa per raggiungere gli obiettivi del 2030 di coprire il 30% del consumo energetico lordo con fonti rinnovabili. Tuttavia, l’Italia dovrà alzare l’asticella per essere in linea con gli obiettivi proposti dal pacchetto Fit For 55 dell’Unione europea per una quota del 40% di energie rinnovabili nel mix energetico complessivo entro il 2030 per l’UE nel suo insieme. Inoltre, il piano REPowerEU, introdotto nel maggio 2022, mira a ridurre la dipendenza dell’Unione europea dai combustibili fossili russi aumentando la quota di energie rinnovabili nel consumo finale lordo di energia dell’UE ad almeno il 45% entro il 2030. Il governo stima che l’uso delle energie rinnovabili dovrebbe crescere fino a quasi il 37% del consumo finale lordo di energia nel 2030 per essere in linea con gli obiettivi Fit For 55.

L’uso di energia rinnovabile in Italia è cresciuto nell’ultimo decennio. Tuttavia, la diffusione delle rinnovabili ha subito un rallentamento negli ultimi anni, poiché i generosi incentivi sono stati gradualmente eliminatiIl calo è dovuto anche alle lunghe procedure di autorizzazione, agli elevati oneri amministrativi e alla mancanza di disponibilità di terra. Sono in corso diverse riforme per accelerare l’adozione della tecnologia delle energie rinnovabili nell’elettricità, nei trasporti, nel riscaldamento e nel raffreddamento.

Ciò detto, la quota di rinnovabili nel consumo totale di energia finale è più che raddoppiato tra il 2005 e il 2020, passando dal 7% del 2005 al 16% del 2014, livello che è rimasto invariato fino al 2021. Il settore elettrico ha guidato la crescita delle rinnovabili, che è stata particolarmente rapida tra il 2010 e il 2013. 

Energia rinnovabile nel consumo totale di energia finale in Italia, 2005-2021

Fonte: IEA. L’uso di energia rinnovabile è cresciuto fino al 2014, ma da allora si è stabilizzato. Il rapido sviluppo dell’elettricità rinnovabile è stato il principale fattore alla base della rapida crescita dei primi anni 2010.

La bioenergia (biocarburanti solidi e liquidi per l’uso diretto e la produzione di energia elettrica) è la principale fonte di energia rinnovabile, coprendo il 55% del consumo totale di rinnovabili nel 2021. L’energia idroelettrica è la seconda fonte di energia rinnovabile, con produzione variabile in funzione delle variazioni di temperatura e disponibilità idrica. Ha rappresentato il 20% dell’uso di rinnovabili nel 2021, mentre nel 2022, anno eccezionalmente secco, la produzione idroelettrica potrebbe essere inferiore del 60% rispetto alle medie storiche, avverte l’IEA. 

Le fonti rinnovabili sono utilizzate principalmente nel settore edile, dove coprono un quarto del fabbisogno energetico, mentre rappresentano il 16% del consumo energetico industriale. La bioenergia è per lo più utilizzata direttamente come biomassa solida per il riscaldamento degli edifici e, in misura molto minore, per la combustione industriale. Le energie rinnovabili, in gran parte biocarburanti liquidi, coprono circa il 5% del consumo di energia nei trasporti. Il teleriscaldamento da fonti rinnovabili copre l’1% dei consumi energetici nell’industria e lo 0,3% negli edifici e il biogas copre solo lo 0,04% del consumo energetico totale in Italia.

Quota di rinnovabili per settore di utilizzo finale e fonte in Italia, 2021

Fonte: IEA. Le energie rinnovabili sono utilizzate principalmente negli edifici, in particolare come biomassa solida diretta. Il teleriscaldamento da fonti rinnovabili e biogas copre una quota trascurabile del consumo finale di energia.
 

Guardando alle rinnovabili legate al mercato elettricol’energia idroelettrica è stata tradizionalmente la principale fonte di elettricità rinnovabile in Italia. Nel 2021, ha rappresentato il 39% dell’elettricità rinnovabile e il 16% della produzione totale di energia. Il solare rappresenta il 22% dell’elettricità rinnovabile. La produzione di energia elettrica da fonte eolica, invece, è aumentata costantemente fino a raggiungere nel 2021 il 7,3% della produzione elettrica e il 18% di quella da fonti rinnovabili.

L’IEA osserva che esiste una notevole disparità nella produzione di elettricità da fonti rinnovabili tra le regioni. Le fonti non variabili (idro e bioenergia) sono molto più presenti nelle regioni settentrionali che nel sud del Paese. Al contrario, la maggior parte della capacità rinnovabile installata nelle regioni meridionali utilizza fonti variabili (solare ed eolico). In particolare, la capacità eolica è localizzata esclusivamente nelle regioni centro-meridionali del Paese. Tali disparità territoriali, unitamente alla concentrazione del carico elettrico nel nord del Paese, complicano la gestione dei flussi elettrici lungo la rete di trasmissione nazionale.

Meccanismi di sostegno finanziario all’elettricità da fonti rinnovabili

L’Italia ha implementato diversi strumenti per sostenere la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, tra cui il sostegno per l’elettricità prodotta, sovvenzioni e incentivi fiscali. Il GSE (Gestore dei servizi energetici) è responsabile della gestione e dell’erogazione degli incentivi. I regimi di tariffe di riacquisto e di premi di riacquisto sono stati i principali tipi di programmi di sostegno. 

Dal 2019 il meccanismo di incentivazione introdotto dal decreto FER1 rappresenta il principale regime di sostegno all’energia elettrica rinnovabile prodotta da tecnologie mature (fotovoltaico, eolico, idroelettrico, gas di fognatura). Gli altri incentivi in vigore da metà giugno 2022 includono lo schema di incentivi relativo alle comunità energetiche e all’autoconsumo e quello per le isole minori.

Il mercato elettrico in Italia

In Italia è il gas naturale a dominare la produzione di elettricità, coprendo il 50% della produzione totale nel 2021. Pertanto, la forte dipendenza del Paese dalle importazioni russe, unita alla volatilità dei mercati energetici globali, rappresenta un grave rischio per la sicurezza energetica dell’Italia. Inoltre, la riduzione delle importazioni di gas russo successive al conflitto può avere anche un altro effetto negativo, provocando un aumento delle emissioni di gas serra a breve e medio termine se aumenta l’uso del carbone per sostituire il gas naturale, avverte l’IEA. 

Allo stesso tempo, l’attuale crisi energetica può essere un’opportunità per accelerare la transizione verso un mix elettrico a basse emissioni di carbonio e la diffusione della generazione di energia elettrica rinnovabile, necessaria se l’Italia vuole raggiungere gli obiettivi rinnovabili del 2030, nonché la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050. Secondo l’IEA, sarà necessaria una nuova e considerevole capacità da fonti rinnovabili, principalmente solare ed eolica, per soddisfare la crescente domanda di elettricità dovuta alla prevista progressiva elettrificazione degli usi finali. 

Nell’analisi, l’IEA osserva che, sebbene il mix della produzione di elettricità in Italia sia cambiato a favore di gas naturale e rinnovabili, la produzione di elettricità è rimasta pressoché stabile dal 2005.  

Produzione di energia elettrica per fonte in Italia, 2005-2021

Fonte: IEA.

Per quanto riguarda il commercio nel mercato elettrico, l’IEA rileva che tra il 2010 e il 2021 le importazioni nette di energia elettrica hanno rappresentato in media il 14% della domanda elettrica nazionale italiana. Le importazioni di elettricità provengono principalmente da Svizzera (43% delle importazioni nette nel 2021), Francia (33%), Slovenia (12,6%) e Montenegro (7,4%). In alcune occasioni l’Italia esporta anche energia elettrica nei paesi vicini, a seconda delle condizioni di mercato.

Import ed export di energia elettrica in Italia, 2005-2021

Fonte: IEA. Le importazioni di energia elettrica provengono principalmente dalla Svizzera e dalla Francia e hanno coperto in media il 14% della domanda dal 2011 al 2021.
 

La rete di distribuzione elettrica ad alta tensione in Italia copre la penisola e la Sicilia ed è interconnessa alla rete della Sardegna tramite due collegamenti ad alta tensione in corrente continua. L’intera rete di trasmissione è di proprietà di Terna, di proprietà statale al 30%, che è responsabile dell’esercizio, della manutenzione e dello sviluppo della rete. 

A causa della struttura economica e geografica del Paese e delle debolezze strutturali della rete, il sistema elettrico italiano è basato su un approccio zonale sin dall’avvio del mercato elettrico nel 1999, osserva l’IEA. La quasi totalità della capacità di interconnessione dell’Italia con l’estero è localizzata al confine nord e la maggior parte del carico è concentrata anche nel nord del Paese. La lunga geografia della penisola determina strozzature tra le diverse aree del Paese, che rendono difficile l’ottimizzazione dei flussi elettrici, in particolare verso le isole e tra il nord e il sud dell’Italia. 

Mappa del sistema elettrico italiano

Fonte: IEA.

La rete di distribuzione è di proprietà di circa 140 gestori di sistemi di distribuzione. Tuttavia, quattro principali forniscono il 94% dell’elettricità. Si tratta di e-distribuzione (gruppo Enel, che distribuisce l’85% dei volumi totali), Unareti (gruppo A2A, 3,9%), Areti (gruppo Acea, 3,6%) e Ireti (gruppo Iren, 1,3%).

Raccomandazioni dell’IEA per l’Italia

A conclusione della sua analisi, date le debolezze riscontrate in Italia, l’IEA fa le seguenti raccomandazioni al governo italiano:

  • Rivedere il Piano Nazionale per l’Energia e il Clima, in linea con il calendario dell’Unione Europea, per rafforzare la sicurezza energetica, anche definendo un piano che consenta all’Italia di porre fine a qualsiasi dipendenza dai combustibili fossili russi, incorporando al contempo gli impegni assunti dal Paese nell’ambito del pacchetto Fit-for-55 dell’UE e il suo obiettivo di neutralità delle emissioni di carbonio per il 2050 e allineandosi alle più recenti proposte del piano REPowerEU;
  • Attuare politiche di riduzione del consumo di petrolio nei trasporti e promuovere l’uso di carburanti e veicoli alternativi, anche attraverso una tassazione preferenziale, per ridurre le emissioni di carbonio del settore dei trasporti;
  • Attuare rapidamente la riforma delle procedure di autorizzazione per i progetti di produzione di energia da fonti rinnovabili e per lo sviluppo delle reti, impegnarsi in modo proattivo con le comunità interessate, introdurre un sistema di incentivi per la tempestiva conformità da parte delle regioni sulla base di obiettivi concordati a livello di Conferenza Stato-Regioni a partire dal 2023. Migliorare inoltre la capacità di realizzazione a tutti i livelli di governo fornendo personale e assistenza tecnica adeguati;
  • Evitare misure non mirate, come gli sgravi fiscali, per affrontare la povertà energetica. Concentrarsi invece sull’aiuto ai consumatori vulnerabili e considerare la possibilità di combinare misure leggere di contenimento della domanda con campagne di sensibilizzazione per incoraggiare la riduzione del consumo di energia nel breve termine per ridurre le bollette dei consumatori;
  • Rivedere i regimi di detrazione fiscale per gli investimenti in efficienza energetica negli edifici per massimizzare i risparmi energetici per ogni euro speso. Garantire inoltre che i regimi di sostegno si rivolgano più specificamente alle famiglie a basso reddito e affrontino le barriere identificate per la loro partecipazione, tenendo conto dell’esperienza dei regimi di sostegno in corso in Italia.