In un’epoca in cui la sostenibilità pervade ogni settore, la moda e l’industria tessile non possono restare indietro. Gli attivisti ambientali spingono per un futuro fatto di sole fibre organiche, ma ciò è davvero possibile? Per RadiciGroup, azienda attiva nel settore chimico e tessile, la risposta è che la sostenibilità può essere ricercata anche attraverso l’utilizzo, non solo di fibre organiche, ma di filati sintetici derivanti da un processo di lavorazione sostenibile. Secondo il gruppo industriale bergamasco, infatti, grazie all’innovazione tecnologica in atto, ormai, anche i materiali sintetici (come il nylon) possono essere considerati sostenibili.
Durante il Sustainability Phygital Expo, unico evento italiano dedicato alla transizione sostenibile nel settore moda e design organizzato dalla Sustainable Fashion Innovation Society, Chiara Ferraris, direttrice delle relazioni istituzionali del gruppo, ha rivelato come l’azienda stia tracciando un percorso ambizioso verso la sostenibilità, per proporre al mercato materiali (sintetici) rinnovati all’insegna della sostenibilità che possano contribuire a un settore del tessile rispettoso dell’ambiente e del Pianeta, insieme alle fibre organiche.
RadiciGroup è una realtà nata nella zona bergamasca, ma oggi conta sedi in tutto il mondo – dagli Stati Uniti, alla Cina, all’India – al fine di proseguire nel suo intento di garantire una vicinanza fisica ai mercati in cui opera. I dipendenti sono oltre 3.000, si cui 1.500 in Italia.
Indice
Da Radici InNova a Chill-fit, l’innovazione per RadiciGroup
Sebbene per alcuni il nome RadiciGroup possa essere ignoto, i prodotti dell’azienda toccano la vita quotidiana di ognuno. “Invisibile” eppure “essenziale”, il gruppo rappresenta una colonna portante nell’ambito della produzione di materiali innovativi e sostenibili. Nel dettaglio, come spiega Chiara Ferraris, l’azienda è integrata nella filiera della poliammide, meglio conosciuta come nylon. “Produciamo i primi componenti della filiera in Italia, utilizzati per realizzare materiali con origini diversificate: abbiamo ancora una parte legata a fonti fossili, ma si allarga sempre di più quella proveniente da fonti biobased e riciclate. Questi materiali, lavorati in impianti a basso impatto ambientale, danno vita a filati in nylon e tecnopolimeri, elementi cruciali per numerosi settori, tra cui l’abbigliamento e l’automotive”, afferma Ferraris, sottolineando come l’utilizzo di materiali sintetici non significhi automaticamente che non possano essere sostenibili.
Un pilastro fondamentale della strategia di RadiciGroup è l’innovazione, perseguita attraverso Radici InNova, società per la Ricerca e l’Innovazione del gruppo bergamasco. Si tratta di un’entità che collabora con università e altri enti per sviluppare soluzioni avanzate, come il nuovo filato Chill-fit, che offre freschezza immediata, traspirabilità e resistenza ai raggi UV, prolungando allo stesso tempo la durata dei capi.
I tre pilastri della strategia di sostenibilità di RadiciGroup
Essere sostenibili per RadiciGroup significa lavorare su tre “enabler” (abilitatori) di questo processo: la tracciabilità, l’innovazione e la misurazione.
Per quanto riguarda il primo, l’azienda ha sviluppato un nuovo sistema che consente di avere una tracciabilità sia fisica che digitale dei materiali, utilizzando “un polimero e un tracciante” che assicurano la trasparenza e l’autenticità dei prodotti, che hanno però effetti benefici anche sul tema del riciclo. “Il tessile genera tanti scarti e per gestirli bene dobbiamo partire con adeguate logiche di ecodesign. Il nostro materiale, il nylon, è un capo termoplastico e quindi per sua natura riciclabile, tramite il riciclo termomeccanico. Il problema è che a volte non sappiamo gli elementi che compongono quel capo. Con un sistema di tracciabilità virtuoso, invece, è essere possibile sapere che quel capo ha vissuto un percorso sostenibile”, spiega Ferraris.
Rispetto al tema dell’innovazione, invece, RadiciGroup ha realizzato il già citato Chill-fit, il nuovo filato che, grazie alla sua composizione traspirabile, garantisce un benessere immediato quando lo si indossa. L’idea è che possa anche comporre capi che si possono utilizzare in più occasioni, versatili e per questo, contro l’eccessivo consumo e scarto nel settore dell’abbigliamento.
Per quanto concerne la misurazione, infine, la società misura la carbon footprint di ciascun capo, per misurare il suo impatto ambientale. “Quando si parla di sostenibilità è importante dare numeri. In RadiciGroup utilizziamo il Life Cycle Assessment (LCA) per misurare l’impatto dei nostri prodotti considerando elementi quali l’utilizzo del suolo, il consumo di energia, il consumo di acqua, le emissioni GHG, la generazione di rifiuti. Oggi più del 50% dei nostri prodotti ha un LCA misurato e giungeremo a breve al 70%”, sottolinea Ferraris. La misurazione, però, non riguarda solo i capi, ma anche gli impianti di produzione: “Oggi rispetto al 2011 abbiamo diminuito di oltre il 70% le emissioni dei nostri impianti”.
La sfilata
Durante la “sfilata narrata”, svolta nella serata di martedì 4 giugno nel suggestivo complesso archeologico del Museo dei Fori imperiali, RadiciGroup ha presentato infatti un outfit stiloso, versatile e durevole, capace di adattarsi a situazioni in continua evoluzione. Si tratta di una jumpsuit realizzata in Radilon Chill-fit. Data la sua estrema comodità, la jumpsuit indossata di giorno può trasformarsi rapidamente nella “base” di un outfit adatto a eleganti appuntamenti serali, tramite l’aggiunta di un kimono-dress, realizzato a sua volta in nylon, per garantire una completa riciclabilità futura. L’outfit è il frutto della collaborazione tra RadiciGroup e la talentuosa stilista Anita Bertini, giovane designer del POLI.Design (realtà di riferimento a livello internazionale per la formazione post-laurea del Politecnico di Milano): obiettivo è proporre un guardaroba composto da capi essenziali, duraturi e riciclabili, che offrono infinite possibilità di abbinamento senza mai compromettere lo stile personale e l’impegno per un mondo migliore. A questo progetto hanno collaborato, come partner tecnici, due aziende del panorama tessile italiano: Calzificio Argopi per la realizzazione della jumpsuit ed Erco Pizzi per il tessuto del kimono-dress.