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Dati BCG

Biodiversità: +40% profitti per ettaro con agricoltura rigenerativa

Con l’approvazione, lo scorso 27 febbraio, della legge europea sul ripristino della natura, numerose sono state le proteste degli agricoltori preoccupati dal calo dei profitti che l’entrata in vigore della norma potrebbe determinare. La nuova legge, infatti, chiede agli operatori dei settori agricolo, ittico e agro-alimentare di modificare il proprio modo di lavorare, favorendo pratiche rigenerative a scapito di quelle estensive. Tale transizione però, se è vero che potrà portare a una riduzione iniziale dei profitti fino al 50%, genererà poi un aumento dei profitti per ettaro di oltre il 40% nel medio periodo, rispetto a quelli attuali. È quanto stimato da dati BCG (Boston Consulting Group) che illustrano gli impatti economici per la filiera.

Il regolamento Nature restoration law, approvato dall’Europarlamento e parte degli impegni del Global Biodiversity Framework (GBF) sancito dalle Nazioni Unite nel 2022 a Montreal, arriva dopo un iter legislativo di oltre un anno e iniziato a giugno del 2022. Le motivazioni che hanno spinto le istituzioni UE sono ormai note e riguardano la necessità di un’azione immediata per far fronte agli impatti del cambiamento climatico sull’uomo, sulla biodiversità e sugli ecosistemi. In particolare, la nuova legge stabilisce l’obiettivo di ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE (da foreste, praterie e zone umide a fiumi, laghi e coralli) entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% degli ecosistemi entro il 2050.

La legge determina degli impatti economici, in particolare per le misure che alcuni operatori dovranno implementare al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati dalla norma. Come anticipato, infatti, imprese nei settori agricolo, ittico e agro-alimentare dovranno cambiare il proprio modo di operare lungo l’intera catena del valore, adottando pratiche rigenerative a scapito di quelle estensive, con uno stop di queste ultime che costerà caro, almeno inizialmente. I dati BCG stimano che in Europa i costi di transizione verso pratiche di agricoltura rigenerativa determinano un calo iniziale dei profitti fino al 50%, più che compensati, però, nel medio periodo con profitti per ettaro oltre al 40% superiori rispetto alle pratiche agricole convenzionali.

“La tutela della biodiversità in Europa è una sfida difficile, ma con impatti rilevanti per le aziende di ogni settore, poiché da essa dipende direttamente anche l’attività economica. Oltre il 50% del PIL mondiale dipende infatti direttamente o in parte dalla natura – pensiamo alla fornitura di materie prime, risorse idriche, impollinazione.” ha spiegato Fabio Favorido, Principal di BCG. “I costi iniziali della transizione verso pratiche agricole sostenibili si configurano come un investimento per le società così come per il pianeta, ma non solo: proteggere la natura è un modo “economico” per proteggere le persone da condizioni meteorologiche catastrofiche e uno strumento chiave per ridurre il riscaldamento globale.”

Anche la Commissione Europea conferma, infatti, il ritorno economico di politiche sostenibili, stimando che ogni euro investito nel ripristino dei terreni offrirebbe un rendimento compreso tra 8 euro e 38 euro.

Da dove si può cominciare per disegnare una strategia ecosostenibile?

Stime BCG del 2021 illustravano già gli impatti che la biodiversità può avere sul business e, grazie all’osservatorio privilegiato su aziende e clienti, la società ha condiviso una prospettiva aggiornata su come le imprese possano costruire una “cassetta degli attrezzi” per procede verso la transizione sostenibile.

Bisogna cominciare dalla misurazione dei propri impatti sugli ecosistemi naturali e delle dipendenze dai servizi offerti della natura, ampliando il focus a tutta la catena del valore. Essenziale poi adottare un approccio strategico alla valutazione di rischi e opportunità per supportare le decisioni di investimenti e finanziamenti. In questo contesto, il framework definito dalla Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD) con le raccomandazioni e le linee guida per la divulgazione dei dati sulle tematiche inerenti alla natura rappresenta una guida pratica per le aziende.

I dati scientifici sullo stato di salute della biodiversità in Europa dimostrano quanto l’attuale approccio non stia funzionando. Pertanto, si è reso necessario agire a livello legislativo e la EU nature restoration law ha l’obiettivo di ripristinare lo stato di degrado cui versano attualmente gli ecosistemi naturali. Questo porterà a una serie di benefici interconnessi, come la cattura delle emissioni di CO2, la maggiore protezione da calamità naturali dovute al cambiamento climatico, l’aumento della sicurezza alimentare, nonché una maggiore resilienza delle supply chain. Indirettamente, la normativa può avere impatti positivi sulla vita umana e la sua salvaguardia.

Inoltre, secondo quanto affermato da BCG, dottare una strategia a tutela della biodiversità porterebbe alle aziende anche altri benefici, tra cui, primo fra tutti, assicurare la resilienza del business, mitigando i rischi fisici dovuti al degrado degli ecosistemi naturali da cui dipendono le supply chain globali e rispondendo ai requisiti legislativi in tema di natura. Allo stesso tempo, porsi come leader della biodiversità permette di trarre vantaggio competitivo, accedendo a nuovi mercati di prodotti e servizi sostenibili e riducendo i costi attraverso catene di fornitura nature-based.