Capitale Naturale

Approvato il 5° Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia

È stato approvato in via definitiva il 5° Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale, il primo da quando la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi è entrata in Costituzione. Ad annunciarlo è il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), che lo ha trasmesso al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Il Rapporto, redatto dal Comitato per il Capitale Naturale, fornisce elementi da considerare nell’attuazione del Piano per la Transizione Ecologica, della Strategia Nazionale per la Biodiversità 2030, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e nell’azione di governance multilivello della Strategia Nazionale per Sviluppo Sostenibile. A tal proposito nel rapporto si richiama la necessità di agire in ottemperanza al principio del “non arrecare danno significativo (DNSH – Do No Significant Harm) e di massimizzare l’adozione di soluzioni basate sulla natura (NBS – Nature-Based Solutions).

La necessità di preservare e ripristinare il capitale naturale per garantire una ripresa duratura è riconosciuta dall’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile al 2030 e dal Green Deal europeo. Si tratta della base indispensabile per tutti i servizi ecosistemici essenziali allo sviluppo, al benessere, oltre che al contrasto e alla mitigazione dei cambiamenti climatici.

Il Comitato per il Capitale Naturale – composto tra gli altri da membri dell’ISPRA, di Enea, dell’Istat e del Cnr – ha pubblicato una sintesi del rapporto per veicolare in maniera efficace i messaggi chiave, con una particolare attenzione alle raccomandazioni da mettere in atto con maggiore impellenza, considerata la recente introduzione nella Costituzione dei principi di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi.

Le raccomandazioni

Nella quinta edizione del Rapporto sul Capitale Naturale, il Comitato di esperti ha stilato le seguenti raccomandazioni per migliorare lo stato del capitale naturale in Italia.

  • Integrare in un processo comune di coerenza delle politiche, guidato dalla Presidenza del Consiglio, tutte le strategie internazionali, comunitarie e nazionali sulla sostenibilità, rendendo gli attori attivi all’interno di una governance mainstreaming e offrendo una visione strategica di integrazione e interconnessione, per i temi settoriali che devono convergere tutti verso la dimensione della sostenibilità. In questo ambito, sottolinea il Comitato, occorre tenere conto dei lavori e delle raccomandazioni emersi dai rapporti annuali sullo Stato del Capitale naturale all’interno del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) e nella programmazione del Piano per la Transizione Ecologica (PTE);
  • Applicare concretamente e sistematicamente il principio del “Non arrecare danno significativo” (DNSH, Do No Significant Harm) insieme alle procedure di valutazione ambientale, per il perseguimento degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza secondo quanto indicato nella “Guida operativa per il rispetto del principio di non arrecare danno significativo all’ambiente” adottata con la circolare del 30 dicembre 2021 del Ministero dell’Economia;
  • Definire con urgenza una politica nazionale di diversificazione ed autonomia energetica sostenibile compatibile con la protezione e rigenerazione del capitale naturale, a fronte delle difficoltà e delle emergenze generate prima dalla ripresa post-pandemica e poi dal conflitto scaturito dall’aggressione russa all’Ucraina;
  • Promuovere l’accelerazione dell’economia circolare e della bioeconomia per la protezione e rigenerazione per la biodiversità e per ridurre la dipendenza estera verso le materie prime strategiche;
  • Ampliare l’estensione e il numero degli ecosistemi conservati, anche attraverso il ripristino o la libera evoluzione naturale (successioni ecologiche), secondo un Piano integrato di ripristino, conservazione e connessione delle aree naturali, affinché si disponga di una stima del fabbisogno nazionale, suddiviso per Regione, in termini ecologici (ettari, uso del suolo ed ecosistema potenziale) e monetari (esigenza finanziaria), corredato da un Piano di finanziamento per la biodiversità, per catalizzare, oltre ai fondi europei, anche altre fonti di finanziamento, pubblico e privato, e costituire un quadro trasparente, affidabile e monitorabile a disposizione dei decisori politici, degli investitori e degli altri stakeholder;
  • Impiegare una scrupolosa attenzione ai principi promossi dalla Strategia Nazionale del Verde Urbano e alle indicazioni contenute nel Piano di Forestazione per consentire di migliorare ulteriormente le prestazioni degli interventi di forestazione finanziati dal PNRR rispetto ai progetti sperimentali del Decreto Clima;
  • Capitalizzare gli investimenti legati alla forestazione urbana e periurbana che costituiscono una necessità di conoscenza scientifica e monitoraggio ambientale, in sinergia con la pianificazione urbanistica del verde. Per questo, secondo il Comitato, è necessario anche costituire una rete straordinaria eccezionale di aree permanenti di osservazione per la biodiversità arborea in ambiente urbano;
  • Capitalizzare le conoscenze emerse dal progetto di Lista Rossa degli Ecosistemi d’Italia per prioritizzare interventi di tutela e ripristino degli ecosistemi più a rischio nonché per la protezione dagli incendi boschivi in linea con l’obiettivo della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 e relativo in particolare alle foreste vetuste;
  • Prevedere investimenti mirati ad aumentare il ricorso alle NBS (Nature-Based Solutions) per quanto riguarda il PNRR e il suo aggiornamento e per le politiche attive sul territorio con azioni concrete di ripristino degli ecosistemi e, nello sviluppo delle filiere agroalimentari, secondo la Strategia Farm To Fork, con l’adozione di pratiche ecologiche e conservative (agro-ecologia, agricoltura biologica);
  • Regolamentare la destinazione immobiliare successiva alla bonifica dei siti orfani, affinché sia coerente con la preservazione del Capitale Naturale e con il recupero del suolo consumato;
  • Raggiungere gli obiettivi prioritari per l’Italia delle Strategie europee Farm to Fork, Biodiversità e Suolo, al fine di invertire la tendenza del Farmland Biodiversity Index (FBI) e degli altri indicatori ambientali, a partire dal Piano Strategico Nazionale della PAC con un’attenta e capillare formazione del mondo agricolo;
  • Favorire interventi di Restoration Ecology che abbiano la capacità di rispondere in modo sinergico, trasversale e coordinato a direttive diverse;
  • Vincolare la programmazione, la progettazione e il finanziamento delle infrastrutture grigie al rafforzamento e protezione delle infrastrutture verdi e blu, per creare nuovi elementi paesaggistici di connessione fisica e funzionale tra gli elementi ambientali esistenti e nell’ottica di designare corridoi ecologici protetti per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla Strategia per la Biodiversità al 2030;
  • Rafforzare il ruolo di biodiversità, servizi ecosistemici e capitale naturale tra i criteri della Tassonomia sugli investimenti e le attività sostenibili, nei Green Bond pubblici e privati, nella rendicontazione non-finanziaria delle imprese, nella gestione dei rischi ambientali, nell’applicazione del principio Do No Significant Harm (DNSH);
  • Rafforzare l’allineamento del sistema finanziario e produttivo italiano alla Tassonomia europea; creare tavoli di lavoro con il sistema bancario-finanziario, il sistema produttivo e la comunità scientifica al fine di delineare strategie e definire indicatori finanziari per il Capitale Naturale e la biodiversità (l’Osservatorio Italiano Finanza Sostenibile – OIFS – ne è un esempio);
  • Sostenere la diffusione degli strumenti di rendicontazione non-finanziaria e dei relativi indicatori, per una valutazione trasparente ed efficace dell’uso delle risorse naturali da parte del sistema economico;
  • Collegare e rendere più dettagliate e trasparenti le banche dati esistenti sulla spesa per l’ambiente, anche investendo in risorse umane, per rafforzare la capacità di valutazione dell’impatto della spesa pubblica su biodiversità, ecosistemi e capitale naturale;
  • Garantire al Sistema Statistico Nazionale le risorse per i necessari e non più prorogabili investimenti nella filiera della Contabilità Ambientale, dallo sviluppo delle basi di dati elementari, alle capacità di elaborazione e alla diffusione dei conti;
  • Adeguare la spesa pubblica nazionale alle improrogabili sfide locali e globali, al contempo migliorandone le caratteristiche di efficienza, efficacia ed economicità;
  • Dare seguito all’invito della Commissione europea di aumentare la programmazione delle risorse finanziarie per la biodiversità all’interno degli Accordi di partenariato e dei programmi in corso di definizione per il ciclo 2021-2027. L’Accordo di Partenariato dovrà inoltre assicurare la complementarietà e la sinergia con gli altri strumenti e programmi, primo fra tutti il Piano Strategico per la Politica Agricola Comune 2023-2027 e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR);
  • Eliminare, ridurre gradualmente o riformare i sussidi dannosi per la biodiversità, progressivamente ma in tempi certi, e adeguare il sistema fiscale integrando il valore di biodiversità, ecosistemi e capitale naturale;
  • Aiutare a raggiungere i target del Green Deal legati alla capacità di sequestro di Carbonio degli ecosistemi e alla conservazione della biodiversità incentivando anche forme di scambio dei crediti di carbonio volte a favorire la riduzione delle emissioni di anidride carbonica;
  • Creare nella società civile una maggiore consapevolezza sul ruolo della ricerca scientifica e di ogni singolo cittadino per la conservazione della biodiversità.