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L'opinione di Gabriela Herculano di HANetf

I risultati della COP28 e l’annunciato taglio del tassi dalla FED

Con un giorno di ritardo è stato approvato il testo finale del vertice COP28 e la tanto criticata leadership dell’evento da parte dell’amministratore delegato di Adnoc degli Emirati Arabi Uniti (l’undicesimo produttore mondiale di petrolio e gas) si è rivelata fondamentale. Per la prima volta nella storia delle Conferenze delle Parti, si è fatto esplicito riferimento ad una transizione dai combustibili fossili e dopo un lungo dibattito sull’abbandono o la riduzione, l’accordo è stato quello di allontanarsi da queste fonti energetiche inquinanti. Quasi tutti i Paesi del mondo si sono impegnati nella transizione dal carbone, dal gas naturale e dal petrolio; inoltre, si è parlato di un primo “inventario globale” in cui verranno riportate le misurazioni e l’analisi della situazione attuale per determinare a che punto si trova ogni Paese in termini di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, in modo da poter identificare le lacune nell’attuazione e le possibili soluzioni.

Le energie rinnovabili escono da questa conferenza come l’indiscusso vincitore: all’inizio della conferenza, ben 118 Paesi hanno firmato un impegno per accelerare gli investimenti nelle rinnovabili. Più precisamente, i Paesi si sono impegnati a triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 (ad almeno 11.000 GW). Gli Stati Uniti si sono impegnati, insieme ad altri 56 Paesi, ad eliminare gradualmente le centrali elettriche a carbone.

Un altro risultato di questa COP è stata la coalizione di 50 grandi produttori di petrolio e gas che si sono impegnati a ridurre le emissioni di metano (un gas 84 volte più dannoso della CO2 che spesso fuoriesce durante la produzione di combustibili fossili) per ridurre le emissioni di metano dall’80% al 90% entro la fine del decennio. In caso di successo, questo sarebbe un modo efficace per aumentare le possibilità di dimezzare le emissioni globali entro il 2030.

Dall’altra parte dell’Atlantico, anche la Fed statunitense ha dato indicazioni su un elemento chiave per l’accelerazione della transizione: nell’ultima riunione dell’anno del Federal Open Market Committee (FOMC) statunitense, il Presidente Powell ha mantenuto invariati i tassi di interesse, come si aspettavano i mercati, ma soprattutto ha indicato che prevede tre tagli dei tassi di interesse nel 2024, riducendoli di 75 punti base. Osservando la crescente pressione sui prezzi delle azioni dei player delle energie rinnovabili, ma più in generale delle società coinvolte nelle attività green, è evidente che l’accelerazione della transizione energetica trarrà grande vantaggio da un contesto di tassi d’interesse più bassi.  

La mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico sono problemi infrastrutturali: I problemi infrastrutturali si risolvono con gli investimenti. Per questo abbiamo bisogno di chiarezza sulla direzione di marcia e sia l’impegno globale ad abbandonare i combustibili fossili. I due eventi che si sono verificati nello stesso giorno sono punti di svolta nello sforzo di accelerare l’adozione delle numerose soluzioni di decarbonizzazione, oggi fondamentali per la nostra economia.