Cos'è la Carne Sintetica | ESG News

Approfondimento

Carne sintetica: il futuro dell’alimentazione?

Ci sembra doveroso fare subito una premessa. Usare l’aggettivo “sintetica” per descrivere la carne coltivata, cosa che si sente fare piuttosto spesso, è sbagliato. Non si tratta infatti di qualcosa di “artificiale”, ma di un prodotto che si ottiene a tutti gli effetti a partire dalle cellule animali. Perché, allora, ci sono così tante controversie legate alla sua possibile diffusione? Vale la pena investirci, quali sono benefici e svantaggi? Cerchiamo di approfondire la questione, guardando anche agli sviluppi a livello internazionale e alla posizione del governo italiano, contrario all’idea che sulle tavole dei cittadini possano finire “alimenti creati in laboratorio”.

Che cos’è la carne sintetica e come viene prodotta

Come anticipato, la carne sintetica è carne vera e propria, solo che viene prodotta in laboratorio. Il processo produttivo richiede il prelievo di cellule staminali da un animale vivo e sano che vengono poi “coltivate” – in altre parole, fatte proliferare – in un bioreattore, alimentandole con una miscela di nutrienti. Il termine “bioreattore” può far pensare a qualcosa di strano, ma fa semplicemente riferimento a un apparecchio in grado di fornire un ambiente adeguato allo sviluppo di reazioni biologiche. Persino le botti che servono per la fermentazione del mosto sono, di fatto, dei bioreattori. E anche la produzione della birra e dello yogurt, come quella di tutti gli alimenti fermentati, necessita di procedimenti simili.

Differenze rispetto alla carne tradizionale

Il prelievo delle cellule, generalmente effettuato tramite biopsia, non è doloroso per gli animali. A differenza della carne tradizionale, quella coltivata non richiede la loro macellazione, e nemmeno il ricorso all’allevamento intensivo: alcune cellule possono arrivare a riprodursi anche 30-50 volte prima che sia necessaria una nuova biopsia. I bioreattori, infine, consumano meno suolo rispetto alle stalle.

Vantaggi e svantaggi della carne sintetica

Benefici ambientali ed etici

Un problema, tuttavia, c’è: produrre carne coltivata è dispendioso dal punto di vista energetico. L’impatto, però, può essere notevolmente ridotto grazie all’impiego di energia prodotta unicamente a partire da fonti rinnovabili. Uno studio del centro di ricerca indipendente Ce Delft, certificato dall’Unione europea, sostiene poi che, rispetto alla carne tradizionale, quella coltivata potrebbe tagliare il consumo di acqua del 78 per cento e quello di suolo del 95 per cento, riducendo così anche il rischio di deforestazione. Guardiamo poi alle emissioni di gas serra. Secondo quanto riportato da LAV, produrre un chilo di carne bovina comporta l’emissione di 30 kg di CO2 eq., mentre produrre un chilo di carne sintetica ne genera solamente 8,5. Gli allevamenti, oltre a generare liquami, emettono anche una percentuale significativa di metano che, anche se ha una permanenza nell’atmosfera inferiore, ha un impatto climalterante 85 volte superiore a quello dell’anidride carbonica in un periodo di vent’anni. Costringere gli animali a convivere in spazi molti ristretti, oltre a potere creare sofferenza nell’animale, può facilitare la trasmissione di malattie zoonotiche. Ricordiamo, infine, che la macellazione rappresenta soltanto l’ultimo passaggio di una catena produttiva che, per gli animali allevati a scopo alimentare, deve tenere in considerazione anche la fase di trasporto e l’allevamento stesso.

Preoccupazioni sulla sicurezza alimentare

“Dal punto di vista della sicurezza alimentare, il consumo di carne coltivata non rappresenta un rischio per la salute umana”. È quanto si legge sul magazine della Fondazione Umberto Veronesi. La carne sintetica non è ancora presente sul mercato europeo, ma è considerata un novel food: per poter essere approvata, dovrà quindi sottostare a rigidi controlli e normative. Le etichette dei prodotti alimentari, nell’Unione europea, devono comunque fornire informazioni essenziali per consentire ai consumatori di scegliere con consapevolezza gli alimenti che decidono di acquistare. A preoccupare alcuni di loro è il fatto che la carne sintetica non sia prodotta in modo “naturale”, un po’ come gli organismi geneticamente modificati, ma se ci pensiamo bene l’allevamento intensivo non ha molto di naturale, come ricorda di nuovo la Fondazione Veronesi. Un rapporto della FAO e dell’OMS, infine, mette in luce come, “sebbene la produzione alimentare basata sulle cellule sia nuova, i metodi per garantirne la sicurezza possono essere abbastanza simili a quelli utilizzati per altre forme di prodotti agricoli”.

Carne sintetica in Italia: legislazione e controversie

Leggi e sanzioni sulla carne sintetica

Il Senato italiano, il 19 luglio 2023, ha approvato il disegno di legge presentato dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che vieta la produzione e la vendita di carne sintetica, nonché l’utilizzo di termini come “burger” e “cotoletta” per i prodotti a base vegetale. Il 16 novembre anche la Camera ha dato il via libera al provvedimento con 159 voti favorevoli, 53 contrari e 34 astensioni. La nuova legge 1 dicembre 2023, n. 172 è poi stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Per i trasgressori, sono previste sanzioni pecuniarie da un minimo di 10mila fino a un massimo di 60mila euro (o del 10 per cento del fatturato totale annuo).

Reazioni del settore agricolo e dell’opinione pubblica

L’approvazione del DDL è stata accolta con entusiasmo da Coldiretti che, nel novembre 2022, aveva lanciato una petizione per chiedere di fermare quella che riteneva “una deriva pericolosa per l’agricoltura italiana e per la salute dei cittadini”. Confagricoltura, pur ritenendo che “la ricerca e il progresso delle innovazioni siano strumenti utili al servizio degli agricoltori”, sostiene che sia importante tutelare “le eccellenze agroalimentari italiane”. Simile l’opinione di Slow Food Italia: “Il problema di un’eccessiva produzione di carne non si risolve passando dagli allevamenti intensivi ai laboratori, ma si affronta analizzando con onestà il modello che ha originato questa distorsione e intervenendo per modificarlo radicalmente”. Completamente opposto il parere di un’organizzazione come Essere Animali, che interpreta il voto del governo come “un chiaro sostegno all’industria della carne”, che impedisce a cittadine e cittadini di scegliere “cosa possono e non possono mangiare”, oltre a “rendere impossibile lo sviluppo di aziende italiane in un settore potenzialmente in grande crescita, capace di creare posti di lavoro e indotto economico”. E i consumatori? La metà dei partecipanti a un sondaggio di Eurogroup for Animals ha dichiarato che assaggerebbe la carne sintetica, e in Italia questo dato sale a tre persone su cinque. Tra i motivi principali, la volontà di ridurre l’impatto ambientale e il numero di animali allevati e macellati per la produzione “tradizionale” di carne.

Prospettive future della carne sintetica

In Italia

La legislazione italiana sulla carne sintetica è stata notificata alla Commissione europea e inserita nel database TRIS, che raccoglie le norme tecniche con potenziali effetti sul mercato interno. La Commissione avrà tempo almeno fino al 4 marzo 2024 per valutarne la compatibilità con il diritto comunitario. È infatti necessario specificare che, se il consumo di carne coltivata sarà sdoganato sul territorio europeo, il provvedimento italiano non avrà modo di vietarne la commercializzazione, a causa del principio di libera circolazione delle merci tra gli Stati membri.

Nel resto del mondo

Nel mese di gennaio, il governo di Israele ha dato il via libera alla vendita dei prodotti della startup Aleph Farms, divenendo così il primo Paese al mondo a legalizzare la vendita di carne coltivata da cellule bovine. Finora, era stata autorizzata negli Stati Uniti e a Singapore quella realizzata a partire dalle cellule dei polli. Quello che sappiamo con certezza è che anche l’industria agroalimentare, come tutti gli altri settori dell’economia, è chiamata a rivoluzionarsi per contribuire alla transizione ecologica. E la carne coltivata, sulla base del principio della neutralità tecnologica, potrebbe ritagliarsi un ruolo in tal senso.