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Energie rinnovabili

Crisi eolico offshore: Ørsted abbandona 2 progetti negli USA e crolla in borsa

Continuano le difficoltà per l’eolico offshore. Ørsted, la multinazionale danese leader nel settore delle energie rinnovabili, ha abbandonato due progetti negli Stati Uniti, Ocean Wind 1 e 2, a causa dei costi troppo alti. La società ha annunciato una svalutazione del portafoglio progetti pari a 28,4 miliardi di corone (circa 3,8 miliardi di euro) e il titolo è crollato in borsa del 26% mercoledì.

Ocean Wind 1 e 2 erano previsti al largo del New Jersey e promettevano di generare oltre 2 gigawatt di energia eolica. L’interruzione dei lavori è stata determinata dal rincaro dei costi dei materiali, dall’aumento dei tassi d’interesse e dalle difficoltà logistiche e di mano d’opera.

Le problematiche riscontrate dall’eolico offshore dal post pandemia e legate alla catena di approvvigionamento e all’inflazione, dunque, permangono e non riguardano solo gli USA. Proprio a fine agosto, per esempio, la svedese Vattenfall aveva abbandonato un progetto in Gran Bretagna a causa dell’incremento del 40% dei costi rispetto a quanto previsto e la settimana scorsa la società ha chiuso il terzo trimestre con una perdita operativa netta di 2,61 miliardi di corone svedesi (circa 221 milioni di euro).

Secondo quanto riportato dal Financial Times, l’ad di Ørsted Mads Nipper si è detto deluso per l’interruzione dei due progetti, ma non c’era altra scelta. Per far fronte alle difficoltà sta infatti adottando misure per sostenere la sua struttura di capitale, come la razionalizzazione del suo portafoglio.

Non si fermerà invece il progetto Revolution Wind che dovrebbe essere completato nel 2025. Gli Stati Uniti, che hanno lanciato nel 2022 Inflation Reduction Act per accelerare sulle rinnovabili e far fronte al cambiamento climatico, “hanno bisogno dell’eolico offshore per raggiungere la riduzione delle emissioni di carbonio” ha aggiunto infine Nipper.